Zineb Mekouar / Marocco in bilico tra passato e futuro

Zineb Mekouar, Il passaporto verde, tr. Giuseppe Maugeri, Nord, pp. 288, euro 18,00 stampa, euro 9,99 epub

Il romanzo d’esordio di Zineb Mekouar è una lettura importante per essere trascinati nel vortice della realtà sociale e culturale del Marocco. Adocchiato dalla critica letteraria francese fino a farlo entrare tra i finalisti del Premio Goncourt “du premier roman”, Il passaporto verde racconta di uno stato diviso tra modernità e tradizione. Passato e futuro si trovano entrambi dietro gli angoli delle strade di Casablanca – abbracciare l’uno o l’altro dipende da dove si è cresciuti, da che tipo di istruzione si ha avuto, se si ha avuto la possibilità di viaggiare all’estero. L’autrice ci racconta una storia d’amicizia al femminile divisa dalla società e dalla Storia. Chi meglio di qualcuno nato in Marocco e naturalizzato francese per raccontarci del bisogno di riscatto di chi sogna il passaporto bordeaux e l’Europa?

Kenza e Fatiha sono due amiche nate e cresciute in Marocco, dove è la nascita a decidere il proprio posto nel paese – e che tipo di vita si è destinati a sognare. Kenza è la nipote di Abbas Chérif Falani, uomo austero che vive ancora pensando ai suoi giorni di gloria come servitore del re, lavoro che gli ha portato una posizione di tutto rispetto nell’alta borghesia di Casablanca. In un piano “inferiore” si trova intrappolata Fatiha, la figlia della domestica nella casa Chérif Falani. Kenza e Fatiha fanno amicizia perché, come è naturale, quando si è giovani le differenze di classe non contano, arrivano quasi ad annullarsi nelle mani intrecciate di due bambine che si addormentano assieme per scacciare la paura del buio.

Kenza sogna di ottenere il passaporto bordeaux – sogna, cioè, di diventare cittadina europea. Cresciuta da sempre in una commistione di lingua araba e francese, e quindi di due culture diverse, Kenza frequenta l’università a Parigi, dove studia Scienze Politiche, dopo essersi diplomata alla scuola superiore francese in Marocco. A Parigi, tuttavia, si scontra con il mondo esterno, con i pregiudizi, con i termini dispregiativi per le persone di origine magrebina, con una modernità che avanza. Lei da che parte sta? Con il Marocco mussulmano più tradizionalista o con quello più giovane, più modernizzatore? Kenza non vorrebbe scegliere. La Storia la insegue finché il governo francese non decide per lei: viene messa una fine al suo permesso di soggiorno da studentessa per rimanere in Francia a lavorare; non le rimarrà che tornare, svuotata, a Casablanca.

Fatiha, al contrario, a Casablanca ci è sempre rimasta, sognando a occhi aperti un futuro fuori dai confini marocchini – futuro negato a quelli che come lei si ritrovano in una mobilità sociale stagnante. Fatiha cresce a suon di lezioni alla scuola araba, seguendo il sistema pubblico marocchino. Quando la sua domanda alla scuola di medicina viene respinta – per intercessione di terze parti, non per sue lacune scolastiche – Fatiha decide di diventare infermiera. Mentre il suo sogno di evasione si spegne piano piano, rimane incinta di un uomo che l’ha corrotta con promesse vuote. Disperata, Fatiha ricorre all’aborto clandestino – poiché l’aborto è considerato un reato nella società marocchina – rischiando la sua stessa vita.

Sotto la storia di Kenza e Fatiha scorre, inevitabile, il fiume del cambiamento storico di un paese che si trova a un bivio: passato da un lato, futuro dall’altro. Se con il nonno di Kenza, Abbas Chérif Falani, sentiamo ancora forte il legame con la monarchia, con la generazione di Kenza e Fatiha ci avviciniamo ad avvenimenti più attuali. Attentati terroristici, giovani che si fanno esplodere in nome di un Islam “che è soltanto la vernice”, dice Abbas, perché “i terroristi islamisti sono il prodotto della guerra e d’interessi politico-finanziari”. Si parla di Mudawwana, il codice marocchino del diritto di famiglia, modernizzato per favorire più libertà alle donne. Si parla del divieto di occultamento del volto nei luoghi pubblici indossando il burqa. Si parla del Ramadan percepito come “forzato” – è obbligatorio, per legge, per tutti i mussulmani marocchini attenersi al digiuno – e di come vengano percepiti coloro che in Marocco, di ritorno dall’estero, non lo seguono. Si parla delle leggi francesi dirette a limitare la migrazione di giovani stranieri, colpendo soprattutto marocchini e algerini. Si parla di attualità, si parla del presente.