Prosegue l’opera di ristampa del catalogo di William Somerset Maugham presso Adelphi, editore attento a questo e altri grandi autori del Novecento meritevoli di riscoperta da parte del pubblico italiano. In questo caso la traduzione è di Paola Faini e risale al 1995, quando Il Mago fu pubblicato da Newton Compton nel 1995, seguendo le edizioni di Corbaccio, Mondadori, Bietti, fino a Dauliana, nel 1928.
Somerset Maugham è stato uno dei principali scrittori inglesi nella prima metà del Novecento, anche se non ha mai conosciuto una grande fama né le lodi della critica ufficiale. Nello stesso periodo iniziavano a pubblicare scrittori altri, ovvero una nutrita schiera di letterati lontani dalle tematiche di Somerset Maugham e più vicini al sentimento prevalente del Ventesimo Secolo. Impossibile non citare i vari Hemingway, Faulkner, Steinbeck, Mann, Hesse, Gide, le cui tematiche, per quanto impossibili da riassumere in un insieme di termini, sono differenti rispetto al romanticismo (vero o presunto) che ammanta molte opere del Nostro. Ciononostante, l’opera di Maugham riporta casi conclamati di ottimo livello, partendo da Schiavo d’Amore (1915; Adelphi, 2007) e passando da Il Filo del Rasoio (1944; Adelphi, 2009) a La Diva Julia (1937; Adelphi, 2000).
Il mago si inserisce nel corpus delle opere iniziali di Maugham, pubblicato nel 1908 e successivamente trasposto al cinema nel 1926 . La storia segue un episodio autobiografico dell’autore che più tardi, circa cinquant’anni dopo, battezzerà il libro come un frammento autobiografico.
Il mago si avvicina ad altre opere di Maugham per il suo continuo ricorso al triangolo amoroso, in questo caso duplice. Un elemento di discontinuità è rappresentato dalla sfera magica che appare in più punti della narrazione, una sorta di molteplice epifania tra i vari personaggi. Nella vicenda è centrale Oliver Haddo, il mago, con la figura modellata su Aleister Crowley, conosciuto da Maugham a Parigi prima della stesura del libro e personalmente toccato dal racconto tanto da recensire il libro su Vanity Fair nel dicembre del 1908. La figura di Haddo è tanto ampia quanto pessima in ogni dettaglio: corpulento e ben più che obeso, schiavo dei vizi della gola, ammaliatore e affabulatore in ogni conversazione, vendicativo, manipolatore, scaltro e furbo tanto da rappresentare un pericolo per Arthur Burdon, chirurgo inglese e ben adeso al mondo terrestre che si fa beffe delle parole di Haddo. Burdon sta per sposarsi con Margaret, giovane affascinante di buona famiglia che lentamente rimane irretita dalle parole e opere di Haddo. Danno manforte alla scena Susie, amica di Margaret e innamorata di Burdon, e il dottor Porhoët, esperto di occulto tanto da poter rappresentare la nemesi di Haddo.
L’elemento magico va a innestarsi su una trama classica andando a costruire un nuovo livello di realtà, una realtà distante dalle vite dei personaggi e per questo esecrabile e ansiogena. Ciononostante, la potenza di Haddo è innegabile e va a punire le scelte di Burdon e Margaret, eclissando il roseo futuro auspicato dal resto del mondo. La prosa di Maugham è come sempre scorrevole e attenta, così come la traduzione adatta a un pubblico odierno, distante oltre un secolo dalla prima stesura del romanzo. Possiamo considerare Il mago come un prezioso documento dei modi di allora, dei rapporti di coppia e in società, delle amicizie di penna e degli onnipresenti lunghi viaggi in treno. Va probabilmente inteso come un divertissement anche da parte dell’Autore, nonostante non abbia punti deboli o difetti contestabili.