William Milligam Sloane III (1906-1974), laureato nella prestigiosa Università di Princeton nel 1929, è stato professionalmente soprattutto direttore editoriale per varie case editrici di cui una propria, la William Sloane Associates, ma, come scrittore, ha lasciato, oltre una manciata di racconti e alcuni testi drammaturgici, tutti di argomento fantastico, due romanzi decisamente fuori del comune. Si tratta di To Walk the Night (1937), la cui traduzione Adelphi ha appena pubblicato, e The Edge of Running Water (1939), che seguirà prossimamente.
Entrambi i testi – il secondo dei quali ispirò nel 1941 The Devil Commands, diretto da Edward Dmytryk, il classico film horror a basso budget interpretato da Boris Karloff, reduce dai successi del suo Frankenstein – pur appartenendo indubbiamente al genere fantastico, sono assolutamente indefinibili e non etichettabili: un crossover estroso e geniale tra fantascienza, horror e poliziesco. Ma, oltre alle difficoltà evidenti di catalogare le sue storie in un genere preciso, quello che evita soprattutto a Sloane il rischio di venire incluso nel crogiolo della narrativa Pulp1 è la qualità estremamente alta dello stile, la brillantezza dei dialoghi, l’eleganza del lessico: una sofisticazione letteraria abissalmente remota da ogni semplificazione di marca feuilleton.
Attraverso la notte, per esempio, riprende abilmente temi e figure da innumerevoli generi, li mescola e li contamina adattandoli a situazioni e problematiche assai più profonde degli artifici volti al puro intrattenimento. Così la femme fatale protagonista, bellissima e micidiale, viene dal noir; il delitto insolubile e l’inchiesta tortuosa, dal mystery; l’atmosfera di minaccia sovrannaturale e i particolari macabri, dall’horror; il senso metafisico di estraneità extraterrestre e l’idea di invasione/possessione aliena, dalla science-fiction. Come giustamente fa notare Stephen King nell’introduzione al volume: “A un certo punto capiamo che il mistero non ha una spiegazione razionale in senso stretto, e ciò conferisce alle vicende narrate una complessità che nessun romanzo di Agatha Christie potrà mai toccare. Attraverso la notte deve molto più a Charles Fort (Il libro dei dannati, Super poteri e Lo!) che agli scrittori di mystery e horror suoi contemporanei”.
Charles Fort (1874-1932), citato da King, era un saggista, studioso e catalogatore parascientifico di fenomeni anomali e inspiegabili, che nella sua critica spesso umoristica e sarcastica al paradigma razionalista è stato considerato da alcuni, per certi aspetti, un anticipatore dell’epistemologia di Thomas Kuhn o di Paul Feyerabend. Alcune tipiche battute di Fort sono assai poco rassicuranti: “La Terra è una fattoria. Siamo proprietà di qualcun altro”, oppure “Se esiste una mente universale, deve essere sana?”. È innegabile il suo influsso, seppur indiretto, sulla narrativa di Sloane: la percezione di un altrove, impenetrabile quanto alle cause, eppure assolutamente attivo ed efficiente nei suoi evidenti effetti sulla realtà. Un senso metafisico di intrusione che, nella sua indeterminatezza ambigua, genera uno dei personaggi alieni ed extraterrestri più convincenti e affascinanti di tutta la letteratura fantastica. Qualcosa di indecifrabile secondo i nostri canoni – compresi quelli morali – non necessariamente maligno, anzi capace a suo modo di innamorarsi e di commuoversi leggendo nella fiaba di Andersen La Sirenetta un destino analogo al proprio, ma che persegue inderogabilmente e, se necessario, spietatamente fini del tutto estranei a quelli umani.
In un vivido ambiente upper class newyorkese, fatto di case ben arredate, famiglie di alto profilo intellettuale e campus di università esclusive con tanto di accesi match di football tra squadre scolastiche rivali, che Sloane conosceva assai bene e che sa descrivere con realismo e ironico affetto, si dipana una vicenda “tragicamente illogica e inspiegabile”, una love-story terrorizzante eppure non per questo meno love-story, perché “alcune esperienze sono estranee alla vita di tutti i giorni”. Non è un caso che fra i maggiori estimatori di questo romanzo ci fosse Robert Bloch, l’autore del best seller Psycho, da cui Hitchcock trasse il suo classico omonimo, capostipite di tutto il cinema horror moderno.
E infatti in un’altra cosa Stephen King ha ragione in pieno. Quando afferma che i due romanzi di Sloane (questo e l’altro già annunciato da Adelphi) devono essere letti al calare delle tenebre, possibilmente in autunno, mentre magari fuori infuria il temporale, e che terranno sveglio il lettore per tutta la notte, riga dopo riga, pagina dopo pagina, incatenandolo al libro fino alla conclusione, fosse pure all’alba successiva. Provare per credere.
1Racconti sensazionalistici per le riviste da edicola, stampate su carta da poco prezzo e rivolte a un pubblico popolare, a quei tempi molto in voga negli Stati Uniti e suddivise rigorosamente per generi: le più famose, ad esempio, Weird Tales per l’horror (da cui Lovecraft o Howard), Astounding Stories per la fantascienza (da cui Asimov, Van Vogt, o Heinlein), Black Mask per il poliziesco (da cui Hammett o Chandler), e decine di altre, dedicate alle avventure di cappa e spada o al Western, alle storie romantiche o sportive o di guerra, ecc.