Ci sono persone che hanno dato al proprio figlio il nome di un personaggio di Mino Milani. Io ne conosco uno, di questi figli: si chiama Efrem, come il “ragazzo di ventura” del fortunatissimo libro pubblicato nel 1973, ancora oggi in catalogo per Mursia. Fatti come questo suggeriscono che Mino Milani è stato molto più di un nome su una copertina. Gianni Rodari lo apprezzava tanto da dichiarare pubblicamente la sua ammirazione. In un articolo apparso nel 1971 su La via migliore, scrisse:
“Mi sento domandare abbastanza spesso: – Perché non c’è più un Salgari? – Perché non c’è più un Verne? Perché non ci sono più grandi scrittori di avventure? Invece di rispondere, domando a mia volta: – Conoscete Mino Milani? Avete letto almeno uno dei suoi libri?”
C’è qualcosa che non andava (e che non va) nella letteratura italiana, se questa dichiarazione non ha smosso le coscienze della maggior parte dei critici e dei lettori “esigenti”. Mino Milani è ancora uno scrittore pubblicato, ristampato e letto, ma quando lo si cita, i commenti sono ancora inquinati da quel pregiudizio che da sempre tocca la letteratura per ragazzi, i libri d’avventura, la fantascienza, l’orrore. Tutti i generi letterari, e, nonostante tutto, anche il fumetto.
Nel 2018 Mino Milani ha compiuto novant’anni e l’editore Effigie ha curato un volume omaggio che stupisce per ricchezza e bellezza, collocandolo nella collana Visioni che in passato ha ospitato splendide biografie per immagini dedicate a Romano Bilenchi e Luigi Meneghello.
Chi ama la storia dell’editoria per ragazzi, il fumetto e l’illustrazione qui avrà davvero modo di trovare soddisfazione. Per questo volume i curatori Giovanni Giovannetti e Luisa Voltan hanno scandagliato, con taglio storico e filologico, la sterminata produzione di Milani e hanno saputo ricostruire cronologicamente la vita e la carriera dell’autore attraverso un’enormità di documenti, fotografie private, riproduzioni di riviste, dattiloscritti inediti, disegni mai pubblicati, copertine, lettere.
La parte illustrata è stata sviluppata in 480 pagine in carta patinata, ed è il cuore del volume. Le immagini sono commentate dai curatori e corredate da citazioni tratte dai due precedenti libri autobiografici di Milani: L’autore si racconta (Franco Angeli, 2009) e Piccolo destino (Mursia, 2010). Alle immagini si affiancano una serie di testi molto interessanti.
In primo luogo un’introduzione inedita di Milani che ripercorre alcuni momenti della sua carriera. Un’occasione per riassaporare il suo stile schietto e sincero che richiama alle sue pagine di narrativa. Il volume prosegue analizzando la sua enorme produzione attraverso cinque contributi di studiosi e amici. Si va dallo studio della sua narrativa di fantascienza, al western e all’avventura (il suo vero territorio d’elezione) proposti da Giorgia Grilli e Franco Piccinini, a un saggio di Pier Luigi Graspa dedicato alla fondamentale collaborazione al Corriere dei Piccoli e al Corriere dei Ragazzi. Dal 1960 al 1983, Milani scrive una quantità incredibile di racconti illustrati e di sceneggiature per i più grandi disegnatori dell’epoca: da Mario Uggeri e Aldo Di Gennaro, con i quali collaborò assiduamente, ad Attilio Micheluzzi e Dino Battaglia, fino a un esordiente Milo Manara. In seguito compariranno, fino al 1990, alcuni suoi fumetti all’interno de Il Giornalino delle edizioni San Paolo. Un vero e proprio patrimonio della letteratura grafica, ricco di storie originali, documentate e gustose, nelle quali non è raro trovare la fonte d’ispirazione per altri fumetti successivi. Solo una piccolissima parte di questi fumetti sono stati raccolti in volume negli ultimi anni. Tra i volumi ancora recuperabili consiglio il bellissimo Il Dottor Oss per i disegni della compianta Grazia Nidasio, Il Maestro, ripubblicato dalla meritoria Nona Arte, le storie con Hugo Pratt per Rizzoli e l’esordio come sceneggiatore di Nemici fratelli, illustrato da Mario Uggeri, ed edito per la prima volta in volume nel 2019, sempre da Effigie. Manca ancora un vero progetto editoriale continuativo dedicato a queste storie. Si potrebbe partire, per esempio, dal magnifico Fortebraccio, con i disegni di Aldo Di Gennaro, secondo alcuni il capolavoro fumettistico di Milani e pubblicato solamente a puntate su il Corriere dei Piccoli.
Il solo contributo offerto al mondo dei fumetti potrebbe bastare per collocare Milani sul podio degli autori d’avventura italiani. La parte narrativa della sua opera, però, è altrettanto fondamentale. Tra i molti romanzi scritti da Milani, alcuni sono attualmente disponibili nei cataloghi degli editori. Vorrei citare, tra i più recenti, Ulisse racconta (Einaudi Ragazzi, 2017), Seduto nell’erba, al buio (Rizzoli, 2010) e Un angelo, probabilmente (Einaudi Ragazzi, 2006). Sono solo tre tra i numerosi e riusciti romanzi di rievocazione mitica e storica, ambiti in cui il talento di Milani ha eccelso. Solo un frammento di tutto quello che l’autore ha pubblicato fin dal suo esordio, nel 1953. Personaggi come Tommy River o Martin Cooper sono rimasti nella memoria dei ragazzi e andrebbero anch’essi riproposti. Alla narrativa d’avventure si affianca, non secondaria, anche la sua produzione per adulti, culminata in quel Fantasma d’amore (Guardamagna, 2001), che venne portato al cinema da Dino Risi nel 1981 in quello che è il suo ultimo grande, malinconico film.
Un’opera sterminata quella di Mino Milani, e senza citare i moltissimi saggi scritti negli anni su Garibaldi (è opera sua la biografia più importante mai scritta sull’eroe dei due mondi), sulla storia d’Italia e su Pavia, la sua città.
Verso la conclusione del volume anche una piccola antologia della critica: gli articoli di Oreste del Buono, Antonio Faeti e Claudio Gallo, tra gli altri, illuminano la grandezza dello scrittore al di là delle categorie di genere e dell’età dei lettori a cui i suoi libri erano destinati.
Chiude il volume la più completa bibliografia esistente dell’autore, 51 pagine in due colonne, con tutti i volumi, i fumetti e i racconti pubblicati dalle principali riviste con cui collaborò.