Vive! intervista a Alessandra Sarchi

Il sulfureo Edgar Allan Poe scrisse che “non c’è niente di più poetico al mondo della morte di una bella donna”. Alessandra Sarchi non ci sta e in Vive! Storie di eroine che si ribellano al loro tragico destino (Harper Collins 2023) si chiede quale sorte alternativa alla morte avrebbero potuto avere le eroine della letteratura occidentale, dal mito al romanzo classico e moderno, se solo avessero potuto decidere da sé del proprio destino.

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Pulp Magazine Il progetto nato come podcast al tempo dell’epidemia del Covid è poi diventato questo libro. Sta quindi fra la voce e la scrittura o, meglio, la ri-scrittura. Che differenza o legame fra le due?

Alessandra Sarchi La riscrittura è una pratica strettamente legata alla letteratura in sé. I poemi omerici ma anche quelli cavallereschi medioevali sono stati a lungo recitati, con probabili varianti fra una recita e l’altra, e poi stabilizzati in una forma scritta che però ha sempre conservato l’eco della dicitura a voce, e quindi possibilità espressive, versioni alternative e perfino incongruenze. Io ho fatto un’operazione opposta con il podcast: ritornare alla voce, partendo da un testo scritto e devo dire che è stata un’esperienza di re-incarnazione che mi ha fatto capire meglio la maniera in cui queste eroine erano state concepite e quante possibilità intrinseche, ma non espresse, contenessero. Il libro che ne è risultato è l’assemblaggio di questi copioni e spero che abbia trattenuto la freschezza e la ricchezza della voce.

PM Nell’introduzione al tuo libro parli di Eco che come scrive Ovidio è sottoposta a una doppia privazione, non ha voce né corpo. E la cosa più triste è che è proprio una donna a punirla, Giunone…

AS L’antichità greco-romana è dominata da una profondissima misoginia, teorizzata ed elaborata a livello culturale e simbolico – basti pensare ad Aristotele- e praticata con una rigida seclusione delle donne dalla vita pubblica e politica. Non abbiamo gli scritti di nessuna donna, se non di Saffo, tutto l’immaginario letterario che ci è stato trasmesso è stato pensato da uomini, quindi non c’è da stupirsi che Ovidio accentui l’elemento della gelosia e della competizione fra donne, anziché quello della solidarietà, è funzionale alla sua visione del mondo, dove le donne sono considerate inferiori e sempre un problema nella loro complessità relazionale.

PM Hai scelto dieci eroine qual è secondo te quella che è stata più maltrattata dal suo autore, quella che proprio è stata forzata alla morte? E quella più compresa, invece, quella che forse il suo autore avrebbe voluto salvare e però non lo ha fatto?

AS Tolstoj se avesse potuto immaginare un mondo in cui esisteva un equo divorzio, con tutela della donna del suo diritto sui figli, forse avrebbe salvato Anna. Mentre nella mia percezione il più crudele è Flaubert, d’altronde Madame Bovary è in larga parte una proiezione di sé, e quindi Flaubert sapeva bene dove e come colpirla.

PM A ben pensarci se le nostre eroine sono ‘obbligate’ alla morte, bisogna dare atto agli autori che i loro compagni, padri o mariti sono per la maggior parte davvero odiosi e insopportabili o è alla nostra sensibilità attuale che sembrano tali?

AS Credo che la percezione dei caratteri e quindi una loro valutazione estetica e morale possano variare molto col variare della sensibilità e dei valori. Fino a non molto tempo fa, parlo delle nostre nonne, per intenderci, la storia della Signora delle camelie veniva letta come un grande dramma d’amore, mentre noi siamo quasi insensibili a quelle forme di romanticismo lacrimevole.

PM Il libro si chiude su Albertine la più cangiante e inafferrabile delle figure di donne che hai scelto. Ma Albertine – così come la fai tornare in vita – mi sembra quella che è più in sintonia con il personaggio di Marcel, forse perché ambedue sono indefinibili o hanno comunque un rapporto problematico con il genere?

AS Sì, è così. O almeno è così nella mia fantasia, dal momento che Albertine non è mai esistita in quanto tale, e che la sua morte non è nemmeno così certa (nel romanzo). Un telegramma e tanti saluti. Proust non poteva esplicitare molte cose (per omosessualità si finiva in prigione all’epoca) le lascia quindi indeterminate e per questo aperte a diverse soluzioni.

PM Emma Bovary è l’unica che scrive direttamente al suo autore piuttosto che a un personaggio del libro, perché questa scelta?

AS Perché Emma, così come Flaubert ce la descrive è potenzialmente una scrittrice, è vero che la sua mancanza di un centro etico ne fa un essere velleitario, ma è anche una persona dotata di gusto, di sensibilità, di immaginazione, adora leggere e sognare, che sono esattamente le cose che fa uno scrittore. Per questo il suo non poteva che essere una dialogo scritto con il proprio autore.

PM Anna Karenina, nel tuo libro, sceglie di prendere il treno piuttosto di buttarcisi sotto e quindi sceglie se stessa ma anche una vita che alla fine non mi sembra diversa (pure un po’ noiosa) da quella che Tolstoj regala a Natascia. Eppure anche Natascia ha trasgredito. Perché Tolstoj fa due scelte così diverse per le sue due protagoniste?

AS Natascia è un personaggio che va inserito nel quadro della guerra con Napoleone e quindi dello stravolgimento che la Russia affronta in quegli anni, non è colpa sua se il principe Andrej muore e con lui i sogni di giovinezza. Natasha ha una cotta per Kuragin, la persona sbagliata che tutti incontriamo nella vita, ma è un una ragazzina, Tolstoj le fa intraprendere un percorso di crescita e maturazione che passa anche attraverso i lutti della guerra. Anna invece è una donna matura che non trova soluzione al proprio dilemma, un matrimonio infelice e un amore fuori dal matrimonio. Diventa quindi una reietta per la società, è insalvabile perché ha abbandonato il marito e ha avuto una figlia illegittima con un altro, è un’adultera per la società, sebbene Tolstoj ci faccia capire in tutti i modi che la sua sventura è quella di aver fatto un matrimonio sbagliato e di non aver un’istituzione sociale (il divorzio equo) che protegga lei e i suoi figli. Sono due figure molto diverse, anche se accomunate da un tratto comune: la fragilità della condizione femminile nel sistema patriarcale.

PM Fra le eroine che hai scelto quella che mi ha colpito di più – per le riflessioni che le fai fare – è sicuramente Julie (La nuova Eloisa). Scrivi che il romanzo di Rousseau è assolutamente moderno, perché?

AS Perché pure all’interno di una pedagogia che a noi può risultare poco condivisibile, Rousseau indaga i rapporti di forza dentro le relazioni e dentro la famiglia. Nessuno prima di lui l’aveva fatto con quella sistematicità.

PM Proseguendo in questo gioco appassionante che ci fa ritornare, rileggere o leggere per la prima volta queste opere la cosa che è più evidente è che sembra che per sopravvivere e ritrovarsi le donne debbano rinunciare all’amore… È così?

AS Nell’ottica patriarcale in cui si inquadrano la maggior parte di questi romanzi e opere, l’amore che è l’unico campo di azione e di espressione delle donne (visto che molto altro non è concesso loro di fare) è anche il luogo di perdizione, perché la felicità coniugale è difficile o impossibile, essendo i matrimoni perlopiù combinati, e perché l’adulterio è condannato e severamente punito. Oggi mi pare che le donne possano inquadrare l’amore in modo diverso, non come l’unica chance per sistemarsi, fare un salto sociale o togliersi dalla condizione di zitella. Il che non vuole dire che rinuncino all’amore, ma che – mi auguro- siano diventate più esigenti nell’integrarlo con una vita di realizzazione di sé che può prescindere dagli uomini.

PM E oggi? Qual è la relazione fra la scrittura e il genere? E – secondo te – le ragazze oggi sono ancora capaci di ‘patire’ con queste eroine e di sentirne la profonda ingiustizia nei destini loro riservati?

AS Il rapporto fra scrittura e genere mi pare abbia portato una generale maggior consapevolezza sui ruoli e sui rapporti di forza maschi-femmine. Senza una Virginia Woolf, senza una bell hooks, senza una Carla Lonzi o un’Alba de Cèspedes, cito le prima che mi vengono in mente, forse non avremmo le parole per dire molte delle cose che riguardano la condizione femminile. Non so se le ragazze di oggi vivano l’ingiustizia con sdegno e rivolta, perché nelle generazioni più giovani mi pare che il conflitto sia attenuato anche per l’enorme diffusione di quella che viene chiamata fluidità sessuale (se non c’è differenza fra maschio e femmina, allora cadono molte pretese, molti luoghi comuni), staremo a vedere cosa diventeranno e come vivranno i rapporti quando avranno trent’anni. Adesso è presto per tirare delle conclusioni. E poi ricordiamoci che stiamo parlando del mondo occidentale, per tutto l’Est, l’Asia, i paesi africani e quelli mussulmani, la situazione delle donne è ancora diversa e per molti aspetti arretrata rispetto al riconoscimento dei diritti.