Bryan Talbot è uno dei grandi autori inglesi che negli anni Ottanta hanno invaso il mercato editoriale statunitense (e mondiale) con una visione più potente, critica e politica.
Autori, per limitarsi agli sceneggiatori, come Alan Moore, Grant Morrison, Garth Ennis, Peter Milligan e Jamie Delano. Il talento di Talbot, che è autore completo, scrittore e disegnatore, meno in vista rispetto ad altri scrittori citati, è esploso con Le Avventure di Luther Arkwright (Comma 22, 2009) una storia psichedelica reminiscente di Michael Moorcock, degna delle grandi opere di Alan Moore e che, a sua volta, ha influenzato lo scrittore di Northampton. In seguito ha collaborato con Neil Gaiman sulla sua serie epocale The Sandman e con Pat Mills per un riuscitissimo ciclo di Nemesis the Warlock purtroppo ancora inedito in Italia. Nel 1992 ha scritto e disegnato una delle storie migliori del cavaliere oscuro: Batman: Mask. Nel 1995 pubblica La storia del topo cattivo (Comma 22, 2008), dura e sorprendente miniserie ispirata alla figura di Beatrix Potter. Nel 1999 esce Il cuore dell’impero (Comma 22, 2010), l’atteso seguito di Luther Arkwright. Chi ha amato questo personaggio sarà felice di sapere che Talbot è al lavoro sul terzo volume della serie, atteso per il 2021. Nel 2007 scrive e disegna Alice in Sunderland (Comma 22, 2012), aprendo un nuovo filone forse definibile come comic docu-fiction. Nel 2009 inizia Grandeville, una nuova serie di cui ha prodotto cinque episodi, solo due dei quali pubblicati in Italia, sempre da Comma 22.
Questo piccolo ma denso libro è uscito in inglese nel 2012 ed è frutto della collaborazione con la moglie Mary, accademica e studiosa del linguaggio. Il volume è stato premiato con il prestigioso Costa Book Award per la migliore biografia ed effettivamente, sotto l’apparente gentilezza del tratto e delle scelte grafiche di Talbot, si nasconde una struggente doppia storia di figlie e di padri.
Mary Talbot ha voluto intrecciare il racconto della propria giovinezza con quella di una donna poco conosciuta, nonostante la fama del padre: Lucia, la figlia di James Joyce.
Mary ha scelto di alternare il racconto di due diverse vite nel passaggio all’età adulta, due crescite differenti e diversamente drammatiche. La scelta di mescolare la propria autobiografia alla storia di Lucia Joyce non è data solo dal desiderio di aumentare la possibilità di comprensione della vita di un’altra donna. Mary è infatti figlia di un grande studioso di James Joyce, James S. Atherton, autore, tra l’altro, di uno straordinario saggio sulla presenza della letteratura in Finnegans Wake. La difficoltà del rapporto col padre studioso e la sua crescita fino al felice incontro con Bryan si rispecchia nella fredda relazione padre-figlia di James e Lucia. L’esito di quella relazione e di tutta la sua giovinezza fu drammatico. Lucia era nata a Trieste nel 1907, dove imparò l’italiano, lingua con la quale comunicava con il padre. Fin da ragazzina si dedicò alla danza, arrivando ad allenarsi con Isadora Duncan. La scelta di Lucia era però era fortemente avversata dalla famiglia che riuscì a farle abbandonare la danza. Intorno al 1930 iniziò a frequentare Samuel Beckett, che in quel periodo stava lavorando con il padre. Nello stesso periodo emersero i primi sintomi di una malattia mentale che la tormentò per tutta la vita. Il fratello decise di chiuderla in un istituto per malattie mentali di Parigi. Nel 1934 fu paziente di Carl Gustav Jung, ma la terapia non ebbe risultati positivi così la guerra la colse ancora ricoverata. Durante l’occupazione riuscì a salvarsi dall’eutanasia che il nazismo si prefiggeva per gli incurabili. Dopo la guerra passò tutta la sua vita in una casa di cura a Northampton (proprio la città che Alan Moore non ha mai abbandonato…), dove morì a 75 anni.
Le due vite di donna, così differenti, mostrano, rispecchiandosi, l’inspiegabilità e l’unicità del percorso personale. Molte cose, profonde, avvicinano Mary e Lucia, oltre l’inconciliabilità di due destini diametralmente opposti.
Bryan e Mary hanno in seguito proseguito la loro collaborazione producendo altri libri a fumetti tra cui Sally Heathcote, Suffragette ambientato nell’Inghilterra edoardiana e The Red Virgin and the Vision of Utopia sulla straordinaria figura di Louise Michel, insegnante, poetessa, anarchica e femminista, attiva durante la Comune di Parigi del 1871. Del loro ultimo lavoro, RAIN, uscito nel 2019 e per la prima volta dedicato ad un tema contemporaneo come la lotta per la difesa dell’ambiente, è in preparazione un’edizione italiana.