Il secondo romanzo di Valérie Perrin, Cambiare l’acqua ai fiori, oltre che in Francia è stato un caso editoriale anche in Italia, nel 2019, con notevole successo di vendite. L’Editrice Nord aveva già pubblicato in precedenza il primo romanzo dell’autrice, Il quaderno dell’amore perduto (2015), naturalmente ristampato in seguito all’exploit del seguente. Questo Tre, tradotto velocemente e apparso qualche mese dopo l’edizione originale francese, ha tutti i numeri per ottenere un’accoglienza altrettanto entusiasta. La trama, articolata su due piani temporali – un presente della narrazione che solleva due misteri narrativi, e un passato che li svela con il contagocce – segue le vicissitudini esistenziali di tre amici d’infanzia, compagni di scuola. Si conoscono da ragazzini, accomunati dal fatto che i tre cognomi iniziano con la lettera B, e si ritrovano a crescere insieme, in un triangolo d’amicizia quasi morbosa, come solo gli adolescenti sanno intrecciare. Étienne Beaulieu appartiene a una famiglia-bene, ma si sente trascurato dal padre che gli preferisce i fratelli. Adrien Bobin, nato dalla relazione extraconiugale di un uomo di Parigi con una donna della provincia profonda (la storia è ambientata in Borgogna), sente la lontananza del padre, che l’ha comunque riconosciuto e gli ha dato il suo cognome ma che si fa vedere saltuariamente e non partecipa alla sua educazione. I due hanno in comune con la terza protagonista, Nina Beau, questa carenza famigliare: la ragazzina è stata cresciuta dal nonno dopo essere stata praticamente abbandonata nelle sue mani dalla madre, che non ha mai conosciuto.
I tre crescono come un’entità chiusa, che stenta a comunicare con gli altri; la situazione viene accetta dalle famiglie, ma di fatto li isola dai compagni fino alla pubertà. Dal momento che fra i tre non c’è una liaison sentimentale, la maturità sessuale comporta che costruiscano coppie all’esterno del trio. Ciò non comporterebbe necessariamente una dissoluzione dell’intesa, che anzi i ragazzi si ripromettono di ricostruire a Parigi, dove vogliono trasferirsi una volta passata la maturità scolastica, per cercare di sfondare nel mondo della musica; tuttavia un fatto drammatico cambia totalmente lo scenario, e rappresenta il nucleo intorno al quale il plot è costruito.
L’ampio spazio a disposizione dell’autrice permette uno sviluppo particolareggiato della vicenda, tra l’altro senza troppe divagazioni: ogni elemento narrativo che si aggiunge è comunque strettamente funzionale alla soluzione, e la tensione drammatica non viene mai meno. Certo il lettore non deve aspettarsi il ritmo incalzante di un thriller, ma la soluzione finale soddisfa ampiamente la lettura. Anzi, si tratta di una doppia soluzione, perché risponde a due domande distinte: perché la solidarietà del trio si è dissolta, in qualche momento imprecisato del passato? E poi, di chi sono i resti umani trovati nelle primissime pagine in una auto sommersa nella discarica presso il paese?
Lo stile del romanzo non indulge in sentimentalismi, e l’emozione nasce dall’immedesimazione nel punto di vista dei personaggi. L’autrice non mette in scena trucchi pirotecnici, nemmeno quando affronta argomenti scabrosi (narrativamente parlando, s’intende) come la morte. A ben guardare, più che storia di sentimenti, Tre è un romanzo sui ruoli stereotipati che i sessi sono costretti a assumere nella nostra società, al momento della maturità sessuale/affettiva.
Valérie Perrin, nata nel 1965, ha esordito nella scrittura a cinquant’anni. In precedenza ha lavorato come fotografa di scena, e poi scenografa, per il regista Claude Lelouch, il quale per lei ha lasciato la terza moglie, l’italiana Alessandra Martines. Il primo libro pubblicato a proprio nome è un album di foto e testi con i “segreti” del film Ces amours-la, girato dal compagno nel 2010.