Beppe Sebaste, Come un cinghiale in una macchia d’inchiostro, Nino Aragno Editore, pp. 170, euro 15,00 stampa
1983. Nasce Ælia Lælia, edizioni create da Beppe Sebaste e Giorgio Messori. Il primo libro è L’ultimo buco nell’acqua, racconti breve firmati da entrambi gli scrittori. Copertina bianca, titolo sottolineato da una banda colorata, in questo caso rossa. Seguirono altri volumetti (oggi introvabili) firmati da Patrizia Vicinelli, Peter Bichsel, Livia Candiani, Marco Papa, Carlo Bordini e, importantissimo, gli Appunti sparsi e persi di Amelia Rosselli, allora ancora in vita (sua la nota di prefazione, 24 aprile 1983). Insomma vidi subito dove volevano andare a parare costoro, e cosa intendevano far accadere nei loro viaggi fra l’Italia e la Svizzera che abitavano (ma non sempre e non tutti) con l’idea di azzerare le frontiere.
La casa editrice, infatti, era targata Reggio Emilia. L’underground aveva questo di bello, per chi veniva dagli anni ’70. Molti sapevano dove mettere le mani, chi contattare per telefono o per lettera (francobollo, ça va sans dire), e una domanda allora in voga era “conosci Emilio Villa?”. Beppe all’epoca aveva in testa quel Bichsel pressoché ignoto in Italia, quei suoi racconti “per bambini”. E molte altre cose. Iniziammo a scriverci qualche letterina.
Come d’uso al tempo, gli scambi erano diretti e seri, ogni pagina edita o inedita aveva la sua precisa segnaletica, presentava problemi e il gioco stava nell’inventare soluzioni che creavano altre domande. In certi rispostigli credo di avere missive di Beppe, e una cartellina di fogli sparsi, appunti o brani di racconti. Messori se n’è andato nel 2006, così come il suo amico fotografo Luigi Ghirri (come non pensarlo socio dello stesso sguardo itinerante di questi signori?), senza dubbio ha lasciato racconti e altre cose da rileggere, col beneplacito di coloro che si definiscono editori.
Nel 1986 pubblicai un librino di poesie “zen”, uno di quei giochetti (però giochi sono e non sono) messi alla macchia ancor prima d’uscire dalla tipografia. Lì si parlava di gatti “logici” e di gatti parlava l’introduzione di Beppe, cara alla scrittura agli amici e al sottoscritto che stentava a placare entusiasmi di prima mano e dal futuro incerto. Negli anni seguenti Sebaste ha pubblicato racconti, romanzi e saggi, libri in cui la vita se la fa allegramente con la scrittura, fuori da trame ma pienamente dentro il “mondo”. Non esiste pagina da lui scritta dove la vita non prenda a braccetto gli aspetti e le volontà più profonde della scrittura, intesa come inchiostro da annusare e carta da stropicciare.
“Lo stato sospeso della visione nello scorrere della vita” – come scriveva Gianni Celati a proposito di Café Suisse e altri luoghi di sosta (racconti), del 1992 – è trovato e presente pure in questa raccolta di poesie, finalmente pubblicate da Aragno. Collezione dove i testi non hanno data di composizione perché l’autore li ha ordinati e disordinati a intervalli di anni. “Poeta beat” si definiva negli anni della giovinezza, e quanto sia vero lo dimostra Come un cinghiale…, vero catalogo di visioni, letture, viaggi, diari, forse sbronze, che nel corso degli anni ho sempre sentito il bisogno di leggere, contrastando (anche per lettera) la ritrosia di Beppe a diffondere e pubblicare.
In questo libro si corteggia l’invisibile vicino e il visibile lontano, e si avverte la manualità del comporre (“scrivere poesie vuol dire scrivere con le mani”), il fruscio dei quaderni aperti e richiusi, la penna e la ritmica della macchina da scrivere. Leggere Sebaste è come ritrovarsi vicini di casa di Giulia Niccolai, poetessa amante della composizione tipografica, dei “frisbees” da lanciare che non sono poesie ma calligrafici lampi di genio quotidiano. Anche lo sbaglio, l’errore, durante il viaggio, fa parte di questa poetica, fa pensare ancora una volta all’essere beat, alle pitture di Miller, ai terreni radiosi di Hemingway, quello di Campo indiano. Insomma, un’avventura da ricordare meglio e riprendere per tutti coloro che scopriranno gli spazi nascosti dentro questo libro. Per quanto mi riguarda, è un mondo che torna indietro affettuosamente aiutandomi a contrastare i tempi grami che ci circondano.
E, ricordiamolo, anche la geografia ne risente: oggi sarebbe difficile prevedere un’Emilia Romagna capace di far nascere la nuova Ælia lælia.