Lizzie è una bibliotecaria, sposata con Ben e madre di un bambino, Eli. Ha anche un fratello, Henry, un tipo problematico, dipendente dalle droghe, di cui Lizzie si prende cura in modo quasi materno, anche quando si sposa con Catherine, diventa padre di una bambina e, subito dopo, viene lasciato dalla moglie.
Lizzie ha un modo tutto suo di organizzare le sue giornate, dividendosi tra il lavoro, la famiglia, il fratello, cercando di avere sempre qualche piccolo spazio anche per sé. Quando la sua amica Sylvia, esperta di cambiamenti climatici che tiene un podcast molto seguito dal titolo Cascasse il mondo, le chiede di rispondere alle mail dei suoi seguaci, Lizzie perde molte delle sue certezze, messe in dubbio dalle domande dei tanti catastrofisti che vogliono sapere se il mondo finirà e l’umanità è sulla via dell’estinzione.
Lizzie è la protagonista del nuovo romanzo di Jenny Offill, nata nel 1968 nel Massachusetts, insegnante di scrittura creativa, approdata sugli scaffali delle librerie italiane nel 2016 grazie alla casa editrice NN Editore, che ha pubblicato i suoi due romanzi precedenti, Le cose che restano e Sembrava una felicità.
Un romanzo quanto mai profetico, visti i tempi in cui viviamo e la data di uscita in Italia: il 12 marzo, inizio del “lockdown”, quando tutto si è fermato per l’emergenza che ci ha colpiti.
“Quella sera in tv c’è un esperto che dà consigli su come sopravvivere ai disastri […] il cervello si rifiuta di accettare quello che sta succedendo. Si chiama ‘reazione di incredulità’”.
Sembra che la Offill abbia avuto modo di leggere in una sfera di cristallo, prevedendo quel sentimento di ‘incredulità” che ci ha colpito, chi più chi meno, di fronte a qualcosa che non si era percepito come pericolo imminente, ma certo non è così. Nessun potere di divinazione per la scrittrice, così come non l’hanno posseduto altri scrittori di romanzi “catastrofici” che stanno un po’ tornando di moda – uno su tutti La peste scarlatta di Jack London, un racconto che sembra scritto in questi giorni.
Semplicemente Jenny Offill è attenta alle variazioni del suo tempo, per voler citare il titolo del romanzo. E questo ‘tempo variabile’ si riferisce sia ai cambiamenti climatici cui stiamo assistendo, sia al tempo di instabilità che l’elezione di Trump – che avviene più o meno a metà romanzo e a proposito della quale Sylvia dice In tempi di caos, “la gente cerca leader con il pugno di ferro” – provoca nella società americana.
Tempo variabile mantiene lo stile rapido degli altri romanzi, ma con qualcosa in più. Questo è un romanzo scritto a frammenti, alcuni più brevi, come fossero haiku o aforismi, altri più lunghi. Piccole perle di saggezza, da cui fuoriesce la protagonista, una donna dei nostri giorni, con tutte le sue paure di questi tempi incerti, con un sano buonsenso venato da un po’ di umorismo a cui Lizzie cerca di aggrapparsi per affrontare le prove della vita, che già sono tante senza che ad aggravarle arrivi il pensiero della fine del mondo, delle catastrofi naturali, di un presidente pazzo o di un virus.
Lizzie è tutti noi, uomini e donne del nostro tempo, pieni di paura, certo, ma anche capaci di continuare a guardare al futuro con speranza.
Infine, un plauso speciale alla traduttrice, Gioia Guerzoni, per averci consegnato la voce di Jenny Offill in maniera perfetta, rimettendo ordine, come lei stessa dice nella nota del traduttore a fine romanzo, nello splendido caos creato dai frammenti di questo illuminante e profetico romanzo.