I tredici racconti di Rachel B. Glaser sono sorprendenti, a volte ingenerano confusione, non si capisce bene chi stia parlando o addirittura cosa stia succedendo e dove andranno a parare sia spazialmente che temporalmente.
Questo avviene perché Rachel Glaser introduce nei propri racconti l’elemento della narrazione stessa che interagisce con i personaggi, le storie, i luoghi comportandosi e agendo a sua volta come un personaggio vero e proprio, con propri gusti, pensieri e una propria personalità. La sua lingua non è particolarmente ricercata nella forma, anche se è ricca di immagini sorprendenti e stranianti, però – come detto – ha una personalità spiccata che anarchicamente deraglia il racconto in rivoli che i personaggi e il narratore non controllano e spaesa il lettore che fatica a trovare il centro di “verità” che, la collocazione del racconto in una tipologia data, di solito garantisce.
Bellissimo il primo racconto, “L’ombrello magico”, che inverte le sequenze della storia e trasforma quello che sarebbe stato un racconto biografico come tanti in una sorprendente dislocazione di storie e di voci. Inizia con una ragazzina che andando a scuola trova un ombrello con la faccia che cammina verso di lei e la porta “su su” in alto nel cielo, poi scopriamo che questo è il racconto scritto da una bambina di 7 anni che a sua volta è la protagonista di uno dei racconti nel baule scritti da Jo, invenzione – come si sa – di Louise May Alcott; scrittrice che “un’estate si invaghì dell’ombra di un albero” e il cui “migliore amico era un cucchiaio!”. Ma non finisce qui: il racconto con le sue osservazioni impensate, dove ognuno e ogni cosa ha una propria soggettività – dal mare, all’uomo fatto di legnetti – si conclude con le considerazioni di un libro in copia unica – scritto e stampato dall’autrice di Piccole donne, che a sua volta ha le proprie idiosincrasie, preferenze e idee, in una parola: una vita!
Il libro, sistemato in libreria accanto a una prima edizione del Grande Gatsby, ama moltissimo leggere e fa un elenco degli autori che preferisce (Nabokov, Tolstoj, James…) e non sopporta (“Kerouac e altri perdigiorno come lui”, i latino-americani…).
Allora – mi sono detta confortata dal comportamento stesso di questo libro – perché non pensare che il libro e, insieme a lei Rachel B. Glaser, non abbiano letto anche Solženicyn e il suo Reparto C, dove c’è la più icastica e definitiva immagine della malattia e della morte contenuta in un romanzo, laddove la giovanissima Asja, che dovrà essere operata al seno il giorno dopo, chiede al tremulo Dëmka di baciarglielo interrogandolo disperatamente: “Tu te ne ricorderai? Ti ricorderai che c’era? E com’era?” L’inesperto Dëmka “coprì di baci la meraviglia sospesa sopra di lui”, mentre il grande autore russo chiude la scena con una zampata straziante.
“Oggi una meraviglia, domani nel secchio”.
Nel racconto “Infezioni” di questa antologia, la stessa scena ritorna con la signora Kespetrova (russa) molto più navigata della povera Asja, che agitando il suo grosso seno verso il dottore imbarazzato urla: “molto presto questa mammella verrà tagliata via. Sarà spazzatura in fondo a un cestino”.
È proprio vero che i libri e le loro storie stanno così fianco a fianco e si richiamano passandosi e mescolando le voci.
“La fidanzatina di McGrady” è un altro racconto che mescola le voci ondeggiando da uno all’altro di un gruppo di soldati sorpresi dal nemico e da questi alla nuvola delle ragazze a casa, in un montaggio di piani separati spazialmente ma connessi dalla onnipotenza della scrittura: “E che dire delle passeggiate, pensò Jeannie. Alle mie gambe piacciono, sicuro, ma questa camminata non finirà più, pensò Wallace” che a migliaia di chilometri di distanza teneva fra le braccia il corpo morente di un compagno. E Jeannie continuò: “E che dire dei corpi, delle case, dell’erba? (…) E che dire delle famiglie? Un buon posto da cui iniziare, disse lui.” “E Dio, bisbigliò in un soffio, che dire di lui?” si chiese Jeannie sotto le lenzuola mentre Wallace pensò: “Dio non è qui (…) ma tutto il resto c’è, di sicuro”.
Rachel B. Glaser, che è anche poeta, è stata selezionata da Granta nella categoria “Best of Young American Novelist”. Questa è la sua prima opera pubblicata in Italia.