Notizie da un posto di vacanza

Silvia Sereni, Un mondo migliore. Ritratti, Bompiani, pp. 224, euro 15,00 stampa, euro 8,99 epub

Silvia Sereni, figlia di Vittorio, poeta novecentesco e direttore editoriale di Mondadori per molti anni, ha raccolto in Un mondo migliore ricordi, storie, vezzi e inquadrature di illustri amici del padre, come se raccogliendosi in una sera d’inverno davanti a un bel camino e a una bottiglia di vino rosso avesse abbandonato la discrezione di una vita privata e il racconto fosse fuoriuscito liberamente intorno a personaggi memorabili. Le “Occasioni” montaliane, è il caso di dirlo, si sciolgono ripercorrendo i tratti emblematici, geografici, cui Vittorio Sereni, nella sua opera poetica, si è sempre rivolto fra un via vai di reticenze caratteriali e desiderio di racconto. Un intero paese poi, si attesta in queste pagine, dopo aver visto il passaggio per le sue vie di scrittori, artisti, mogli e sorelle gentili, e paesani pescatori emergenti da canne a fior d’acqua: Bocca di Magra, all’estuario del fiume che segna il confine tra Liguria e Toscana. Dalla bellissima altitudine boscosa di Montemarcello alla piana dove inizia il paesaggio delle spiagge libere e quelle più chic verso Forte dei Marmi. Bocca di Magra, e di fronte Fiumaretta, sono paesini strani, fatti di casette a un piano, dove nei cortili interni si vedono spesso parcheggiate barche e barchini.

Dai tempi in cui chiacchieravano Vittorini, Einaudi, Garboli, Fortini, con le loro famiglie, e i “vacanzieri” di passaggio Montale, Bianciardi, Raboni, Cesarano, epoca e alluvioni qualcosa hanno cambiato, non sempre in meglio, ma il fascino continua a percepirsi scendendo giù per i tornanti di Ameglia. Le scene, racconta Silvia Sereni, erano sempre le stesse in quei limitati paraggi, pur sempre immerse in dolcezze casalinghe, fra pensieri intimi o lavori editoriali, nel “meriggiare assorto” di vacanze estive e le tenui eleganze di mogli e figlie. Abitudini, simpatie cui il poeta Sereni si rivolgeva per affinità oggi difficili da immaginare, se non fosse che pizzichi di nostalgia affiorano – per gli amici en âge – rileggendo quel capolavoro novecentesco che è il poemetto sereniano Un posto di vacanza.

I tocchi biografici, in questo libro, sono leggeri e arricchiscono i vari cartelli segnaletici sparsi qua e là, tra affetti inequivocabili e stradine parallele al placido corso del Magra. Si possono immaginare le varie opportunità, colte dagli amici scrittori, tra sobri e gustosissimi piatti locali, e altrettanto sobrie abbronzature su quella selvaggia spiaggia ligure. Una specie di montaliana Finisterre ripassata in una più essenziale, ma non meno fascinosa, regione. Nei diversi capitoli manca sempre, lo sottolinea l’autrice, il padre Vittorio, con diverse ragioni, prima di tutto quella che sottende al rapporto parentale di una figlia non esente dalla mancanza di rapporti diretti. Poi si sa che, con la maturità, le domande non fatte emergono invadenti, ma ormai è troppo tardi. E allora si cercano tracce in parenti e amici ormai lontani, o del tutto scomparsi. Ecco dunque i capitoli che compongono una cosmologia d’intelletti caldi, poetici, fatti di traversate affettive e letterarie: Attilio Bertolucci, Carlo Fruttero, Franco Lucentini, Daria Manicanti, Mario Soldati emergono dalle insenature e dagli scogli di Bocca di Magra, migrati da territori milanesi e pavesi, perché in fondo i confini delle regioni non sono così lontani dai dintorni frontalieri là dove finisce improvvisamente la Liguria.

Sono molti gli incontri che si possono effettuare in Un mondo migliore, aiutati dai ritratti dal vivo di Giovanna Sereni, capaci di sottolineare le fattezze curiose e spesso disinvolte (si veda per esempio quello di Gillo Dorfles) di personaggi degni di una Recherche. Ritratti ormai mitici, per storia e soddisfazioni letterarie a cui si aggiunge la mestizia della recente perdita dell’autrice, che ci ha lasciati proprio mentre il memoriale giungeva in libreria. Da questo libro può certamente partire il viaggio verso quelle pagine che i tanti scrittori rievocati hanno stemperato nelle loro diverse opere. Non sembri strano, ma la consuetudine ligustica nelle patrie lettere è ben più profonda di quanto comunemente si crede.