Franco Volpi è scomparso improvvisamente il 14 aprile del 2009, per un incidente occorso mentre era alla guida della sua amata bicicletta. Da allora sono stati numerosi gli omaggi, in volume o su riviste specializzate, a uno degli autori più attivi, prolifici e influenti della filosofia. Questo volume, pubblicato dalla editrice bresciana Morcelliana, arriva al decimo anniversario dalla morte e ribadisce la centralità di un’opera e di un personaggio davvero unico nel panorama contemporaneo.
Nato a Vicenza nel 1952, Volpi è stata una figura di estrema varietà di interessi e di approcci. Dopo aver insegnato in Germania presso l’università di Witten/Herdecke, è stato ordinario di Storia della filosofia a Padova, dove ho avuto la fortuna di seguirne le lezioni, che ricordo di rara forza e insieme di rara misura. Inoltre è stato visiting professor a Laval in Canada, a Poitiers, Nizza, Valparaiso, Santiago del Cile, Lucerna, Città del Messico, Staffordshire, Córdoba e Bogotà. Questa straordinario elenco di città dà la misura della capacità di viaggiatore filosofico di Volpi, che anche grazie alla sua conoscenza delle lingue (il tedesco e lo spagnolo in primis, ma non solo) poté occuparsi direttamente anche delle traduzioni di molti filosofi di diverse provenienze.
Se dovessimo riassumere i poli attorno ai quali si è raccolto il multiforme amore di Volpi per la disciplina filosofica, per primo è necessario citare il suo impegno nell’esegesi e nella filologia. Il nome da fare, ovviamente, è Martin Heidegger. Grazie a Volpi, infatti, abbiamo in Italia una gran parte dell’opera del filosofo tedesco in edizione critica. A partire dagli anni Ottanta i libri di Heidegger da lui curati hanno contribuito a mantenere questo pensatore inesauribile al centro del dibattito filosofico. I volumi heideggeriani sono usciti per la casa editrice Adelphi, con la quale lo studioso ha instaurato una fruttuosa collaborazione. Non si possono dimenticare, inoltre, le sue curatele per altri autori fondamentali come Carl Schmitt e Arthur Schopenauer. Di quest’ultimo Volpi, oltre a curare le grandi opere, pubblica alcuni volumetti dai titoli accattivanti, tutti preceduti da “l’arte di…”. Sto parlando di L’arte di insultare, L’arte di trattare le donne, L’arte di conoscere se stessi e altri. Sono tutti piccoli libri provenienti da carte edite e inedite che hanno avuto anche una straordinaria fortuna commerciale. Ecco un secondo ambito in cui il suo lavoro si è rivolto. Volpi è stato un professore che non si è mai tirato indietro dal tentativo di comunicare. È straordinario, ma perfettamente tipico del personaggio, che uno studioso di Heidegger, conosciuto come uno dei più oscuri pensatori del Novecento, sia stato anche uno dei più attivi giornalisti divulgativi filosofici. Fondamentale la sua collaborazione con “La Repubblica” con la quale ha collaborato negli anni migliori del quotidiano.
Il terzo e conclusivo polo volpiano è certamente la storia della filosofia. Il nostro studioso, oltre a settanta traduzioni e curatele, ha pubblicato 22 volumi, 145 saggi e una grande opera di eccezionale importanza: il Dizionario delle Opere filosofiche, 1200 pagine di schede dettagliate delle opere filosofiche dall’antichità a oggi, pubblicato prima in Germania nel 1988, poi in Italia nel 2000 e infine in Spagna nel 2006, enormemente ampliato (2500 pagine!). Questa edizione non è mai apparsa in Italia. Io mi auguro che una solida casa la possa mettere in cantiere (chissà magari proprio Morcelliana, non nuova a grandi imprese editoriali), è davvero un’opera essenziale per la filosofia.
La morte di un filosofo, l’interruzione improvvisa del suo percorso, ha spinto molti colleghi, tra cui i curatori di questa opera, a riflettere su questo holzweg (il sentiero interrotto heideggeriano). Volpi non ha mai pubblicato un opera che per contenuto avesse la propria filosofia. Lo studioso, per sobrietà e umiltà, decise di immergersi completamente nel lavoro di storico e di interprete delle filosofie altrui e di porsi al servizio dell’università e della cultura. Da qui il titolo del libro edito da Morcelliana, che individua nel sentimento del pudore l’elemento caratterizzante la natura di Volpi e del suo stesso pensiero. A dicembre 2008, però, in un’intervista, lo studioso accennò a un suo libro in cantiere dal titolo Essere e agire. Sarebbe forse stato il primo libro contenente il suo pensiero. Le sue parole a riguardo sono toccanti, anche alla luce della sua scomparsa pochi mesi dopo: «Essere e agire è un testo che si ricollega sia alla tradizione sia all’attualità della filosofia pratica, in base a questa domanda fondamentale: “che cos’è la vita e come intendi viverla perché tu alla fine possa dire: “È valsa la pena viverla”?» Un interrogativo di grande suggestione che Volpi non riuscì a sviluppare su carta, ma a cui la sua vita e la sua opera è stata comunque capace di rispondere pienamente.
I curatori Giovanni Gurisatti e Antonio Gnoli, suoi amici e collaboratori da molti anni, hanno organizzato un volume collettaneo in cui molti colleghi si sono dedicati a sviluppare temi e prospettive scaturite dalla sua opera e dai suoi studi. I contributi sono molto vari e stimolanti. Stefano Poggi si occupa del rapporto tra Volpi e il pensiero tedesco del ‘900, Enrico Berti del concetto di pensiero in Aristotele, Umberto Curi di “Pena e vendetta nell’Orestea di Eschilo”, Giuliano Campioni e Gaetano Rametta si occupano di Nietzsche, Alejandro Vigo, Antonio Da Re, Jesús Adrián Escudero, Giovanni Gurisatti e Gian Franco Frigo di Heidegger. A chiudere il volume due saggi di Luca Illetterati e Félix Duque. Il primo, di eccezionale acutezza e interesse (caratteristiche di tutti gli scritti di Illetterati) è dedicato ad un tema affascinante: “L’origine e la sua traduzione (o la traduzione come origine)”. Il secondo, “L’internet delle cose e il segno significante”, mostra quanto presente sia il pensiero heideggeriano nella riflessione sulla cibernetica e sulla natura del web e delle sue applicazioni.