Introdotto da una citazione dalla Storia vera di Luciano di Samosata, l’ultimo romanzo del collettivo Wu Ming prosegue sulla strada inaugurata venti anni fa esatti con Q (a colui che fu l’editor di quel romanzo, firmato ancora come “Luther Blissett”, Severino Cesari, scomparso nel 2017, Proletkult è dedicato) e che sempre più sembra andarsi colorando di fantastico. Come il lontano Havana Glam (Fanucci, 2001) del solo Wu Ming 5, come il recentissimo La macchina del vento (Einaudi, 2019), altro Wu Ming, questa volta assolo del numero 1 (ma è inutile ricordare che tutte le opere firmate “Wu Ming”, anche se scritte individualmente, condividono un intento comune e s’inscrivono nel percorso di tutti): gli stessi riferimenti a situazioni storiche, a personaggi autentici, cui si sovrappongono sottili distorsioni nel tessuto del reale, che alterano la percezione del lettore, sollecitato a chiedersi di continuo se quanto viene narrato sia accaduto davvero oppure se sia invenzione, e, in questo caso, quanto sia verosimile. Tutto ciò porta a considerare la realtà sotto altra luce: la storia così come la conosciamo non è necessariamente quella reale, e nemmeno l’unica possibile, e se il passato può andare/essere andato altrimenti, tanto più può andare altrimenti il presente.
Luciano, la Storia vera: la dialettica tra realtà e finzione si dichiara programmaticamente nel riferimento a quella che per molti critici è la prima opera di fantascienza della storia e, al tempo stesso, la patente ostentazione di una fantasia spudoratamente inverosimile. Gli stessi ingredienti si intrecciano, in questo romanzo, che lascia liberi di scegliere come paradigma di lettura la chiave fantascientifica o quella realistica. La prima sembra sostenuta dal “respiro cosmico” che informa di sé quegli eventi, il ventennio che ha come centro la Rivoluzione di Ottobre, e la loro resa narrativa: una storia come questa, sembra di leggere dietro le righe, vale la pena di narrarla se si crede ai suoi risvolti più inverosimili, che danno sostanza di grande epica fantastica anche alle vicende reali, puntualmente ricostruite e accuratamente documentate. E il rapporto con la fantascienza è esibito, palese: dal colpo di scena alla fine del primo capitolo che proietta la figura di Stalin in una insospettata dimensione pulp, all’andamento narrativo che muove verso l’ibridazione tra poliziesco e fantascientifico (si sente qui l’eco di modelli “nobili” come L’indagine di Stanislaw Lem e di letteratura popolare alla Erik Frank Russell), fino alla contaminazione con generi spettacolari diversi come le serie televisive alla X Files o alla Star Trek (la battuta di Denni, l’enigmatica forse-aliena, a un certo punto del romanzo, “Io sono la prova vivente che un legame tra i mondi è possibile. Sono la figlia di un terrestre e di una nacuniana”, potrebbe essere benissimo pronunciata da Spock).
Ma più che un romanzo di fantascienza, Proletkult è un romanzo su un romanzo di fantascienza e sul suo autore. Il romanzo è Stella Rossa (1908, uscito in Italia nel 1989 per Sellerio e ora ripresentato in nuova traduzione da Alcatraz, che poi nel 2019 ha pubblicato anche il suo seguito Ingegner Menni, entrambi con prefazione di Wu Ming), il suo autore Aleksandr Bogdanov, non solo scrittore, ma straordinaria figura di filosofo e scienziato, teorico dell’empiriomonismo e della tectologia, la scienza dell’organizzazione, fautore dell’emoscambio come principio sociale e morale oltre che medico, marxista eretico o forse unico marxista autentico, fondatore del Prolekult, delle scuole di base per la formazione di una classe operaia consapevole e consapevolmente rivoluzionaria, amico e poi avversario di Lenin e sodale e compagno dei grandi protagonisti della Rivoluzione, che ritornano tutti, puntualmente, in questo romanzo, da Lunačarskij a Litvinov, da Trockij ad Aleksandra Kollontaj (figura splendida, in questo romanzo e nella vita, che meriterebbe un romanzo a parte).
Un romanzo in cui sembrano inverarsi le fantasie di Stella Rossa: il mondo sognato o inventato da Bogdanov, un pianeta in cui le idee del socialismo hanno dato corso a una società ideale, si materializza all’improvviso in una giovane donna che sembra scaturire dalle pagine della sua opera di fantasia: l’enigmatica Denni, che sembra provenire dal nulla, portando con sé il segreto di un’origine extraterrestre. Denni afferma di essere figlia dell’uomo che ha ispirato a Bogdanov la sua idea di un Marte progredito e marxista, Voloch (uno dei pochi personaggi d’invenzione del romanzo, che tra i suoi elementi d’interesse ha anche la ricostruzione degli anni successivi alla Rivoluzione e l’intreccio di figure storiche di primo piano con la vicenda del protagonista), di essere nata dal rapporto di questi con una donna di Nacun (nome autentico del pianeta di quella lontana, utopica civiltà, mentre Bogdanov aveva usato Marte come scenario del suo romanzo, riferimento di comodo, scelto per non disorientare troppo i suoi lettori di inizio Novecento) e approdata sulla Terra per rintracciare il padre e per studiare il grado di avanzamento della società sovietica sulla scala del marxismo cosmico.
Aliena o alienata? Il personaggio di Denni è comunque affascinante nella sua ambiguità che si estende dall’origine oscura al genere (l’androginia di Denni è un elemento che contribuisce al suo incanto), ai rapporti con Bogdanov e suo figlio Kotik, alla realtà tutta, tanto che nel protagonista a poco a poco si fa strada la fede nell’origine extraterrestre della ragazza, e ciò lo spinge ancora più avanti sulla strada dell’elaborazione della sua idea di marxismo (“Denni viene da duecento anni nel futuro ed è lì a suggerire che ci sarà sempre conflitto, che l’unica società pacificata è quella morta e il solo equilibrio possibile è quello precario e dinamico tra umanità e ambiente. Questo in effetti dice il marxismo: nel divenire del mondo presto o tardi tutto viene superato, anche il marxismo stesso”), mentre al lettore è lasciata libertà di scelta e di sentenza. Non è poco, questa libertà, soprattutto quando, come in questo caso, è accompagnata dal piacere di una lettura profonda e avvincente.