Allan C. Weisbecker, Cosmix bandidos, tr. Marco Vicentini, Marcos y Marcos, pp. 285, euro 18,00 stampa, euro 11,99 ebook
A distanza di quindici anni dalla sua prima pubblicazione in Italia (si trattativa di una di una delle uscite di esordio della coraggiosa casa editrice Meridiano Zero), Cosmix Bandidos si aggira per turbare le letture più come una particella matta e fluttuante che come un vecchio e austero fantasma. La biografia di Allan C. Weisbecker che si può consultare sul suo sito ufficiale (http://www.banditobooks.com/) chiarisce quanto la sua vita si trasformi immediatamente in letteratura, come quegli isotopi che hanno tempi di decadimento ridottissimi e cambiamo la loro identità chimica in frazioni infinitesime di secondo. Del resto è proprio l’autore che definisce pubblicamente Cosmix Bandidos come “cult-hit autobiographical novel “, contrapponendosi all’idea che il suo libro possa essere classificato come una semplice fantasmagoria, un hellzapoppin’ o, ancor peggio, una buffa narco-irrazionalità. E giustamente, direi, visto che ci troviamo di fronte a una narrativa di estremo rigore scientifico (fatto estremamente raro) che si sviluppa su due piani paralleli molto complessi.
Il romanzo, prima ancora che calarsi nella trama avventurosa e nel suo esplosivo umorismo, raccoglie la sfida della narrativa scientifica, ovvero di quel paradigma instabile che tenta di vedere la cultura scientifica e quella umanistica come elementi complementari di un’unica cultura, senza praticare contrapposizioni o teorizzare ambigue graduatorie. In Italia, in particolare, la lezione di Benedetto Croce ha influito non poco ad alimentare questa separazione e contrapposizione, nonostante molti intellettuali di rilievo, da Galileo Galilei a Giacomo Leopardi, e poi Italo Calvino, Primo Levi, Sebastiano Vassalli e Paolo Volponi, avessero praticato una ricerca culturale unitaria, cercando di comprendere e narrare gli aspetti scientifici che sono intrinseci alla nostra realtà, del mondo politico e produttivo, e del modo in cui ci siamo evoluti per percepirli. Tuttavia Cosmix Bandidos procede oltre rispetto alla rappresentazione della scienza e delle sue contraddizioni, che è tipica della fantascienza, per intraprendere un percorso molto più difficile, ovvero di applicare le leggi della fisica atomica alle persone e alle loro relazioni, in buona sostanza allo sviluppo della trama. Le leggi che costituiscono l’ossatura della fisica quantistica, sviluppatesi a partire dal 1900 con gli studi di Max Plank, sono contro-intuitive. Il primo a intuirlo è stato Albert Einstein che, nel suo importante articolo del 1911 dedicato al calore specifico dei solidi, aveva scritto: “non diversamente dalla meccanica, il nostro elettromagnetismo è inconciliabile con l’esperienza”. Questa e altre osservazioni hanno comportato che lo studio teorico dei comportamenti subatomici dovesse sfruttare un approccio logico-matematico e che il fisico dovesse astrarsi dalla propria esperienza quotidiana se intendeva intuire la realtà dell’infinitamente piccolo. In Cosmix Bandidos, storia edificante di eccessi d’uso di stupefacenti, sbornie colossali, festose ed eccessive sparatorie, gli umani si comportano come se fossero particelle elementari, seguendo leggi diverse da quelle della nostra esperienza macroscopica, sottoposti ad altri principi, non ultimo quello di Heisenberg. Forse solo il film A serious man (2009) dei fratelli Coen raggiunge i livelli di rigore scientifico quantistico, e conseguentemente di comicità, dell’ormai classico di Weisbecker e del gioco continuo su indeterminazione, dualità felina di Schroedinger e la Many Worlds Interpretation di Hugh Everett e Bryce S. DeVitt, con i suoi fuochi artificiali di universi multipli. Complici le droghe e l’alcool, i mondi scovati dalla matematica si schiudono davanti agli occhi dei narcotrafficanti protagonisti di Cosmix Bandidos, allegri fuorilegge che, per un qualche motivo, riescono a comprendere la teoria e, genialmente, la vedono manifestarsi all’interno della loro stessa vita. Con buon gioco di Einstein, sono i paradigmi del microscopico che, grazie ai bandidos, diventano macroscopicamente visibili manifestando i loro paradossi per tutto il romanzo.