Lorenzo Palloni, La Lupa, pp. 192, SaldaPress, euro 22,00 stampa
Davvero sorprende questo fumetto sceneggiato e disegnato da Lorenzo Palloni e colorato da Luca Lenci, un quadrato dalle lingue di fuoco che sembrano sfuggire dal perimetro della copertina, e tra le fiamme una sagoma scura che sembra incurante del calore, della luce e del dolore che la circonda. Magra, capelli corti, guanti piombati, la Lupa guarda il lettore dritto negli occhi attraverso due feritoie bianche. La copertina raccoglie in sé una serie di promesse e spunti che la storia affronta appieno, senza alcun compromesso, muovendosi tra la sottile linea di demarcazione tra la violenza e l’empatia che il lettore, pagina dopo pagina, prova per la protagonista. Così è il noir, la capacità di raccontare una storia dell’inevitabile incontro tra una persona e il male, uno sprofondare lento che comprendiamo inevitabile, il guardarsi indietro e scorgere, uno dopo l’altro, gli errori sempre più grandi e l’impossibilità di sfuggire a quella situazione umana. Penso alla trilogie noir di Lèo Malet e a tutte le storie di Jean-Patrick Manchette, a quel mondo dove la morale è stata sconfitta dalla durezza della vita, dalle occasioni perdute, dal progressivo sgretolarsi della vita borghese e delle sue soddisfazioni patetiche e narcotizzanti. Così il noir si pone, inconciliabile, all’estremo opposto del poliziesco, con i suoi commissari buoni, onesti e antifascisti che si ergono a difesa di un sistema di regole che assolutamente non esiste nella realtà. E allora comprendiamo perché opere strane e controcorrente come Romanzo criminale e Suburra di Giancarlo De Cataldo o un film come Anime nere di Francesco Munzi siano, alla fine, molto più realistici e veri di altra letteratura consolatoria che offre solo miti contemporanei sempre più vuoti. Se invece ci addentriamo nella storia de La Lupa, è come se stessimo spiando dalla finestra, scostando timidamente una tenda, e osservassimo la verità della nostra vita e, soprattutto, della vita degli altri.
Curiosità, imbarazzo, tristezza e apprensione si alternano sfogliando queste pagine dove la retinatura segna ogni pagina inseguendo le ombre e dove i nove riquadri compongono unità di montaggio perfette e parallelismi eleganti. A ogni pagina si avvia una nuova prospettiva, si incontra un nuovo ambiente e la storia di Giger, più di una qualsiasi Nikita tutta superfici, ci coinvolge perché, proseguendo, anche noi lettori superiamo dei limiti. Ginger deve riscuotere le rate dei prestiti da persone che non hanno i soldi, e per compiere questo lavoro picchia, tortura, tormenta, terrorizza. Ginger fa paura perché è in grado di superare ogni volta la sfida della violenza, è capace di superare i limiti pur di portare a termine il suo lavoro, alterando ogni proporzione razionale tra il danno è l’entità che deve riscuotere. Ma Ginger, quando abbandona momentaneamente il suo sporco lavoro, è una moglie premurosa e una madre affettuosa. La sua famiglia ignora la sua crudele identità notturna e questa schizofrenia piccolo borghese sembra resistere alle intromissioni sempre più frequenti della verità. E alla fine l’intercapedine tra le due realtà si assottiglia e s’infrange. La tragedia è due mondi inconciliabili che si mescolano, si abbrancano fino a sanguinare.
Lorenzo Palloni è stato autore di belle storie fantastiche e di fantascienza come Un lungo cammino, Scary Allan Crow, 365, Mooned e Istantly Elsewhere, poi una storia politica The Corner, ma con La Lupa raggiunge il cuore di quell’immaginario italiano che solo il noir può intuire, quello della tragedia nell’appartamento a fianco, nella strada sotto casa, quel malessere che sta dentro e che viene nascosto in nome del decoro. Insomma quell’Italia che non amiamo vedere e ascoltare, che non vorremmo che ci sfiorasse e che invece sta tutta dentro un fumetto tutt’altro che innocuo.