Tutta la conoscenza del mondo

Oliver Sacks, Il fiume della coscienza, tr. I.C. Blum, Adelphi, pag. 224, euro 19,00 stampa, euro 10,99 ebook

Leggere saggi di divulgazione scientifica che siano fruibili dai non addetti ai lavori non è sempre semplice: trovare un linguaggio che non sia troppo semplicistico e comprensibile, senza che il lettore sia obbligato a ricercare continuamente il significato di termini specialistici, ma sia anche in grado di esporre chiaramente il punto di vista del ricercatore, è un’occasione per chi vuole approfondire tali tematiche.

Nonostante alcune posizioni antiscientifiche trovino oggi credito in un pubblico che non esiterei a definire pericoloso (no vax, seguaci dell’omeopatia), o pressappochista (adepti delle discipline new age, integralisti vegani), credo che l’efficacia di cure e di qualsiasi scoperta debba essere dimostrata empiricamente. Oliver Sacks, scomparso a New York nel 2015, neurologo e psichiatra, ha compiuto le sue ricerche in ambito multidisciplinare, incrociando nei suoi studi, come vedremo in questi scritti che ha lasciato dopo la sua morte, botanica, anatomia animale, chimica, storia della scienza, filosofia e psicologia.

Basando le sue ricerche su osservazioni ed esperimenti, ci offre, ne Il fiume della coscienza, uno sguardo d’insieme sull’evoluzione dell’universo, dell’uomo e dei suoi organi. La coscienza come un fiume perché, afferma lo scienziato inglese partendo da un assunto di James Mill, se fosse discontinua, una sequenza di immagini separate e l’uomo vivesse soltanto il momento presente, senza ricordi, la conoscenza non esisterebbe e probabilmente anche la vita stessa sarebbe impossibile.

I debiti di riconoscenza con Newton, Darwin, Galilei, Einstein e Freud – di cui l’autore ci svela l’inizio di carriera come neurologo –, sono immensi, e se possiamo dire che le loro scoperte, prima o dopo, sarebbero venute alla luce, possiamo anche affermare che la scienza non sarebbe ai livelli attuali e probabilmente avrebbe preso strade diverse se le stesse fossero arrivate in un momento successivo.

Difficile parlare esaustivamente di un libro che allargherebbe la cultura generale di chiunque, che renderebbe meno oscuri aspetti dell’evoluzione della vita, del sistema nervoso, della psiche. Oliver Sacks ci illustra come la velocità del tempo sia un fattore soggettivo, dovuto alle condizioni cliniche delle persone, come il tessuto nervoso e la coscienza di cellule nervose degli animali e piante sia a un livello evolutivo solo più basso, ma non diverso da quello umano. La fallibilità della memoria, ci dimostra l’autore, può dare forma a plagi involontari così come ricordi indotti possono diventare reali a tutti gli effetti.

E se il talento nasce come imitazione, preceduto da un periodo di esercizio, ripetizione, acquisizione e perfezionamento delle attività, se i fraintendimenti dell’udito possono creare, a volte, una situazione positiva o imprevedibile, si può comprendere come l’evoluzione, allo stesso modo della vita di ognuno di noi, sia il risultato di coincidenze e condizioni che, se tornassimo indietro, non si ripresenterebbero mai allo stesso modo. L’evoluzione è un fiume e noi, genere umano, siamo imparentati con tutte le altre forme di vita e siamo il risultato di tutta la conoscenza del mondo fin dalla sua nascita. Affermazione, questa di Sacks, che non può non far tornare in mente l’atmosfera di Deserto d’acqua o, se volete, Mondo sommerso di James G. Ballard, uno dei romanzi più riusciti e visionari dello scrittore inglese.

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