Parole e frasi da un semi-vivo

Thomas Ligotti, Il mio lavoro non è ancora finito, tr. Luca Fusari, Il Saggiatore, pp. 215, euro 22,00 stampa

In una delle interviste incluse in Nato nella paura, la raccolta di conversazioni e commenti sulla propria opera che Il Saggiatore ha pubblicato l’anno scorso, Thomas Ligotti definiva il suo unico romanzo, My Work Is Not Yet Done, “più convenzionale e realistico, come i film horror commerciali… la deviazione dalla norma”. Lo scrittore di Detroit si riferiva alla differenza marcata del testo in questione dai racconti che hanno segnato gli inizi della sua carriera letteraria, quella definitiva presa di distanze dalla realtà delle derive allucinatorie che compongono le sue prime antologie, I canti di un sognatore morto, Lo scriba macabro e Nottuario. “Inoltre, la storia del personaggio principale era più o meno la storia dei guai che stavo patendo all’epoca sul posto di lavoro”, aggiunge lo scrittore, denunciando una componente autobiografica del tutto assente nella sua narrativa precedente. Mentre medita una vendetta sanguinosa contro i colleghi che lo hanno tradito ed emarginato, Ligotti scrive il suo breve romanzo di corsa, compulsivamente, in appena tre settimane. “È chiaro quindi che non stavo soltanto sperimentando con del realismo formale. Stavo placando la mia sete di sangue in uno stile adatto alla mia ispirazione”. La terapia letteraria funziona e l’incubo si scarica sulla pagina esorcizzando il demone reale: “Mi sono reso conto di quanto poco gratificante sarebbe stata la vendetta, in fin dei conti. Ci è voluto un po’ perché questa consapevolezza si facesse largo nella rabbia maniacale. Alla fine sono giunto a una conclusione: la miglior vendetta è dimenticare. E l’ho fatto, dopo essermi licenziato”. Un doppio successo dunque.

Ligotti inventa così, quasi per caso, il cosiddetto corporate horror – come suona il sottotitolo dell’edizione originale del libro uscito nel 2002, Three Tales of Corporate Horror – e apre la via su un nuovo territorio creativo i cui numi tutelari sono sia Franz Kafka sia H.P. Lovecraft, un “incubo aziendale” in cui più esplicitamente poter declinare la propria visione politica, un socialismo da sempre rivendicato: “non sono un avido capitalista o aziendalista […]. Io sto dalla parte dei tanti, non dei pochi. Secondo me, e l’ho detto in maniera più colorita in My Work Is Not Yet Done, la tragedia del capitalismo e delle sue grandi aziende è che sono obbligati a dare il minimo in cambio del massimo. In generale i loro interessi non sono umani, in nessun senso significativo”. Questa geniale prospettiva di horror “politico” – che rappresenta, a giudizio di chi scrive, anche se i “ligottiani” più integerrimi non saranno d’accordo, il momento più alto e originale della sua sempre ragguardevole produzione letteraria – non si esaurisce con l’opera del 2002, ma prosegue negli anni seguenti in una delle raccolte più recenti dell’autore, Teatro grottesco, in racconti come “Il responsabile cittadino”, “La Torre Rossa”, “A favore dell’azione punitiva”, “Il nostro supervisore temporaneo”, fra i suoi più sorprendenti e diversi. Ligotti pur non tradendo l’ispirazione che lo ha reso noto e particolare, si rinnova, cambia, aggiunge ulteriori artigli alla sua grinfia stretta ad abbrancare il tenebroso nulla che pervade un universo insensato e crudele, per dirla con un verso di Giacomo Leopardi – poeta ben conosciuto e ammirato dallo scrittore italoamericano – un altro modo per bestemmiare contro “il brutto poter che, ascoso, a comun danno impera”.

I riferimenti colti, letterari e filosofici, cui Ligotti attinge si rendono qui ancora più evidenti: non solo il canone gotico e pulp, non solo Edgar Allan Poe e Lovecraft, ma anche Leopardi e Arthur Schopenauer, Kafka, Samuel Beckett, Bruno Schulz, Thomas Bernhard, Danilo Kiš. La prosa ricca e complessa, la sottile vena di sarcasmo e umorismo nero, la disperante concezione metafisica che sostanziano i testi, collocano Ligotti piuttosto lontano dalla tradizione della prosa americana moderna e postmoderna, e piuttosto vicino alla linea più estrema del pensiero negativo europeo. Quanto riduttiva (per quanto nient’affatto impropria) possa risultare la categoria di horror applicata allo scrittore, è stato dimostrato, fra l’altro, anche dal suo lungo e ormai rinomato saggio filosofico La cospirazione contro la razza umana.

Così anche la storia di Frank Dominio, chiamato con disprezzo Domino dai colleghi, sfuma dal realismo all’allucinazione e dal weird tale al conte philosophique, abbordando contemporaneamente la denuncia sociale, la ghost story e la metafora esistenziale. Gli scenari desolati, i paesaggi urbani in rovina in cui si svolge la vicenda, sono la trasposizione allucinatoria del degrado di Detroit – città in lento e progressivo disfacimento e abbandono – dove Ligotti è nato ed è vissuto per decenni, prima di trasferirsi in Florida (per chi ne cerchi una testimonianza visuale, anche il film di Jim Jarmush Solo gli amanti sopravvivono del 2013, offre un’analoga e intensa visione della ex megalopoli del Michigan, questa volta in chiave vampirica). Così Ligotti: “Tornando a piedi a casa avevo attraversato le tante ombre gettate da grandi alberghi, cinema, centri commerciali e palazzi di uffici, ciascuno riempito fino all’orlo, a suo tempo, dai sogni di un futuro che li aveva abbandonati tutti con una fretta imprevista, lasciandosi alle spalle soltanto monumenti negletti in un cimitero che nessuno, fatta eccezione per qualche fotografo di rovine, si dava più la pena di visitare. Il crepuscolo splendeva negli spazi fra un edificio e l’altro e ne illuminava le cime svettanti di luce color ambra, il colore dei soli al tramonto e dei mondi allo stremo”.

Alla novelette si affiancano due testi più brevi: “Ho un progetto speciale per questo mondo” e “La rete dell’incubo”; più laconico il primo, divenuto anche spunto per una collaborazione discografica di Ligotti con David Tibet e il gruppo d’avanguardia britannico dei Current 93, I Have A Special Plan For This World del 2000 (un sodalizio fecondo tra due spiriti affini: “Quel che apprezzo di più dell’opera dei Current 93 – ha dichiarato Ligotti – è la loro intensità visionaria assoluta e in particolare quel loro senso di morbosità e di disgusto per il mondo”, da parte sua Tibet ha replicato: “Per chiunque sia interessato al lavoro che ho prodotto con i Current 93 negli ultimi tredici anni, devo dire una cosa sola: leggetevi Ligotti”); più sperimentale ed episodico invece il secondo, vicino per ispirazione ai frammenti brevi e brevissimi di La Straziante Resurrezione di Victor Frankenstein.

Va tributato in chiusura un plauso alla casa editrice Il Saggiatore per aver ottimamente tradotto (plauso anche a Luca Fusari, il traduttore, naturalmente) e reso disponibile al lettore italiano l’opera praticamente completa di uno dei pochissimi scrittori viventi, dieci autori in tutto, a essere stati pubblicati nella prestigiosa collana Penguin Classics (anche se sulla nozione di “vivente”, probabilmente, Ligotti avrebbe da obbiettare, essendosi definito in qualche intervista solo “semi-vivo”). Non resta ora praticamente quasi più nulla di suo inedito in italiano – la raccolta poetica, straordinaria quanto deprimente, Death Poems del 2004/2013, la sceneggiatura Crampton del 2003, e pochissimo altro – a parte ristampare eventualmente le prime due raccolte, I canti di un sognatore morto e Lo scriba macabro, già pubblicati da una piccolissima casa editrice, Elara, e certo meritevoli di una distribuzione più ampia. Purtroppo la natura patologica dell’attività creativa di Thomas Ligotti impedisce allo scrittore una continuità regolare di scrittura: a quanto ci rivelano le sue interviste più recenti, nelle pause della sua depressione ha preferito in questi ultimi anni dedicarsi alla musica suonando la chitarra piuttosto che impegnarsi nella letteratura. Speriamo tuttavia che Il Saggiatore ci riservi, chissà, ancora qualche gradita sorpresa.

BIBLIOGRAFIA ITALIANA:
I canti di un sognatore morto, Elara libri, 2007
La fabbrica degli incubi (versione a fumetti dei principali racconti), Free Books, 2008
Lo scriba macabro, Elara libri, 2015
Teatro grottesco, Il Saggiatore, 2015
La cospirazione contro la razza umana, Il Saggiatore, 2016
Nottuario, Il Saggiatore, 2017
La straziante resurrezione di Victor Frankenstein, Il Saggiatore, 2018
Nato nella paura. Letteratura, Orrore, Esistenza, Il Saggiatore, 2019

DISCOGRAFIA
In a Foreign Town, in a Foreign Land (1997, CD, Current 93)
I Have a Special Plan for This World (2000, CD, Current 93)
This Degenerate Little Town (2001, CD, Current 93)
The Unholy City (2003, CD, Thomas Ligotti and Current 93)