Il mondo esiste, nel basso e alto delle stagioni, quando uno scrittore attento ne estrae la polpa proiettando sul telo filmico le immagini che non tutti vedono, al netto di un sonoro esistente o meno. Provvidenziale appare chi si esercita attraverso lo spazio di una rubrica che mette in moto lo sguardo, e subito dopo il pensiero. Fra ottimismi e adescamenti della parte buia, quotidianamente assistiamo alla scena di magmi e grumi la cui presenza dà prova di sé: senza tranquillizzarci (non è questo il compito di Teresa Cremisi, “entomologa” dell’umano) la compilatrice dispensa elenchi di storie lontane nello spazio ma adiacenti ai nostri sguardi forse stanchi e forse vicini alla resa dei conti.
Ogni settimana sul “Journal du Dimanche” (tabloid domenicale fondato nel 1948) Cremisi scrive seicento parole disposte a ragguagliare sullo spirito del tempo, ponendosi davanti all’ambizioso spazio di una foto panoramica. Una raccolta degli articoli è stata pubblicata da Gallimard nel 2021, e ora l’edizione italiana ne presenta cento di cui quasi la metà non è mai stata riunita in volume. La scelta appartiene all’autrice che spiega come non le sia stato possibile organizzarla per temi affidandosi alla fine a un ordine cronologico inverso, dall’articolo più recente al più vecchio. Guai al cosiddetto “quadro d’insieme”, che intanto e immancabilmente ci sottrae la visione, lasciandoci storditi dalla confusione del mondo attuale, dal demenziale frastuono in cui siamo immersi come strampalati clown.
La lettura di Cronache dal disordine ci avvicina alla erudita scomodità dei classici (Erodoto, per esempio, e Tucidide) la cui comprensione viene meno nell’area intellettiva low cost della stragrande maggioranza delle menti contemporanee. Prosegue poi lungo gli assi dell’informazione sportiva che include eventi pseudo-eroici e sedute ai bar pre/post-pandemici senza farsi sfuggire gli attacchi quotidiani a una Greta Thunberg sempre più adulta e ai miliardari pazzi che tentano l’assalto allo spazio fregandosene se astronauti (e cosmonauti) maschi e femmine un giorno verranno falcidiati dalle energiche radiazioni cosmiche. Il racconto dell’umano intento a disperdere l’attrezzatura cerebrale si accompagna alla perdita d’orientamento di bande d’elefanti divenuti girovaghi senza che se ne comprenda la ragione, a meno che non ci si convinca che luci led e manicaretti abbandonati nelle periferie siano irresistibili attrazioni per queste famiglie pachidermiche. Ma quali aliene ragioni potremmo mai trovare negli eccidi delle studentesse di Kabul? E, al netto di debite proporzioni, cosa pensare dei disagi dovuti a cellulari che ragionano a loro modo, delle sempre più tiranniche password, delle restrizioni governative giapponesi riguardanti le attività ludiche dei giovani, e delle diatribe sul “genere” legate alla traduzione di poesie?
Molte le domande seminate da Cremisi in ogni suo articolo, quando le cose da parassiti fastidiosi si trasformano in catastrofe a causa di teppismi umani ambigui o addirittura loschi. La condizione terrestre descritta dall’autrice di La Triomphante (Adelphi, 2016) – dove già una gran parte di mondo si vedeva attraverso un autoritratto disteso fra Oriente e Occidente – appare sempre più inclinata verso instabilità emotive, culturali e geografiche. Ma di tanto in tanto ci imbattiamo in queste pagine in un respiro profondo, ripetuto, che lascia al suo destino l’ansia classificatoria e volgare – facendo salire il sospetto che riposo e libertà, uniti a una fragile resistenza, il più delle volte rasentano il vero.