La strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 a Milano marca in modo indelebile la storia degli anni ’70 in Italia. La storia sociale, politica, delle lotte operaie e delle organizzazioni politiche ne viene influenzata in modo irreversibile.
Per capire il senso politico della strage bisogna pensare alla situazione italiana dell’epoca. C’era stato il ’68 che era continuato con il ’69 e il rinnovo dei contratti di lavoro nelle fabbriche con la saldatura fra gli studenti e gli operai. Nascono i gruppi femministi che rivendicano il diritto all’aborto, chiedono servizi per i bambini, e iniziano a porre la questione capitale della politicità del privato.
La strage di Piazza Fontana viene letta immediatamente da quella soggettività che si andava formando a partire dal ’68 come una strage di stato in difesa degli equilibri politici che erano messi in questione ogni giorno nelle officine, nelle piazze, nelle scuole, nelle case italiane. Il mandante – lo Stato – fu identificato politicamente immediatamente – al di là di ogni giudizio giuridico – in tutte le piazze, le fabbriche e le scuole italiane. Anche la parte più avanzata del Paese democratici, giornalisti e intellettuali si schierano e chiedono verità sulla strage. Iniziano massicce campagne per chiedere la liberazione dell’anarchico Pietro Valpreda e giustizia per la morte in questura di Giuseppe Pinelli.
La strategia della tensione non riuscirà a fermare le lotte operaie che porteranno allo Statuto dei Lavoratori nel 1970, al diritto allo studio per tutti con l’introduzione delle 150 ore, l’accesso all’Università generalizzato e vedranno il proprio apice con il contratto dei metalmeccanici del 1973.
È un fatto comunque che la storia giudiziaria di questo Paese non è riuscita e non ha voluto riconoscere e condannare i colpevoli.
UN LIBRO
Roberto Sturm recensisce Antonio Damiani, Maurizio Framba, Parole per Piazza Fontana. Biennio rosso, strage nera
UNA POESIA
Patmos di Pier Paolo Pasolini
UNA RICOSTRUZIONE
La cronologia della strage, 15 domande sulla strage ancora senza risposta e una bibliografia di Paolo Prezzavento