Darien Levani è uno scrittore albanese che scrive in lingua italiana. Nato nel 1982, vive a Ferrara dove pratica la professione di avvocato. I romanzi di cui parliamo, che sono stati pubblicati dalle Edizioni Spartaco, sono noir – anche se Tavolo numero sette vira decisamente verso il legal thriller –, e come tali indagano sulle ingiustizie e distorsioni della società.
In Toringrad, del 2016, il protagonista, Drini, un albanese ex studente di storia, ha lasciato lo spaccio di cocaina per gestire, a ventinove anni, un bar alla periferia di Torino con l’intenzione di uscire definitivamente dal modo della delinquenza. Ma il cognato che si trova nei guai, con cui era in affari precedentemente, gli chiede aiuto e lui, seppure controvoglia, non si tira indietro. La famiglia, l’onore e la lealtà sono priorità indiscusse nel mondo del crimine, e il tradimento non viene mai perdonato. Così comincia un’avventura che lo porterà più volte sull’orlo del baratro, con polizia e bande rivali che faranno di tutto per indurlo all’errore fatale.
La visione del nostro Paese da un punto di vista altro, in questo caso l’interno del mondo dell’illegalità e in quello della cultura albanese, rendo l’insieme più eterogeneo, lasciando tracce che offrono al lettore attento spunti di riflessione diversi dal solito. I veri protagonisti della storia sono il mondo della prostituzione, il riciclaggio del denaro sporco mediante attività illecite, le slow machine in testa, la dipendenza dal gioco e dalla droga, le periferie degradate e abbandonate delle grandi metropoli italiane come Torino e Milano, ricettacolo di delinquenza e povertà, e se il protagonista, alla fine, riesce in un modo o nell’altro a redimersi agli occhi di se stesso, non troviamo alcuna speranza per una società in cui l’indifferenza sembra essere il male peggiore.
Tavolo numero sette, pubblicato nel 2019, si svolge in un contesto completamente diverso. Invitato al pranzo di nozze da un collega, Stefano si trova tra commensali a lui sconosciuti, e la sua attenzione viene attirata da un uomo che sembra essere evitato da tutti gli altri. Si tratta del giudice Bordin, che tutti ritengono responsabile dell’assoluzione di un uomo che si è macchiato dell’efferato delitto di una donna e della figlia incinta. Durante il pranzo altri invitati cominciano a fare delle allusioni e il giudice, dapprima contrariato, non può fare a meno di esprimere il suo punto di vista e precisare i fatti che lo hanno portato ad assolvere l’indiziato.
È impossibile valutare un caso dall’esterno – afferma – senza tenere conto delle sfumature e delle piccole sbavature che possono presentarsi durante un processo, e il fatto che i mass media processino e condannino gli imputati sulla base di semplici supposizioni, senza tenere conto dell’insieme dei fatti, non aiuta l’opinione pubblica e spesso condiziona il regolare svolgimento del processo. Insieme a loro, seduti al tavolo numero sette, c’è una ragazzina di sedici anni, Deborah, svogliata e immersa nel suo mondo informatico, sempre col cellulare in funzione, apparentemente disinteressata alla conversazione ma che aiuterà Stefano, rivedendo le udienze su YouTube, a scovare il vero assassino.
Due romanzi di genere dal taglio classico, scritti con uno stile semplice e diretto, la cui qualità maggiore è la commistione di culture e punti di vista differenti. Una ulteriore dimostrazione che l’unione di esperienze diverse, in questo caso uno scrittore straniero che vive in Italia da anni, in letteratura come nella vita è fonte di arricchimento e maggiore comprensione del mondo.
Di Darien Levani sono stati pubblicati anche questi libri:
Solo andata, grazie. I popoli degli abissi, Besa Editrice, pp. 150, 2017, euro 14,00 stampa
Il famoso magico qukapik, I libri di Emil, pp. 160, 2011, euro 14,00 stampa
Una breve intervista a Darien Levani del 2010.