Steven Millhauser / Sketches lunari

Steven Millhauser, La notte dell’incanto, tr. Sonia Folin, Mondadori, pp.135, euro 17,50 stampa, euro 9,99 epub

Steven Millhauser, ultimo dei modernisti secondo la critica statunitense, vincitore del Pulitzer 1997 e autore di un racconto da cui è stato tratto un film di successo, The IllusionistL’illusionista. Scrittore poco conosciuto in Italia, le sue scommesse sul mondo visibile appaiono radicali e abilitano diversi passaggi fra realtà e finzione, tanto che il lettore incorre in una fantasia compatta e ardente che gli svela qualcosa di arcaico. Misteri amorosi che i protagonisti dei suoi romanzi regalano a piene mani, narrandosi a volte spudoratamente con lanci improvvisi di funi tra i diversi mondi.

In La notte dell’incanto, definita “novella”, alcuni abitanti di una cittadina del Connecticut si ritrovano immersi nella notte estiva, invasa da una luna quasi piena di pingue luminosità. E i fatti traboccano nei giardini fra le abitazioni, nelle vie deserte e silenziose, saturi dell’odore di erba tagliata e di salsedine dalla spiaggia a pochi isolati di distanza. E con i fatti, misteriosi, ipnotici, il chiaro lunare oltrepassa le veneziane e invade i corpi di personaggi le cui esistenze diversissime a un tratto interagiscono fra loro definendo conseguenze, sgomenti, rivelazioni finali.

Una combriccola di ragazzine entra nelle dimore altrui, trafugano oggetti insignificanti e lasciano bigliettini con su scritto “siamo le vostre figlie”. Un manichino, elegante e snello, sogna di evadere dalla vetrina dei grandi magazzini di Main Street. Le bambole abbandonate in soffitta maliziosamente si agitano. Nell’aria calda della notte una donna finalmente può respirare, irrequieta sente di dover andare in qualche posto lontana dalle case e dai garage, ma vorrebbe essere lassù nel bagliore lunare per osservare indisturbata la cittadina dall’alto. Il frinire dei grilli si mischia ad altri suoni. Un coro di voci invade le strade. I bambini si svegliano. Sulla spiaggia gli innamorati si abbracciano vicino all’acqua nerissima. Un cast di personaggi sognanti anima la notte luminosa, veri o fantasmi, desiderosi d’amore e di sesso, si toccano e si sfuggono mentre un pifferaio nei boschi compie la sua azione. Per alcuni la luna si trasforma in sorella generosa. E all’alba il riordino è immediato, la luna se ne va da un’altra parte. Il mondo torna a essere quello di prima. O forse no. Il giorno arriva dopo che le inquietudini hanno avuto il loro spazio per respirare.

Millhauser racconta queste esistenze in una sorta di Sogno di una notte di mezza estate, col favore di miti e leggende e una luna silenziosa che invade e insaporisce le menti del popolo cittadino isolato nelle proprie immobilità e desideri reconditi. La sua prosa appoggia il flusso e riflusso di vite sottilmente angosciate in teatrini affabili e talvolta impertinenti. Uno strumento di osservazione che trova nella splendida traduzione di Sonia Folin la giusta sensibilità fantastica. Un modo della letteratura in cui Millhauser sta benissimo, sapendo vergare in poche righe il carattere dei personaggi: rapidi sketch illuminano, al pari dell’implacabile luna, gli abitanti della cittadina da cui probabilmente mai potranno allontanarsi. Le notti incantate si ripeteranno a ogni inizio di plenilunio, non è scritto ma è come se l’autore ce lo suggerisse. Le chimere, lo sa lui e lo sappiamo noi, tornano sempre.