Una lussuosa villa in Versilia a pochi passi dal mare, un gruppo di amici storici che si riunisce per Capodanno, una clessidra che segna implacabile il tempo che scorre: sono questi gli elementi base con cui Simone Innocenti, scrittore e giornalista, costruisce un romanzo corale in bilico sui frammenti più fragili delle vite dei suoi protagonisti che, a turno, per il tempo di un capitolo, prendono la parola e raccontano il loro personale dirupo, lo strapiombo su cui sono affacciati in quella notte spartiacque, dopo la quale nulla sarà più come prima.
Gli invitati di Giulio e Francesca sono venti, e altrettanti sono i punti di vista che si susseguono in un caleidoscopio cangiante di prospettive, sentimenti, segreti, emozioni, aspettative che si rincorrono da una voce all’altra come tasselli di un puzzle necessariamente incompleto, che potrebbe trovare un’idea d’interezza solo in una visione più ampia e distaccata degli eventi, visione che tuttavia manca a ciascuno di loro, ognuno troppo concentrato a rimuginare sul proprio passato, sul proprio futuro. In attesa che l’eterno presente a cui la notte di Capodanno sembra condannarli, complice anche la consegna dei cellulari imposta all’ingresso dai padroni di casa, passi il più velocemente possibile.
Il romanzo di Innocenti somiglia molto a una pièce teatrale in cui, davanti a una scenografia fissa e sfarzosa, compaiono personaggi capaci di incarnare i diversi tipi umani: la bella, il malato, il ricco, l’invidioso, il religioso, l’escluso, il rassegnato, l’amante, e via dicendo. Ciascuno di loro appare quasi stretto nel suo ruolo e dunque incompiuto se preso singolarmente, mentre allo spettatore che osserva dalla platea è concesso il privilegio di notare, nella sinfonia delle diverse voci che sfilano sul palcoscenico – mai insieme, sempre una dopo l’altra in un ordine studiatissimo – la complessità umana nella sua sfolgorante diversità.
Segreti, tradimenti, confessioni, illusioni e delusioni scandiscono il ritmo di una trama che intreccia i ricordi alle riflessioni conducendo attraverso gli intricati gomitoli dei destini a un crescendo di suspense che culminerà in un finale a effetto, anche in questo caso un vero e proprio coup de théâtre.
A fare da filo conduttore, il simbolo del tempo per eccellenza: la clessidra. Laddove un orologio si limiterebbe a misurare meccanicamente l’avanzare delle ore, la clessidra scandisce visivamente l’irrimediabilità dell’esaurirsi di ogni attimo, e insieme ai granelli di sabbia cadono sconfitti gli amori, le speranze, le promesse. Nella notte di passaggio al nuovo anno, tradizionalmente momento di vecchi bilanci e nuovi propositi, l’immagine della clessidra dilata la sensazione d’impotenza davanti allo scorrere di un tempo che, insieme alla giovinezza, sembra essere scivolato via troppo in fretta dalle dita dei protagonisti. Che fortuna sarebbe, allora, poter, anche solo per un istante, fermare quella clessidra, far riposare lei insieme agli stanchi protagonisti di un dramma che, nelle diverse sfaccettature in cui si presenta la vita, arriva a toccare tutti. Eppure, anche quella, non sarebbe che un’illusione, forse la più grande, poiché appena il conto alla rovescia ripartirà, il tempo accelerato della villa in Versilia sarà pronto a esplodere, trascinando con sé i suoi esterrefatti ospiti.
In uno stile ritmato e cangiante come lo sono i suoi personaggi, Innocenti tratteggia l’affresco mobile di una generazione agiata in bilico tra vecchi valori e nuovi desideri, forte nei sentimenti ma incapace di fare i conti con lo scollamento tra le promesse dell’adolescenza e la realtà a lungo posticipata dell’età adulta. E oltre ai numerosi tipi umani che si susseguono nell’opera, un altro personaggio, silenzioso ma eloquente, è in grado di emanare tutto il fascino e la decadenza di un mondo che è già scomparso, ma ancora non lo sa: è la villa stessa, nel suo sfarzo fuori tempo, a essere la perfetta incarnazione di un presente incastrato, come un granello di sabbia, tra le due metà di una clessidra. Ma da qualsiasi lato essa verrà capovolta, il granello non potrà far altro che cadere.