Cory Doctorow. Siamo uomini, donne o supereroi?

Cory Doctorow, Radicalized, tr. Dafne Calgaro, Mondadori, pp. 320, euro 15,00 stampa, euro 7,99 epub

Arriva anche in Italia, non proprio a tempo di record, questa raccolta di quattro racconti lunghi dello scrittore canadese Cory Doctorow, tra i protagonisti della nuova fantascienza anglofona, le cui copertine non sono quasi mai identificabili come letteratura di genere: non solo perché la definizione science fiction non appare, ma perché rifuggono da quell’iconografia che tra il periodo delle riviste pulp nella prima metà del secolo scorso e oggi, non ha vissuto un’evoluzione grafica incoraggiante.

In particolare, Doctorow si è dimostrato vicino non solo agli impulsi di svecchiamento e riforma di un mercato editoriale ingessato e di un fandom imbalsamato in rituali ormai anacronistici, ma anche vicino a subculture derivate dalla diffusione del web – hacker, Maker, fautori del creative commons. È quasi un cult il suo Little Brother (tradotto in italiano nel 2009 con il titolo X per Newton Compton, e con il titolo inglese da Multiplayer nel 2018) che fin dal titolo ammicca a Orwell: vi si racconta della resistenza di un gruppo di giovanissimi hacker contro un governo totalitario che si è instaurato negli Usa. Molto più vicini a noi sono i racconti di Radicalized, che esasperano tendenze antidemocratiche già presenti nella società americana.

Quella di Doctorow non è letteratura a tema, benché il contenuto politico prevalga nettamente sulla ricerca linguistica; la sua capacità di costruire protagonisti veri, empatici, persino quando hanno una funzione palesemente negativa, evita uno schematismo bianco/nero che non esiste nella società attuale né esisterà domani, con buona pace dei fan del genere distopico. E non c’è dubbio che Radicalized si collochi di diritto sul fronte della letteratura civile, anzi persino un po’ oltre, considerata la vicinanza alle controculture.

Un’immaginazione fervida e potente, guidata da una lucida indignazione. Pane non autorizzato racconta una magnifica storia di resistenza nonviolenta contro una pratica distorta che immagina per il futuro del “libero mercato”: l’applicazione a piccoli elettrodomestici di uso comune di un software che permette soltanto l’utilizzo di prodotti distribuiti dall’industria stessa, come farina di un certo tipo per il fornetto, detersivi di una determinata marca per la lavastoviglie e così via. Naturalmente i prodotti si trovano solo a prezzo maggiorato. La storia racconta della ribellione “per necessità” degli immigrati ospitati in un grande complesso residenziale di Boston contro questo stato di cose, l’hackeraggio domestico grazie a tutorial trovati in rete, e il braccio di ferro legale che ne segue, con il sistema giudiziario che non offre ai consumatori salvaguardia contro le prevaricazioni del mercato.

Minoranza modello è un racconto che parte da una premessa pulp: un contrasto interessante che evita il pericolo del kitsch, regalandoci un testo di severo impegno civile. L’elemento fantastico è rappresentato dal protagonista, l’American Eagle, che come Superman è in realtà un extraterrestre praticamente immortale che mette i suoi poteri al servizio della giustizia, della legalità, dell’America; tutto cambia però quando decide di intervenire per salvare un uomo di colore da un ingiustificato pestaggio condotto da quattro poliziotti. Improvvisamente il difensore dei deboli diventa una minaccia contro le istituzioni, contro la legge, contro l’America, s’intestardisce e continua a verificare che l’uomo non rimanga vittima di ulteriori soprusi. Ma il razzismo è così radicato, il sistema della prevaricazione ha sviluppato così tanti anticorpi, che anche un superuomo incontra difficoltà sovrumane per sostenere le ragioni dei deboli.

Radicalizzati, il racconto che dà titolo alla raccolta, è quello destinato a rimanere più a lungo nella memoria del lettore: una storia in bilico tra tensione etica e indignazione personale, che esplicita la difficoltà di stabilire un confine tra giustizia e vendetta. Ruota intorno alle distorsioni del sistema sanitario negli Stati Uniti, in balìa delle assicurazioni private; il punto di vista, a differenza del primo racconto, è strettamente individuale, così come le soluzioni individuate dai protagonisti: naturale quindi che l’attenzione dedicata ad azioni terroristiche consegni il racconto a un finale meno ottimista dei due precedenti.

Nel quarto e ultimo racconto, La maschera della morte rossa (titolo che ammicca a Edgar Allan Poe, e spiega in parte un elemento non spiegato nella storia), l’azione individuale è destinata a un fallimento ancora peggiore. Lo scenario è un classico della fantascienza: la dissoluzione dello stato, stavolta causata da una improvvisa (ma prevista da qualcuno) crisi economica. Il protagonista ha predisposto in un luogo desertico un rifugio per sé e per una trentina di conoscenti, dove attendere che le cose si sistemino. Le misure che prende il protagonista sono tratte da qualche classico della science fiction post catastrofe: cibi conservati, armi, metodi per passare il tempo. La letteratura si scontra però con la realtà, e anche se il finale non è esplicito, si intuisce che l’iniziativa individuale, e individualista, è perdente nei confronti dell’azione solidale.

Questo è in sostanza il messaggio di Doctorow: il vero problema dell’America di oggi è l’individualismo, la vera soluzione ai suoi problemi è nell’agire collettivo. Per dimostrare la sua tesi, in tre racconti su quattro sceglie personaggi dalla mentalità solitaria, ma la conclusione è inevitabile: tutti i fantastici eroi della fiction americana sono una menzogna, sono parte del problema anziché la sua soluzione. Hollywood non è più lo specchio glamour del sogno americano, anzi è l’american dream a essere diventato il simulacro di sé stesso, un prodotto dell’entertainment da vendere a un pubblico di creduloni, una fabbrica di menzogne da rifilare a caro prezzo agli orfani dell’Impero.

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