Urbano, punk, lisergico, queer: non ci sono forse aggettivi più adatti per descrivere Splendidi reietti, la graphic novel dell’autore cinese che si firma come Seven, portata in lingua italiana dalla traduttrice Martina Caschera (con un interessantissimo commento traduttologico in postfazione) per i tipi di add, editore che si sta dimostrando pregevolmente attento alle novità letterarie in arrivo dalla Cina. Per qualcuno sarà una sorpresa, si spera piacevole, scoprire dell’esistenza di un’attiva scena artistica underground che riesce a restare viva e operante nonostante i ben noti e asfissianti limiti.
La storia segue le peripezie esistenziali di Tian Fushi, studente animato da aspirazioni (velleità o ambizioni?) artistiche, dai modi beffardi e sprezzanti, che ostenta cinismo a ogni piè sospinto, ma che sotto la scorza imposta dalla vita rivela un animo profondo e curioso. La sensazione di questo “splendido reietto”, ora esplicita ora allusiva, di essere un fallito nella società in qualche modo riflette una condizione più generale in cui si possono riconoscere giovani cinesi cresciuti nel consumismo più spinto e sottoposti a pressioni sociali fortissime. Non a caso Tian Fushi è tratteggiato come l’esatto contrario del prototipo del giovane cinese del XXI secolo: single, senza un lavoro né progettualità, sovrappeso, gay. Proprio vivere incastonati in un eterno presente che sembra sempre ripetere sé stesso rende così difficile il viaggio psico-esistenziale del Nostro per fare i conti con la propria esperienza e rimettere insieme i tasselli del proprio personale mosaico: “A volte una parte di te va avanti, ma un’altra rimane indietro e muore nell’incendio”.
La storia è un trip attraverso il labirinto nichilista in cui il protagonista e voce narrante tenta disperatamente di trovare questa strada, senza un filo di Arianna ad aiutarlo, ma solo i cocci della vita da ricomporre e lavare dai rimorsi. È un labirinto di rapporti incentrati su passioni sfuggenti e temporanee e basati sul sesso, che Tian Fushi al tempo stesso ricerca e respinge, privilegiando attività con sconosciuti anziché affrontare relazioni stabili e realmente desiderate. Il sesso dunque non è solo metafora della fuga del protagonista dal confronto con sé stesso, ma anche simbolo dell’irresistibile senso di alienazione esistenziale che rappresenta l’altra faccia dell’era delle riforme di mercato. Le forme di microcapitalismo erotico (incontri online, club dalle luci sfavillanti, uomini d’affari a caccia di giovani amanti) si mischiano al non detto della frustrazione queer, affogata da Tian Fushi in un vortice di psichedelia.
Fa da sfondo un’ambientazione urbana dalle forti tonalità punk, con tavole che sembrano colorate dal neon delle luci sfavillanti della città o dalle ombre dei suoi bassifondi. Ai più vasti paesaggi urbani si alternano scenari psichedelici, volti e forme sono spesso volutamente deformati, e si ravvisa un uso molto sapiente – spesso cinematografico – delle luci, dello spazio a disposizione e del ritmo, con una struttura narrativa molto interessante fatta di continui flashback e flashforward. Per giungere a un finale non meno spiazzante del resto della trama.