After Sappho – in questo tempo poco ameno, alcune “felici” hanno cambiato il proprio nome in Saffo, riversando i Frammenti che ci sono giunti dal mondo antico sulla testa di uomini che non possono testimoniare quanto a essi è proibito: perché sconsideratamente non avvezzi alla comprensione, e alla coscienza, dell’amore. Uno studioso e traduttore come Ugo Pontiggia ha scritto che per fortuna alcune interpretazioni sono cadute in “assoluta disgrazia”. Manca agli uomini il lessico perché possano assumere alcunché della cura per la vita umana adottata da Saffo, e compresa in unione con le discendenti verticalmente giunte fino a noi nell’ordito epocale d’inizio Novecento. Una donna dell’antichità aveva trovato le parole, e nei primi decenni del secolo scorso i destini di donne “moderne” hanno saputo intrecciare la loro vita con le loro opere definendosi quel che sono.
Donne fra donne perché già Saffo compose il proprio campo di forze, tanto che abbiamo ancora oggi ricordo della sua azione: un futuro che nel presente è trasportato direttamente dove? A cavallo fra Otto e Novecento ecco Anna Kuliscioff, Sibilla Aleramo, Eleonora Duse, Lina Poletti, Virginia Woolf, Gertrude Stein: giungono al cuore della ricerca che Selby Wynn Schwartz ha compiuto sciogliendo l’identità di queste donne queer in un “noi” capace di parlare oggi e di sfidare l’imperante patriarcato. I Frammenti di Saffo possono unire le fasi iniziali di due secoli, dopo i millenni trascorsi, allacciando frammenti di biografie di donne i cui destini diventano il coro portante dell’odierna realtà.
Dalla classicità al modernismo, la “merce” poetica non è mercantile ma si accomoda con precisione in un’economia dell’abbraccio, dello scambio d’amore, teso a conciliare fra gli umani, donne e uomini, qualità e oggetti incompatibili: viene in mente il lavoro di Anne Carson riguardante la Recherche, attraverso cui chi si trovasse a passare per il monumento proustiano vorrebbe baciare in egual modo Albertine e Marcel. Sia chiaro: in Le figlie di Saffo gli uomini scompaiono, l’autrice in una intervista confessa di averlo fatto per cattiveria, restituendo quello spazio già sottratto per secoli da coloro (maschi) che hanno disprezzato il campo di libertà di donne in mezzo ad altre donne, e represso diritti fondamentali.
Verso un mondo sprofondato negli abissi della nostra disamorata Terra, questo libro estroflette un’onda di pensiero ben lontana dalla prepotente storia che sembrava (per molti aspetti lo è tuttora) richiusa in uno sguardo prigioniero di inattendibile mascolinità. Sono passati quasi cento anni dalla stesura di Orlando, ma il suo futuro si scontrerà su una barriera, perché il mondo sta finendo e l’avvento di Orlando (come persona fisica volubile a ogni risveglio) resterà un esperimento alchemico vincolato al Novecento. Ma forse nel multiverso la biografia scritta da Woolf riuscirà a moltiplicarsi all’infinito. E la moltitudine di Saffo potrà dire: “noi siamo in un mondo che non abbiamo mai dimenticato”.