L’ottima Venexia Editrice di Roma, partita in sordina diversi anni fa e divenuta nel tempo la migliore e più interessante fra gli editori specializzati in esoterismo, occultismo, magia e discipline affini, ripubblica in questi giorni un classico dedicato alla psichedelia e alla ricerca nel campo della botanica enteogena. Si tratta del volume Piante degli dei, opera dei due massimi ricercatori nel campo, l’etnobotanico statunitense Richard Evans Schultes (1915-2001) e il chimico svizzero Albert Hofmann (1906-2008) – famoso soprattutto per aver sintetizzato l’LSD e aver isolato i principali alcaloidi dei funghi psichedelici, come la psilocina e la psilocibina – un testo uscito nel 1979 sotto il titolo originale di The Plants of the Gods: Their Sacred, Healing, and Hallucinogenic Powers, rivisto in una seconda edizione ampliata del 2001 dall’antropologo tedesco Cristian Rätsch (1957- 2022) – grande amico di Hofmann e dell’artista visionario Hans Ruedi Giger, il creatore del design di Alien – che lo ha aggiornato e attualizzato portandolo al successo di quasi venti riedizioni consecutive nella versione in tedesco e in inglese.
Un volume a dir poco sontuoso per la ricchezza dell’apparato fotografico e iconografico che Venexia riporta in libreria, dopo una prima edizione del 2021, in tutta la sua bellezza. Si tratta di un vero e proprio dizionario e atlante enciclopedico che, oltre a schedare e classificare 97 piante allucinogene, con rispettiva immagine, genere, nome botanico e nome comune, famiglia di appartenenza e distribuzione geografica, aggiunge per le principali categorie botaniche una serie di saggi approfonditi e ampiamente illustrati sulle proprietà specifiche e la diffusione d’uso. La tassonomia riprende quella del Phantastika, trattato pionieristico del farmacologo Louis Lewin (1850-1929), integrandola con le scoperte più recenti di Hofmann: in questo ricorda la mastodontica trilogia di Dale Pendell (1947-2018) – Pharmako/Dynamis, Pharmako/Poeia, Pharmako/Gnosis (volumi tradotti e pubblicati in italiano da ADD Editore rispettivamente nel 2023, 2022 e 2021) – ma là dove questa resta un’opera soprattutto poetica e una sorta di grimoire stregonesco, talvolta un po’ eccessivo e potenzialmente pericoloso se preso alla lettera, l’atlante etnobotanico di Schultes, Hofmann e Rätsch, si mantiene nei limiti composti della ricerca scientifica e della documentazione accademica senza esternazioni o enfasi psiconautiche.
Schultes in particolare, infatti, non era un fanatico dell’esplorazione psicoattiva fine a sé stessa; sebbene avesse contribuito all’era psichedelica con le sue scoperte, mostrò diffidenza e quasi disprezzo personale per molti dei suoi sostenitori troppo entusiasti, respinse decisamente il guru dell’LSD e collega professore di Harvard, Timothy Leary, ironizzando sulla sua incompetenza botanica e sul fatto che sbagliasse a scrivere i nomi latini delle piante e quando lo scrittore beat William Burroughs gli descrisse le sue visioni con l’ayahuasca come un’esperienza metafisica sconvolgente, Schultes rispose ironico: “È divertente, Bill, ma tutto ciò che ho visto io sono stati i colori”. Insomma, secondo questa linea ispirata da Schultes, il libro non indulge in facili esaltazioni psicotrope e analizza i fatti in termini oggettivi, dal punto di vista farmacologico e botanico e da quello storico-antropologico nell’uso tradizionale delle piante magiche presso i popoli dell’antichità e quelli non occidentali. Non si tratta quindi di una guida avventurosa o avventuristica per lo psiconauta ma di un testo rigoroso di studio e di documentazione strettamente scientifica.