Saverio Simonelli, giornalista e scrittore, è uomo colto, appassionato e cultore di musica classica e di cultura germanica del secolo XIX. Ne conosce bene la lingua, tanto da aver esercitato con successo anche il mestiere di traduttore. Ha studiato la vita e le opere dei grandi musicisti dell’epoca, che si spostavano frequentemente per le più importanti città europee: da Vienna a Ginevra, dal Belgio a Praga, Roma, Dublino, Parigi, Berlino, Weimar, la Romania, l’Irlanda e l’Ungheria. Naturalmente, nel bagaglio a sua disposizione vi sono anche le storie e le biografie degli scrittori dello stesso periodo. In questo quadro, così esteso e vario, Simonelli ha recentemente deciso di scegliere tra tutti costoro alcuni personaggi e di raccontarci una storia tra cronaca e letteratura. La vicenda sembra muovere i primi passi come una sorta di esercizio o divertissement poi però diventa un vero romanzo con intrecci e passioni a volte tristi a volte gioiose. Ne è nato L’infinito non basta, romanzo storico che racconta la vita di Franz Liszt ma non solo. Tutto è affidato alla ricostruzione che ne fa Herman Grimm, un signore dall’aspetto vagamente mazziniano che non è altri che il figlio di Wilhem Grimm fratello minore di Jacob, insieme celeberrimi linguisti, autori delle fiabe per bambini note in tutto il mondo. Herman parte da Roma, città da lui molto amata, come amata era anche dagli altri artisti romantici, soprattutto inglesi e tedeschi, per mettersi sulle tracce del grandissimo pianista. Così possiamo assistere all’avvicinamento del giovanissimo Liszt al grande Beethoven, assai diffidente verso i “giovani prodigi”, ma che poco dopo si dovrà ricredere all’ascolto di tanta virtù musicale. Beethoven infatti aveva un terribile padre tiranno e alcolista che, da bambino, lo portava in giro dicendo che era più giovane della sua età proprio per aumentare l’effetto sorpresa nel pubblico degli uditori, ammirati dai suoi prodigi.
Il libro si sofferma sul suggestivo contesto dell’epoca, protagonista non secondario delle vicende narrate: pieno romanticismo, grandi innamoramenti, grandi sogni, grande tristezza, gioie improvvise e di breve durata, ma un fortissimo culto del bello: Roma, i classici greci e latini, la bellezza della natura. All’interno di tutto questo c’è la vita, ci sono le relazioni difficili con le famiglie di origine, quelle spesso complicate con le amanti, e non mancano i problemi con le figlie sfuggenti come fu per Liszt la figlia Cosima. Cosima, tra l’altro, sposò in prime nozze Franz von Bulow grande direttore d’orchestra, da cui ebbe due figlie e da cui si separò non molto più tardi per unirsi a Richard Wagner maestro dell’ex marito da cui ebbe altri figli e da cui ereditò tutta la cultura musicale compreso il festival di Bayreuth che gestì abilmente fino alla metà del Novecento. Tutti infatti la ricordiamo come Cosima Wagner.
Il romanzo di Simonelli si fonda moltissimo sugli intrecci nella vita dei diversi personaggi che spesso vivevano una vita di intense frequentazioni con tanto di passioni, invidie, odii e amori. Liszt e Beethoven soprattutto, nonostante la differenza di età, vivono vicende parallele che riguardano passioni amorose. Come è noto, la fama di Liszt è passata alla storia come quella di un vero seduttore tanto che da Tivoli, dove aveva la sua dimora, egli stesso chiese di trasferirsi in una sede ecclesiastica per dedicarsi alla religione e alla musica sacra al fine di calmierare il suo temperamento. Diventerà così Kapellmeister (maestro di cappella). Beethoven invece, tanto per renderci conto di alcune categorie maschili dell’epoca e per rappresentare pulsioni costanti nelle relazioni uomo-donna, apprezza le grazie di Elisa poiché “la fanciulla non sapeva nulla di musica” ma nel tempo instaura un rapporto più forte con Carolina e con Lizzie.
Il racconto contiene anche una esplicita ma delicata scena erotica che fa onore alle capacità descrittive dell’autore e che da spessore “umano” a vicende che altrimenti rischierebbero di essere relegate solo nel cielo delle passioni sognate e desiderate. Quando si va avanti con la lettura, progressivamente le scene si animano ulteriormente e si affollano di molti personaggi: tutti colossi della scena romantica mitteleuropea. Personaggi necessari che però rischiano di confondere il lettore poco avveduto, ma sempre affascinanti. Il tutto immerso nei formidabili moti rivoluzionari del 1848 che fecero vibrare l’Europa di nuovi ideali e di nuove tensioni. A cui i romantici parteciparono con abnegazione e entusiasmo fino a mettere in gioco la vita. In una sorta di racconto circolare che omaggia il culto della bellezza il racconto di Simonelli inizia a Roma e lì termina su una delle panchine della città eterna.