Hervè Le Corre. Sangue nella Comune

Hervè Le Corre, L’ombra del fuoco, tr. Alberto Bracci Testasecca, Edizioni e/o, pp. 492, euro 19,00 stampa, euro 12,99 epub

Com’è possibile che Antoine Roques, un uomo mite ma determinato, di professione rilegatore, con moglie e figli felicemente riuniti nella sua casa accogliente, improvvisamente si ritrovi, da un giorno all’altro, a ricoprire il ruolo di poliziotto? E quale sarebbe il suo compito? Quello di garantire la sicurezza dei suoi simili, impedire furti e abusi di ogni genere, aiutare i più deboli. Più precisamente, come è formalizzato il suo ruolo? Delegato alla sicurezza! Chi gli ha conferito questa autorità? Il comitato che lo ha eletto. E da chi era composto il comitato? Dai cittadini del X arrondissement.

Ecco chiaro al lettore, che magari si è preparato per leggere “solo” un noir, che con un bel salto storico, ci si ritrova nella Parigi del maggio del 1871. In piena Comune.

Questa è l’ambientazione del lungo e avvincente romanzo di Hervè Le Corre, libro coraggioso e ben riuscito che impasta sapientemente gli ingredienti soliti del noir con le atmosfere e le vicende della Comune di Parigi. La “settimana di sangue”, o “settimana rossa”, rossa come il sangue versato dai comunardi e come le bandiere che facevano da vessillo per quella disordinata, appassionata e intensa esperienza politica anarco-socialista. La storia ci racconta di come tutto venne represso nel sangue, in maniera vile e spietata, dalle truppe francesi e prussiane. Ma nel cuore e nella consapevolezza di chi lotta per migliorare i destini del mondo e in particolare della classe lavoratrice, la Comune di Parigi, che aveva attirato anche l’attenzione di Karl Marx, rimane sempre un punto di riferimento.

Molto sapientemente, Hervé Le Corre decide di articolare le fasi del suo romanzo seguendo le cadenze delle giornate finali della Comune: da giovedì 18 a domenica 28 maggio 1871. Ogni giorno, il capitolo di una storia che Antoine Roques vive alla pervicace ricerca dei colpevoli di un traffico di giovani fanciulle che venivano rapite e drogate per essere consegnate a un fotografo senza scrupoli che le riprendeva nude per rivendere le foto ai pochi borghesi rimasti in città e che erano impazienti che arrivasse il momento dell’ingresso delle truppe dell’esercito regolare per sbarazzarsi di quegli straccioni.

In tutto questo, tra gambe mozzate, cadaveri insepolti, improbabili barricate, bandiere rosse brandite come fossero un’arma, bombe e colpi di fucile, si intreccia la storia di due giovani amanti. Lui è Nicolas, valente combattente per la giustizia e la libertà. Lei è la bellissima Caroline. Si dipana così un ordito (è bene non rivelarne l’epilogo) in cui i temi e le situazioni della difesa della Comune di Parigi hanno il sopravvento sulle vicende del noir puro e semplice. Lo stesso autore sembra farsi prendere la mano dalle vicende storiche. Cita un militante italiano, garibaldino, accorso per difendere gli stessi ideali. Non si ricorda però di quel formidabile esempio che fu la Repubblica Romana (9 febbraio-4 luglio 1849) con la cacciata del papa e la promulgazione della costituzione più avanzata dell’epoca, anch’essa violata con l’inganno dalle truppe francesi. Cita in modo persistente una frase di Mao Tse Dong: “la vittoria si trova sulla canna del fucile”. Ma inoltre riesce a mantenere viva l’attenzione sulle contraddizioni dell’animo umano, non solo perché accompagna verso il riscatto alcuni ceffi del malaffare locale ma soprattutto perché compone un’armonia molto ben riuscita sul valore etico della lotta al crimine e la forza e la dignità che solo una prospettiva utopica può dare.