Roberto Sanesi, nato a Milano nel 1930, fra i primi a conoscere e tradurre T.S. Eliot (nel 1959 il premio Nobel gli affida la cura della sua opera poetica in Italia – uscirà nel 1961), e a distinguersi come uno dei nostri maggiori anglisti. Seguiranno Willam B. Yeats, William Blake, Dylan Thomas, e molti altri. L’apprendistato giovanile di Sanesi era già passato per la scoperta della grande poesia, leggendo e annotando tutto il necessario fino a quando scoprì la passione per la scrittura e l’inizio di un’avventura poetica che lo vide operoso su diversi fronti per tutta la seconda parte del Novecento. Personalità eccentrica sì, ma riferimento in molti ambiti per rigore e stile, avendo con sé in eguale misura il “gusto” della parola e quello del vivere. Maestro rimasto troppo “in ombra”, per qualcuno, e irregolare per certi statuti: poeta del secolo scorso (intendendo l’Ottocento) diceva di sé, non senza ironicamente alludere alla propria singolarità.
Il suo ingresso negli anni Cinquanta nell’area definita dalla rivista “Aut Aut” di Enzo Paci ha importanza decisiva per lo scrittore e per gli avvenimenti culturali di quegli anni: Sanesi vive profondamente l’atmosfera letteraria anglosassone, nell’autorevole palestra della rivista pubblica saggi dedicati, oltre che a Eliot, a Wystan Auden, Edward Thomas, Yeats, poeti conosciuti allora soltanto da una ristretta cerchia d’intellettuali. Cultore di relazioni ed esperienze, Sanesi intreccia rapporti e scambi profondissimi con i maggiori artisti visuali di quegli anni: con Enrico Baj, Emilio Tadini, i fratelli Pomodoro, allestisce veri sodalizi testimoniati da numerosi libri d’artista dove ogni ricerca espressiva è non separata né separabile. Saggi, prose, poesie, lo portano a un ruolo determinante nella scena dell’avanguardia. Aderisce al Movimento Nucleare fondato da Baj e Sergio Dangelo nel 1952. Un sodalizio coerente alla nuova attività di critico d’arte. Fonda edizioni dove poesia e pittura mettono in relazione poeti e artisti visivi italiani e stranieri, caratteristica rimasta costante per l’intera sua vita. Da lì in avanti le raccolte poetiche si succedono regolarmente fino al 2001, anno della sua morte.
Queste non sono che poche ed essenziali notizie tratte dalla somma esaustiva presente nel saggio scritto da Vincenzo Guarracino, in cui sono comprese una bibliografia e una scelta di brani poetici. La lunga frequentazione dell’autore con Sanesi, la rara capacità di intrecciare l’arte poetica, la critica, e la cronaca vitale, hanno contribuito a realizzare un vademecum necessario e imprescindibile per chi voglia accostarsi a questa figura salutare del nostro Novecento. Nessuna distrazione sia permessa, soprattutto ai giovani, poiché siamo in presenza di un crocevia umano pressoché irripetibile, dove infinite circostanze s’incontrano nel nome di scrittori e opere centrali per la conoscenza di un’epoca. È come se Sanesi avesse concentrato su di sé gran parte del Novecento letterario e artistico. Questo ricorda e testimonia Guarracino nel suo libro. Persuasivo è l’accento sulla limpida ricerca etica sempre presente negli scritti di Sanesi, volta a testimoniare l’appartenenza al secolo, in ogni sua piega letteraria e artistica. La poesia costeggia esperienza e coscienza, fra l’Europa e il resto del mondo, in essa è sempre compresa la geografia dell’anima, quella che varca oceani e deserti. È l’occhio visuale, spiega Guarracino, a stare perennemente fuori di casa, assecondando l’impegno nello spazio della civitas. Sanesi, conclude, lascia qualcosa da riscoprire a ogni costo: la fede nel potere della parola, nel nominare la realtà sicuri di ritrovarvi ancora un’anima, a dispetto della sordità e dell’indifferenza di tanti.