Sam Millar / Il paese sul lago

Sam Millar, Sul fondo del Black’s Creek, tr. Seba Pezzani, Milieu, pag. 268, euro 17,90

Lo specchio d’acqua di una cittadina di provincia dello stato di New York, oltre al luogo del suicidio del dodicenne Joey, vittima di abusi sessuali, nasconde per anni anche i segreti di altri omicidi che scuotono la piccola comunità. Tre adolescenti, due anni più di Joey, amici inseparabili, lo frequentano spesso: hanno assistito al suicidio e uno di loro, Tom, ha anche cercato di salvare Joey dalla morte. I tre amici decidono di vendicare Joey, convinti, come tutti gli altri cittadini del paese, di sapere chi sia l’uomo che lo ha spinto a togliersi la vita. Ne è convinto anche lo sceriffo, padre di Tom, che si sente in colpa per non essere riuscito a trovare le prove per inchiodare Amstrong, il sospettato, e che continua a condurre le indagini sottotraccia. All’epoca dei fatti, l’uomo rimane impunito ma sarà ucciso e la vendetta sembrerà compiuta. Quando il caso verrà riaperto, venti anni dopo, per il ritrovamento di tracce di DNA, Tom è un uomo con una vita da adulto ma che ripercorrendo i fatti dell’epoca (ci sono stati altri due omicidi irrisolti che saranno addebitati ad Amstrong) svela il suo coinvolgimento nella vicenda facendo luce su crimini che vanno al di là dei fatti conosciuti.

Sam Millar, irlandese di Belfast e militante dell’Ira con una pena scontata in carcere, non è al suo primo romanzo, ma dopo aver ambientato i suoi lavori in Irlanda si trasferisce negli Stati Uniti. Sul fondo del Black’s Creek è un noir coinvolgente con colpi di scena a ripetizione e un’azione continua, che lascia il lettore appiccicato alla pagina; ma oltre a questo, come tutti i romanzi del genere, scava nelle tenebre più recondite dell’animo umano, in anfratti che lasciamo nel nostro profondo perché se portate alla luce farebbero orrore anche a noi.

Le acque torbide e oscure del lago sono la metafora della comunità del piccolo paese, apparentemente tranquilla, dove il trantran quotidiano sembra essere scosso solo da tragedie immani. Ma tutti sussurrano, tutti accusano, tutti, ipocritamente, si professano innocenti ma è solo con le bugie, le prevaricazioni e una falsa morale che cercano di dare agli altri un’immagine pulita: evitare coinvolgimenti è il solo scopo della maggior parte delle persone. Alla fine, il mosaico si ricompone non senza sorprese. Romanzo di formazione, la vicenda condiziona pesantemente la crescita dei tre adolescenti, Millar ha uno stile incisivo e asciutto, punta dritto all’obiettivo senza troppi giri di parole e sembra volerci suggerire che in qualsiasi posto andiamo a smuovere le acque non potremo fare a meno di portare a galla il marcio che nasconde la nostra società.