Ogni volta che si ci avvicina a nuove traduzioni di grandi Classici la diffidenza sulla necessità di un altro volume fa sempre capolino, ma con il nuovo Saffo. L’amore, le Muse, la bellezza, l’incanto, il rito il motivo appare evidente già dalle prime pagine. Angelo Tonelli ci introduce ai testi prima con una Chiave di lettura e poi con una Nota. È essenziale leggere quelle pagine per comprendere come un lavoro così esile, 104 pagine in tutto, abbia richiesto anni di lavoro.
Saffo è l’unica presenza femminile sapienziale che ci è pervenuta, sebbene in piccole schegge, con scritti di proprio pugno; cosa che non è avvenuta per le baccanti dionisiache – per esempio – che sono state raccontate da altri, in testi che citano i loro riti e ne delineano un immaginario. Si tratta in fondo dello scenario dei Misteri Eleusini. Saffo cammina attraverso la poesia indagando la dimensione della natura nell’orfismo, quindi incarna e crea la poesia della parola che come incanto suscita la magia della natura. Il tutto, il pieno che diventa uno, il Grande Uno, il Tutto che contiene e ci contiene ma al contempo ci spinge a cercarlo, viverlo ed esserlo.
Figura affascinante e legata a Orfeo e Afrodite, il nome di Saffo, richiama immediatamente alla sua Scuola famosa perché curava una formazione per la società e la famiglia. Una scuola nella quale i pilastri erano musica, poesia ed educazione sentimentale. Quanto queste tre discipline risuonano, ancora oggi, come necessarie alla formazione di una individualità umana. Ecco, allora, l’importanza di incasellare la nuova traduzione in questo solco di saperi, nella dimensione che la stessa Saffo probabilmente aveva dato in origine; ed ecco come la scansione dei frammenti nelle quattro sezioni (evidenziate già nel titolo) diviene subito limpida: i temi e i fili che Saffo tende tra sé e l’altro, tra sé e la natura, tra sé e il Sapere, tra il sé e il Tutto, sono tutti tesi a formare una trama indipendentemente dall’ordine dato dai curatori delle precedenti raccolte, per quanto autorevoli e magari formalmente fedeli. Occorre rivedere, ci dice Tonelli, il nostro modo di intendere i frammenti alla luce di una visione globale che abbraccia la vita e il suo svolgersi per una Sapiente.
Saffo ancora oggi per molti incarna un mistero, ma per chi si pone dalla parte del curioso e dello studioso rappresenta un magnifico mezzo di conoscenza della molteplicità: donna, sapiente, libera, colta e sperimentatrice. Saffo, ci viene ricordato in più punti, componeva in forma di canto nella sua essenza di componimento, di poema e di melodia. Diviene quindi essenziale ricordare l’importanza dell’oralità, della funzione anche consolatoria di quella necessità di rimanere impressa a più livelli per essere riportata e tramandata. Se è importante che la traduzione non sia una semplice replica testuale ma bensì una traduzione poetica (e per Saffo già quella di Quasimodo risponde alla definizione) occorre soffermarsi sulla percentuale di quanto il curatore abbia messo di suo nella traduzione e quanto sia stato fedele agli intenti di chi scrisse. Tonelli col suo lavoro restituisce anima e musica a Saffo mantenendo fede alla metrica classica (ben diversa da quella della lingua italiana) con i suoi accenti, le sue pause, la sua cadenza, e lo fa ricontestualizzando anche il Sapere della poetessa.
Appare quindi chiaro come il frammento non sia più solo ciò che resta e resiste al tempo, alla rovina, ma si riappropria del significato di quanto ricorda e disvela. Diventa insomma un monito e un richiamo a guardare con occhi limpidi il presente attraverso ciò che già veniva cantato. Un libro da sfogliare, da aprire a caso oppure da leggere con concentrazione, da studiare. In qualsiasi modo lo si approcci ci parlerà. A ciascuno per il proprio sentire e, come scrisse Ugo Pontiggia, significherà “incontrare una delle produzioni poetiche più incandescenti e comunicative del mondo antico”: che apriranno nuove interpretazioni del mondo.