Furio Scarpelli, Passioni, Gallucci Editore, pp. 110, euro 23,50 stampa
Se dovessimo realmente chiederci cosa oggi sia l’Italia, uno dei percorsi sicuramente efficaci potrebbe essere di ripercorrere all’indietro la storia di alcuni intellettuali che seppero affrontare il tema della nostra società senza velature e opportunismi. A grandi scrittori che seppero costantemente essere presenti (e penso, fra tanti, a Leonardo Sciascia, Luciano Bianciardi, Carlo Cassola, Ennio Flaiano) si sono affiancati gli artisti del cinema che seppero rispondere al crollo materiale e morale del Secondo dopoguerra con grande originalità. Infatti, se cercassimo un’icona onesta e celebre dell’italiano, molti di noi penserebbero immediatamente ad Alberto Sordi, riferendosi non tanto all’uomo (che forse neppure conosciamo) ma alla miriade di personaggi che ha reso celebri con i film che ha interpretato. A volte eroico, spesso patetico, furbo e contemporaneamente ingenuo, bigotto e passionale, pauroso, opportunista ma capace di improvvisi slanci interiori, l’italiano del Dopoguerra è un enigma perché rinato da una Guerra civile mai archiviata e solo parzialmente vinta, protagonista di lotte sociali coraggiose e sconfitte, e soprattutto perché è ritratto attraverso una serie di ossimori che, proprio il cinema di Alberto Sordi ha mostrato (e forse denunciato) a livello di massa. E quindi la scrittura cinematografica si presenta come un itinerario sorprendente di verità che è stato percorso attraverso le tappe della tragedia, della farsa, del paradosso e di una liberatoria allegria. La coppia di eccezione è quella di Age e Scarpelli che, assieme a Suso Cecchi D’Amico, segna il cinema italiano degli anni Cinquanta.
La quantità di film che si sono basati sulla sceneggiatura o il soggetto scritto dai romani Agenore Incrocci e Furio Scarpelli è impressionante; dai film con Totò, a I soliti ignoti, e poi La marcia su Roma, I mostri, Il maestro di Vigevano, Il buono, il brutto e il cattivo, L’armata Brancaleone, In nome del popolo italiano e Romanzo popolare. Sulle loro pagine Zampa, Monicelli, De Filippo, Emmer, Soldati, Pasolini, Loy, Comencini, Monicelli, Risi, Scola, Steno, Germi e Petri (e sono solo i più noti) hanno elaborato e diffuso quell’immagine degli italiani che è diventata rappresentazione della società e della sua storia. Ma la scrittura per il cinema si interseca alla letteratura e al giornalismo, ed è frequente che questi autori passino mirabilmente dal copione al libro, al giornale.
Furio Scarpelli è una piccola eccezione perché la sua carriera si estende anche alla pittura, alla scenografia, al disegno satirico e al fumetto. Passioni è, per definizione dello stesso Scarpelli, un “romanzo disegnato di tormenti d’amore”, ed era già apparso nel 2011, in forma diversa, con il titolo Tormenti per Rizzoli. La storia si apre con le pagine del diario di Lolli nel giorno 5 marzo 1937. La donna è in Spagna in compagnia del pugile Mario Marchetti, diretti verso Madrid per combattere con la Repubblica e difendere la capitale dall’assedio di fascisti italiani e falangisti. I due romani sono persone semplici, del popolo, ma se per Mario è l’ardore antifascista che lo spinge verso una guerra civile non sua, ma che si sente di combattere come proiezione di quella che in Italia non è ancora scoppiata, Lolli è in fuga da una sballata storia d’amore con un uomo ricco molto più vecchio di lei. Se la prima parte si sviluppa all’interno delle convenzioni del fumetto, con i dialoghi racchiusi dalle nuvolette, il lungo flashback che descrive in dettaglio la relazione tra Lolli, una lavandaia, e lo spocchioso e agiato Rinaldo si sviluppa nella forma di un irregolare romanzo illustrato in cui i lunghi periodi di descrizione sono alternati ai disegni colorati e in bianco e nero. La storia racconta dell’invaghimento di Lolli per Rinaldo, inizialmente attratta dalla sua eleganza e dai regali, ma l’uomo, che è sposato con un figlio, introduce eccessive contraddizioni nella donna che, progressivamente, si innamora del più giovane e schietto pugile.
Scarpelli descrive una Roma fascista che offre lo sfondo a buona parte della storia e che riprende la vena satirica dell’inizio della sua carriera, quando collaborava al giornale anticlericale Don Basilio e poi alle pagine del Marc’Aurelio (con firme quali quelle di Zavattini, Bava, Steno e dell’amico Age). Ma l’efficacia della scrittura di Passioni, il suo essere romanzo disegnato, è proprio quella per immagini della sceneggiatura; un linguaggio che descrive le azioni, una prosa che fa vedere. Ogni parola è misurata per offrire il massimo della potenzialità, dovendo tradursi in recitazione degli attori e nel tempo rigorosamente limitato del film su celluloide. Passioni è quindi un fumetto davvero d’autore, perché Scarpelli firma con la propria cultura ed esperienza l’intera storia di amore e convenienza della giovane Lolli, un romanzo popolare, per citare il film che firmò assieme ad Age per Mario Monicelli.