Già dalla copertina e dalla scelta della collana il lettore sa di aspettarsi un piccolo gioiello prezioso, una cassetta degli attrezzi nella quale pescare lo strumento esatto per…
Robert Pirsig ci ha abituati al tempo de Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta a pensare attraverso connessioni non scontate e a successioni di eventi che innescano riflessioni a casata. Sono certa che avrebbe apprezzato il formato così “tascabile” che sa essere “indossabile”, che permette di avere questo tesoro a portata di mano all’occorrenza. E sono altrettanto certa che avrebbe sorriso del numero di collana, il 798, che è l’anno in cui venne assassinato Trhisong Detsen, sovrano del Tibet e lobma (discepolo) del “Prezioso Maestro”. Tutte cose che probabilmente avrebbe messo in relazione proprio con la Qualità.
Il volume si apre con una prefazione-ricordo della seconda moglie di Pirsig che racconta la necessità di questo libro, il perché ancora oggi è importante leggere e rileggere ciò che il marito ha scritto, o meglio elaborato durante una intera vita. L’introduzione ci prepara a ciò che leggeremo dopo: non un racconto lineare né un saggio ma i frammenti di cui l’autore si è nutrito per poter poi formare il suo discorso. Un filo rosso che dall’infanzia (fu bambino precoce, oggi diremmo plusdotato con QI di 170 a 7 anni e affetto da una balbuzie importante) che collega il suo essere schivo, incline all’isolamento alla ricerca di rapporti fecondi e intellettualmente stimolanti, mai banali al suo modo di scrivere e confrontarsi.
La ricerca della Qualità, tutta la sua vita può addensarsi intorno a questo termine. Usato nei primi scritti con l’iniziale minuscola, solo a metà del suo percorso assume un valore diverso, sganciato dalla tradizione greca e quindi, con la maiuscola, indica la sua Qualità definita dinamica: “la sorgente di tutte le cose, la punta preintellettuale della realtà”. Detta così può sembrare astrusa, ma il librino ci distilla l’essenziale del pensiero di Pirsig facendo un ulteriore passo, spiegando come ha prodotto questa idea, con quali scambi, con che tempi e soprattutto in funzione di quale domanda. Il libro ci restituisce un uomo “umano” che si chiede quale sia la sua posizione in un mondo inospitale per chiunque solo sulla base del potere che lo governa e quale sia il modo per rendere ogni gesto realmente una affermazione dell’essere. Racconta delle difficoltà della vita quotidiana, del dover fare i conti con le brutture della guerra (fu mandato in Corea dovendo interrompere il suo percorso universitario forzatamente) e della volontà di fare la differenza.
Insegnando, Pirsig si rende conto che ciò che viene prodotto (un testo, ma poi il filosofo espanderà il concetto) è finalizzato a ciò che desidera il professore e non a ciò che è buono. Ovviamente affronta il problema del relativismo della bontà e di ciò che rappresenta, ma con vari scambi, lettere, riletture, molto lavoro, stesure infinite, appunti e ripensamenti riesce ad approdare a un concetto di Disciplina della qualità arrivando a riconoscere che il mondo e il sé non sono separati. Sempre proseguendo con il suo pensiero ritorna al concetto di Valore e alla sua definizione come entità a metà tra soggetto e oggetto, poiché i valori non appartengono né all’uno né all’altro, sono categoria a parte. Con la metafisica della Qualità Pirsig dimostrerà che la Qualità contiene in se stessa sia soggetto che oggetto e che con essa si crea il mondo. Solo comprendendo che ciò che produciamo è anche parte integrante di noi si potrà plasmare qualcosa che sia reale e veritiero. Pirsig riprenderà in più punti lo studio e la sfida con le parole del dharma tanto che il suo Fedro in Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta scorgerà che la Qualità non può essere colta con mezzi razionali.
Le pagine oltre a svelare le fitte corrispondenze e la rete di pensieri, le necessità pratiche di assecondare i ritmi e le stagioni del lavoro intellettuale e di scrittura sono anche album fotografico degli attrezzi di Pirsig catturati da David Lindberg che pur nel semplice bianco e nero rende materia e pensiero, quella esperienza del fare che diventa “evento della Qualità”. Ecco dunque il punto: di brano in brano, di foto in foto, il Filosofo ci ha consegnato in poco più cento pagine tutti gli strumenti per leggere la realtà del nostro fare perché questo sia qualcosa di più che un semplice produrre e divenga un creare, un dare Qualità a ogni singolo gesto e vedere ciò che ha valore e ciò che è solo un guscio.