Cinque anni d’amore e poi morire. Perché è spesso così: la morte ci sorprende sul più bello, quando meno ce lo aspettiamo, quando proprio non vorremmo. Sappiamo che è lì, da qualche parte ma sempre a distanza di sicurezza da noi, figuriamoci in momenti di felicità estrema. Questo è un libro sulla fine, sui fini e sulla necessità di ricominciare. È un libro sulla memoria di cui è magnifica metafora il “mix tape”, le audiocassette sulle quali Renée e Rob (questi i due protagonisti) registrano playlist tematiche con i loro brani preferiti per ogni occasione.
1991, Charlotesville, Virginia. Campagne a perdita d’occhio, colline basse, città insignificanti con college modesti. Renée è una ragazza punk-rock dei monti Appalachi che sogna di fare la scrittrice e segue corsi di scrittura creativa, intanto ama cucirsi mille vestiti sgargianti che facciano risaltare il suo corpo orgogliosamente non magro; Rob studia per un dottorato senza molte pretese in Letteratura inglese nella locale Università. La scintilla tra i due scocca – neanche a dirlo! – per una comune passione musicale e passa poi attraverso lo scambio di musicassette fatte ad hoc per colpire e sedurre, certo, ma anche per condividere. Perché Rob e Renée di cassette ne fanno a tutti: è questo il loro modo – e quello dei loro coetanei – di comunicare.
E il libro scorre così, implacabile, srotolando e arrotolando musiche e ricordi a ritmo costante esattamente come gira la rotella dentata di una cassetta, affastellando momenti dai più quotidiani a quelli indimenticabili, viaggi, serate, abbracci e sorrisi, scazzi. Rob Sheffield, giornalista musicale di “Rolling Stone” raccoglie tutto con cura e lo riversa con registri, perfettamente coordinati, tra il commovente e lo scanzonato (appunto), mescolando il racconto di istanti di mieloso romanticismo fino a quelli stracolmi di sarcasmo e autoironia. I momenti di acuto struggimento non sono mai fine a sé stessi, sono piuttosto lì a ricordarci che siamo carne tremula morente e che vivere è un passaggio che merita la nostra intensità. Dentro questo alchemico bilanciamento emotivo della scrittura, trova posto la musica degli anni Novanta – ma poi tutta la musica, per la verità, da Sinatra al country, dalla dance alla new wave anni Ottanta – l’ascesa effimera dell’indie americano (i Pavement e le Sleater Kinney, amatissimi da entrambi), l’imprevedibile ma potente successo mondiale del rock chitarristico à la Nirvana, i R.E.M. e il britpop. Anni Novanta musicalmente eterodossi e molteplici.
La prima metà dei Novanta, del resto, era ancora il tempo in cui “Ti faccio una cassetta” era un’espressione comune, soprattutto nella cosiddetta Generazione X (i nati e le nate tra il 1965 e il 1980) che, con la rapida evoluzione degli strumenti di duplicazione – brillantemente immortalata anche dal film Mixed by Erry di Sydney Sibilia (Italia, 2023) –, aveva potuto esprimere amori e amicizie attraverso la realizzazione di compilation musicali. Prima della messaggistica istantanea e dei social media (con l’obsolescenza della lettera scritta a mano), la cassetta è stato il supporto su cui scrivere e con cui scambiare amori, passioni, desideri: un nastro magnetico sul quale incidere magicamente il tempo delle nostre vite segnato dalle emozioni. Un’epoca d’oro durata memo di vent’anni, chiusa a colpi di sviluppo tecnologico: la possibilità di fare incisioni e duplicazioni casalinghe di CD prima, la nascita di Napster e dello scambio gratuito online di musica in formato mp3 poi e la contestuale nascita di supporti per la lettura di quei file come l’iPod e infine l’ascesa impetuosa e pervasiva delle piattaforme di ascolto online, a pagamento. Ed è sintomatico che tutte le canzoni citate nel libro possano essere oggi ascoltate in un’apposita playlist su Spotify.
Love Is a Mix Tape non è un libro nostalgico, è un viaggio nel tempo ed è anche un viaggio senza tempo: la sua inattualità è dimostrata dal fatto che l’uscita del libro nella sua prima edizione inglese risalga al 2007 ma, trascorsi quasi vent’anni, storia e scrittura non hanno perso un grammo di tutta la vita che trasuda dalle pagine. Vale allora la pena andare per un secondo al sottotitolo dell’edizione in inglese, Life and Loss, One Song at a Time: vita e perdita, una canzone alla volta, la perdita – intesa anche come morte, lutto e fine di un’epoca – come elemento ciclico e troppo spesso rimosso dalle nostre vite trova, nel memoir di Sheffield, il dolore e la tenerezza con la quale merita di essere accarezzata e attraversata.