Chi scrive ha avuto il piacere di occuparsi a suo tempo, su Pulp Libri cartaceo, dell’esordio e del successivo secondo romanzo di un autore che appariva sorprendente e degno della massima fiducia e attenzione. E confessa senza falsi pudori che dopo l’uscita di L’amore non si dice e Se son rose, entrambi pubblicati dalla coraggiosa casa editrice indipendente Fernandel, sentiva la mancanza di un nuovo titolo a opera di Massimo Vitali. Tuttavia, dal 2011, nulla si è mosso. Fino a epoche più recenti, almeno.
Appare finalmente presso un editore ad ampia distribuzione Una vita al giorno, testo d’impronta sfacciatamente – e felicemente – autobiografica, che, ad essere sinceri, desta una sola perplessità: la dicitura “romanzo” in copertina. Vitali (da non confondersi col parzialmente omonimo Andrea) propone infatti sessanta pillole, anzi: sessanta segmenti narrativi che, pur se a tratti legati, partono da elementi di vita reale e con grande libertà creativa suscitano continue riflessioni, pongono dubbi, non propinano piccinerie risolutive.
L’amore che l’autore insegue, finendo con l’offrire cura e attenzioni a una pianta di basilico; l’inquilino novantenne che al compimento dell’ambito traguardo consegna al nostro tanto di certificato con allegati una bottiglia di buon vino, una ricotta montanara e due zirudelle (documento riprodotto poi fedelmente al termine del volume); i problemi degli altri, attraverso i quali o cerchiamo di sospendere il giudizio nei meriti dei nostri, o ne approfittiamo per spiegarceli meglio tramite l’esperienza di terzi; l’esilarante capitolo sui vantaggi del fumatore, che in qualche modo va a colmare l’analogo capitolo lasciato vuoto nel famoso volumetto dalla copertina rossa di Allen Carr.
Sono solo alcuni, sporadici esempi random sulla totalità delle oltre duecento pagine di questo agile volume, che di capitolo in capitolo, di storiella in storiella, si fa leggere un po’ come Forrest Gump darebbe fondo alla sua famosa scatola di cioccolatini: uno dopo l’altro, senza mai sapere quello che ti capita.
E in fondo: davvero sappiamo cosa può capitarci nella vita? Davvero possiamo dirci convinti che architettare programmi e tentare di assecondarne le ambizioni non sia un comportamento che si scontri con la nostra natura instabile, con la nostra propensione al fallimento, al disamoramento? Vitali questo non lo sa e ciò che colpisce nella lettura del suo libro è proprio la sua genuina inconsapevolezza, che da una parte ci rende l’autore vicino, dall’altra ci insegna che, nonostante tutto, ogni maledetta giornata che Iddio manda in Terra, per quanto possa trovarci a volte già stanchi al suono della sveglia, può contenere uno spazio per la meraviglia, per lo stupore, per qualcosa che c’illumini, anche solo per un istante, il cammino.
Una vita al giorno è un libro fraterno, uniforme nello stile e variegato nei contenuti, cui verrà spesso modo di ripensare. A spizzichi, a istanti, proprio perché la vita stessa è così. La si vive un giorno alla volta e non c’è nient’altro da fare, nessuna alternativa che lasciarsi scorrere.
Come una buona lettura, in fin dei conti.