Dalla periferia di Milano, il nostro viaggio tra le voci delle librerie indipendenti approda a Mortara (15.000 abitati), piccolo centro della Lomellina e della bassa padana, con Le Mille e una pagina. Da Milano solo 41 km ma in mezzo un mare di differenze. Laura Fedigatti, “founder” e animatrice del progetto con Alberta Lia Maffi, racconta come nasce e cosa significhi qui una libreria di varia. E come, in virtù della tenacia, possa oggi rinnovarsi, nel rapporto con i lettori, sfruttando le piattaforme social e, allo stesso tempo, puntando a consolidarsi nella realtà del territorio.
L’idea di aprire una libreria è arrivata in un momento di cambiamento necessario per me e la mia collega. Io, biologa con una breve esperienza nell’industria chimica, una grande passione per il teatro che ho praticato per tanti anni a livello semi-professionistico, in quel momento dovevo decidere se implementare il mio lavoro come fotografa sportiva, in particolare di ginnastica artistica, oppure cambiare direzione.
Quello che mi ha fatto decidere, alla fine è stato il fatto che a Mortara la libreria storica, aperta da quarant’anni, stava per chiudere. La nostra è una realtà di piccola provincia, chiusa come mentalità, diffidente verso le novità. Il fatto, però, che una libreria ci fosse da tanto tempo e che la sua chiusura avrebbe causato un “vuoto” sia per Mortara che per i paesi limitrofi ha fatto sì che decidessimo di buttarci.
Era il 2008, un anno infausto, in piena crisi economica mondiale, ma non potevamo certo fermarci a pensare di lasciar passare il momento. Così il 12 settembre abbiamo aperto come libreria indipendente. Un giorno particolare, in cui David Foster Wallace si è tolto la vita. Non ho mai visto questo come un “segno” infausto, anzi, è una data che ci lega a un grande genio della letteratura e, forse, questo ci ha portato un po’ di fortuna.
Da subito, il nostro obiettivo è stato quello di sopravvivere, certo, e quindi di distinguerci da altre realtà concorrenziali, come le vendite su internet o nei centri commerciali. Mortara è una realtà piccola, come ho detto, e spesso per trovare qualcosa di interessante i mortaresi si spostano verso le città, come Novara o Milano. Sapevamo bene che avremmo dovuto offrire qualcosa di diverso, che ci caratterizzasse, che spingesse i clienti a entrare da noi per il piacere di farlo, e non solo per la “comodità” di non doversi spostare fuori paese.
E, per far questo, abbiamo usato le risorse che abbiamo sempre avuto a disposizione, come la creatività della mia socia, Alberta Lia Maffi, che è brava a cucire e a creare oggetti in stoffa, e non solo, che si possono trovare esclusivamente da noi. Abbiamo notato che la gente apprezza ancora la manualità, forse in contrasto con il livello di tecnologia che abbiamo raggiunto. E questa è la nostra prima caratterizzazione.
E poi, gli eventi culturali, che trovano nelle presentazioni con gli autori uno dei nostri punti di forza. È stato emozionante per noi, all’inizio, capire che potevamo “osare” e chiedere alle case editrici, o anche direttamente agli autori – Facebook stava già diventato un mezzo prezioso per recuperare contatti – di presentare libri da noi con l’autore o l’autrice. Emozionante e difficile insieme: perché devi convincere la gente a venire in libreria; perché a volte uno scrittore è famoso e importante per te e poi invece scopri che soli in pochi ne hanno sentito parlare; o per tanti altri piccoli motivi che a noi possono sembrare insignificanti davanti alla prospettiva di ascoltare uno scrittore raccontare la genesi del suo libro.
Il “trucco” è che non ci siamo mai arrese, e ora possiamo dire che la pazienza e la tenacia di continuare nel perseguire gli obiettivi che ci eravamo imposte ha dato i suoi frutti. Un altro aspetto per noi importante è quello della collaborazione con le altre realtà culturali del territorio, come biblioteche e associazioni culturali. E, in un anno difficile come quello della pandemia da Covid, siamo riuscite a realizzare un nostro piccolo, grande sogno, che da tempo perseguivamo: quello di diventare casa editrice. Così, nel maggio del 2020, nasce “Le mille e una pagina Editore”, un altro tassello per questo nostro progetto e per dare vita a un punto di riferimento ancora più significativo nella realtà culturale del territorio. Per ora, l’idea è quella di pubblicare scrittori locali, della nostra terra o di un territorio limitrofo al nostro; poi, chissà, vedremo dove ci porterà questa nuova, emozionante esperienza.
Possiamo quindi dire che, in questi dodici anni, siamo cresciute molto, andando nella direzione che volevamo prendere fin dall’inizio. Il fatto di essere piccole e indipendenti, se sotto certi versi ci ha messo di fronte a difficoltà, per altri è stato un vantaggio. Come per le case editrici indipendenti medio/piccole, che si sono imposte in questi ultimi anni lavorando sulla qualità del loro catalogo. Sempre più lettori stanno mostrando la necessità di trovare autori nuovi, leggere libri diversi e che siano, soprattutto, belli. Lavorare bene, con cura e passione, credo sia il segreto che ha sostenuto in questi ultimi anni gli indipendenti del nostro settore. Qualità, dunque, parola d’ordine, ma anche restare al passo con i tempi. Questo è quello che ci ha insegnato l’anno appena trascorso.
Il 12 marzo 2020, giorno in cui tutti abbiamo iniziato il nostro periodo di lockdown totale, la mia collega e io non eravamo sicure che avremmo riaperto la nostra amatissima libreria. Allo stesso tempo mi sono detta che avrei dovuto fare qualcosa. E quel qualcosa è stato utilizzare quello che tutti abbiamo ormai a disposizione e che già da anni stavamo usando per mille scopi diversi: i social. La mia risposta, a chi ci chiede come abbiamo fatto a sopravvivere durante la chiusura e poi nei mesi in cui, per fortuna, siamo state aperte, ma con la costante incertezza di vivere in un momento difficilissimo: social ci hanno salvato. Siamo diventati una sorta di libreria virtuale, dove restare in contatto con i clienti, dare consigli, ricevere ordini. Grazie alle piattaforme per le chat, il nostro gruppo di lettura ha continuato a incontrarsi, e continua tuttora sempre a distanza, ma con rinnovata voglia di scoprire nuove letture e parlarne insieme.
E poi sono arrivate le dirette con gli autori, ormai molto apprezzate da un’ampia fascia del pubblico e dei lettori. Perché se è vero che la presenza “fisica” ha un altro significato – parlare con lo scrittore/scrittrice di persona, farsi firmare il libro, che per noi librai significa vendita assicurata, farsi un selfie con lui/lei – la diretta ha il vantaggio di una più facile organizzazione e può essere visualizzata quando si vuole. Le stesse case editrici hanno dimostrato una grande collaborazione, in questo senso, e noi, nel nostro piccolo, abbiamo potuto incontrare, anche se solo attraverso lo schermo di un computer, autori come Alessandro Barbero o Daria Bignardi, che, forse, sarebbe stato più complicato invitare a Mortara per una presentazione.
La pandemia ha sicuramente cambiato il nostro modo di lavorare, di pensare al nostro lavoro, di organizzarci, di sfruttare risorse che prima non usavamo o che usavamo in modo limitato. La nascita di reti tra editori e librai, come “Libri da Asporto” – o anche piattaforme che si sono aggiunte più avanti come “Bookdealer” – ha fatto sì che si guardasse a noi librai non come un mezzo “vecchio” di vendita del libro, più scomodo rispetto ai negozi online che recapitano i libri a casa. Noi librai siamo diventati un po’ tutti dei bookinfluencer e ormai arriviamo ovunque, senza confini.
Noi ci siamo adeguate.
Per quanto mi riguarda, il lavoro “social” è ormai diventato un elemento molto importante, da curare giornalmente come tutti gli altri aspetti della libreria, con i video-consigli, i post sulle novità in arrivo, l’attività di presentazione con gli autori. Tutto questo ha anche creato delle meravigliose collaborazioni che sarebbero state impensabili prima della pandemia. Per quanto mi riguarda, la prima collaborazione iniziata in periodo di chiusura è stata con Book Advisor, un gruppo di lettori di grande dinamismo, con il quale ho iniziato i miei video-consigli per poi passare alle dirette con gli autori, insieme alla mia collega ed amica Valentina Marcoli, libraia della Mondadori Bookstore di Vercelli. Una libreria di catena dunque, che sta a dimostrare che la collaborazione tra librai, anche di realtà diverse, è possibile se si vuole.
E queste attività stanno continuando e continueranno, anche quando si tornerà a organizzare gli eventi “dal vivo”, integrando il lavoro che si è sempre svolto in presenza con quello che ora stiamo facendo da remoto. Ho sempre pensato che sia inutile lamentarsi o maledire la sorte che ci ha portato a vivere questo particolare momento storico. Dobbiamo sopravvivere, e per farlo dobbiamo anche accettare di adeguarci a mezzi nuovi, a modalità diverse; bisogna un po’ cambiare la prospettiva. Se lo si fa onestamente, con la passione che ci ha sempre contraddistinto, credo che i lettori ci seguiranno, come hanno fatto in quest’ultimo anno appena passato.