Provaci ancora Zio

Stephen King, L’istituto, tr. Luca Briasco, Sperling&Kupfer, pp 564, euro 21,90 stampa, euro 15,99 epub

Lo Zio è tornato. O quasi. La notevole produzione narrativa del maestro dell’horror Stephen King è sempre stato motivo di chiacchiere tra i suoi seguaci. Girano infatti voci sulla reale paternità delle pagine pubblicate: è lui o il Re nasconde una stuola di ghostwriters? A ogni modo se ami King non ti soffermi troppo su questi dubbi, non conta, l’importante è stringere tra le mani un suo nuovo romanzo, con la speranza che l’attesa tra questo e il prossimo sia sempre più breve.

Tra le varie ristampe legate alla produzione cinematografica (Doctor Sleep e It per citarne alcune) arriva in libreria L’istituto ed è istantaneo l’ingresso in classifica. Tutti i lettori di King sono perfettamente coscienti della potenza degli incipit del Re e altrettanto consapevoli della carenza dei suoi finali. Nel caso in oggetto l’incipit è privo dell’usuale appeal kinghiano che purtroppo prosegue fino al termine della prima parte, pagine inutili in cui l’entrée nella storia è accompagnata da una serie di personaggi elencati a confondere il lettore. Il problema è che lo Zio ci ha abituati troppo bene e ora ne paghiamo le conseguenze.

Terminato questo breve viaggio alle porte dell’inferno dell’istituto la struttura narrativa si apre. Luke Ellis è un portento: dodici anni e già con un’ammissione confermata a due college contemporaneamente. Un pacchetto difficilmente gestibile da parte di due genitori comunissimi, senza determinate peculiarità, ma tutto cambia quando una notte dei loschi individui si intrufolano nella casa del ragazzo uccidendo i genitori e rapendo Luke. La destinazione è l’istituto.

La perfida direttrice, donna che farebbe tremare perfino il professor Severus Piton, è interessata alle doti di Luke e di altri ragazzi che sfrutta per scopi illeciti, a fini governativi e militari. E non importa se tutti gli esperimenti effettuati sui loro corpicini indifesi e immaturi potrebbero portarli alla morte perché in fondo il fine giustifica i mezzi. La teoria di base è che la telecinesi sia strettamente collegata alla telepatia e sia possibile ampliare entrambe le capacità sforzando certi blocchi del cervello.

Noi lettori di King siamo disposti a sopportare tutto, soprattutto gli aspetti negativi, sappiamo perfettamente di essere pronti a giustificarlo in tutto e per tutto e a far muro contro chiunque possa avanzare una minima critica sulla sua persona o sul suo lavoro. Ci fidiamo ciecamente di lui, crediamo nelle sue parole trasposte su pagina e questo perché abbiamo imparato a conoscerlo e ad amarlo. Peccato che per quest’ultimo romanzo vada avanzata una critica. La storia non regge, è banale e carica di punti morti, ma la struttura è assolutamente nello stile del maestro del genere horror ed ecco perché ci si passa sopra chiudendo gli occhi e storcendo un po’ il naso, consapevoli che i dialoghi restano il suo punto forte, sono brillanti e coerenti, e che la prossima storia sarà migliore, sarà perfetta anche se poi non la sarà. Quindi provaci ancora Zio, noi siamo dalla tua, sempre.

Del resto un ottimo scrittore lo si riconosce da quanto sia forte e consistente il legame tra la sua penna e il suo lettore. Esattamente.