Profondo Argento

Dario Argento, Horror. Storie di sangue, spiriti e segreti, Mondadori, pp. 159, euro 17,00 stampa, euro 8,99 eBook

Chiunque pronunci il nome di Dario Argento sa di riferirsi al maestro italiano per eccellenza del cinema horror. I suoi film hanno fatto epoca, le sue colonne sonore e le scene molto crude e senza fronzoli hanno fatto il giro del mondo insegnando il mestiere e ispirando molti registi. Potremmo paragonarlo a Quentin Tarantino? Potremmo, certo. Ma – perché qui arriva il ma – qui si parla di libri, e il nostro Dario nazionale si è cimentato in un’opera di narrativa.

L’opera in questione altro non è che una raccolta di racconti, sei per la precisione, in cui Argento ha voluto racchiudere tutte le sue perversioni più intime e profonde, mettendole su carta invece che imprimerle su pellicola, per dare – questo il suo intento – la libertà al lettore di farsi il film da sé. I racconti sono abbastanza lunghi e molto variegati sia come tematica che come ambientazione storica. In tutti però si coglie lo stesso desiderio di stupire, anzi shoccare il lettore con un finale assolutamente imprevedibile, a cui si arriva col fiatone dovuto certo alla forte tensione che una narrazione così veloce e d’impatto provoca.

Il paragone con i suoi film è presto fatto e forse anche dovuto, percbé chi conosce i suoi lavori noterà senz’altro le somiglianze. E ce ne sono parecchie. Nella storia che apre la raccolta è addirittura palesato il riferimento al film La sindrome di Stendhal, con la differenza che su carta il protagonista è proprio l’autore. In “Rosso porpora alla Biblioteca Angelica” invece, si coglie facilmente una sorta di omaggio a Dan Brown visto che la storia ricorda decisamente il suo Angeli e Demoni.

A parte un paio di racconti deludenti, i troppi aggettivi talvolta contrastanti tra loro, e una scrittura ingenua, bisogna ammettere che le storie restano. Continuano a girarti per la testa in maniera leggermente ossessiva, ma se l’intento è di terrorizzare il lettore purtroppo l’obiettivo non è stato raggiunto. In parte a causa di alcune lungaggini che si sarebbero dovute eliminare in fase di editing, e in parte perché gli anni ’80 sono finiti da un pezzo e la firma di Argento come regista non regge gli anni 2000 nella narrazione su carta.

È vero, gli aficionados ci saranno sempre, così come sempre resisteranno i nostalgici – ma i nuovi lettori del genere horror chiedono un sangue diverso. Ormai siamo abituati a zombie da ogni parte, vampiri e spiriti maligni. Per i lettori che prediligono invece la qualità della storia, manco a parlarne, questo libro non fa proprio al caso loro. Una sceneggiatura è una cosa, un libro è un’altra.

Meglio dunque mantenere un buon ricordo del regista di Profondo Rosso, leggendo se proprio abbiamo voglia di qualcosa di terrorizzante, un buon Clive Barker o un Poe.

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