L’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso ha segnato l’avvento di politiche economiche e industriali neoliberiste che hanno dato inizio a una profonda crisi delle fasce più deboli. Non a caso era l’epoca in cui Margareth Thatcher governava il Regno Unito e Ronald Reagan era il presidente degli Stati Uniti, uno dei binomi più reazionari del dopoguerra.
Ed è proprio in questi anni che è ambientato Il mistero dell’orto di Rocksburg, un poliziesco di K.C. Constantine, ex marine, giornalista e insegnante di inglese. Mario Balzic, su cui ha creato una serie di romanzi, è un ispettore di origine italo-serbe che vive a Rocksburg, una piccola cittadina della provincia americana della Pennsylvania, dove le conseguenze della crisi hanno colpito la popolazione a causa della chiusura di alcune miniere. Jimmy Romanelli, la vittima, è un ex minatore che non si è mai ripreso dal licenziamento e che si è introdotto in un giro poco chiaro. Nessuno ne sa niente fino al momento della sua scomparsa, che la moglie denuncia immediatamente perché non è da lui – dice alla polizia – non tornare a casa la sera. Frances è un’amica d’infanzia di Mario e per questo l’ispettore si interessa al caso prima delle fatidiche quarantotto ore dalla scomparsa. E durante le sue ricerche scopre che la narcotici è sulle tracce di Jimmy perché ha a che fare con il riciclaggio di denaro di una banda di spacciatori.
Il tessuto sociale della piccola cittadina viene messo a nudo implacabilmente, quasi tutti hanno qualcosa da nascondere, molti commercianti guadagnano più con affari non del tutto leciti che con le loro vendite, i tagli alla spesa pubblica riguardano anche la polizia locale, che non può contare su investimenti che possano garantire un’azione efficace contro la criminalità.
Frances Romanelli è il personaggio centrale della vicenda. Cresciuta senza madre e con un padre autoritario e inaccessibile, con cui le è stato sempre impossibile parlare, ha poi sposato giovanissima un uomo che non si rivelerà quello che lei pensava fosse, soprattutto dopo il licenziamento. E se il padre pretende di avere l’autorità su di lei anche dopo che si è sposata, che faccia sempre la cosa giusta a prescindere dalle conseguenze, come ha sempre fatto lui nella vita, la sua fragilità sarà alimentata anche da un marito che per convivere con i suoi insuccessi se la prenderà sempre più con lei, fino al punto di picchiarla.
E l’epilogo, per Frances, sarà ancora più amaro.