Quando un libro ritorna alle stampe dopo decenni, si dovrebbe sempre festeggiare. Una nuova edizione, soprattutto se la precedente è stata poco reperibile, significa una nuova occasione d’incontro con quel testo, una vera e propria rinascita. Oggi, a rinascere, è 53 poesie di Piero Ciampi, l’unico libro di poesie pubblicato in vita dal cantautore livornese. Un libro ormai introvabile, dato che sono passati quasi cinquanta anni e dato che l’editore che lo pubblicò nel 1973, la RCA, non era nemmeno una casa editrice ma una casa discografica.
A ripubblicare 53 poesie è Lamantica Edizioni, giovane e piccola casa editrice dai volumi altrettanto minuti ed eleganti, caratterizzati dalla carta azzurra e da una copertina bianca senza artifici grafici se non titolo e autore in caratteri sobri. Una sobrietà che si accompagna perfettamente a quella di Piero Ciampi, schivo e non uso a colori sgargianti.
Ciampi, inoltre, ben si inserisce nel catalogo di Lamantica, accanto a libri preziosi e vitali, che consiglio di recuperare, come Se scopro un bel libro devo condividerlo con il mondo intero, carteggio tra Henry Miller e Blaise Cendrars, e Un uomo con la guerra dentro. Vita disastrata ed epica di Sterling Hayden di Jonny Costantino.
Ciampi, morto a 45 anni nel 1980, è da decenni figura di culto della musica italiana. In vita non ha mai incontrato il successo di pubblico di altri colleghi ma ha in ogni caso pubblicato alcuni album straordinari, anche grazie alla lungimiranza di Ennio Melis, l’indimenticato direttore della RCA, considerato il padre dei cantautori (di cui coniò la parola stessa). Una figura difficile, quella di Ciampi, sia per la difficoltà di commercializzazione del suo repertorio, sia per il carattere, estremamente non conciliante, irascibile, inaffidabile. Su di lui e sulla sua vita gli amici e i colleghi, da Gino Paoli a Gianfranco Reverberi, da Nada a Francesco De Gregori, raccontano storie incredibili. Dai concerti lasciati a metà agli insulti al pubblico, dai litigi alla sua folle generosità. De Gregori nel suo libro intervista con Antonio Gnoli racconta che un giorno, negli anni settanta, lo incontrò nel bar della RCA e Ciampi gli disse: “Tu che hai i soldi e non li meriti, dalli a chi non li ha e se li merita”. De Gregori gli dà cinquantamila lire, una cifra importante. Il giorno dopo Ciampi li aveva già finiti, sperperati immediatamente offrendo a tutti quelli che passavano al bar.
Un giorno Piero ricevette un anticipo dalla casa discografica e si recò al bar, come suo solito. Andò subito da una donna che faceva la prostituta, seduta a un tavolo. Le diede tutto l’anticipo: “Così stasera fai a meno di lavorare”. Questo era Piero Ciampi. Ed ecco perché è molto difficile distinguere tra arte e vita, lui stesso le mescolava consapevolmente. È possibile leggere e capire la sua poesia mettendo tra parentesi il vino che lo invadeva? Ignorando la sua vita randagia, la sua tenerezza, la sua fragilità, le sue assenze, le risse, la ribellione senza causa?
Piero Ciampi fu un poeta e un cantautore di rara forza, capace di momenti di dolcezza che subito muta in violenza, in attacchi verbali all’epoca improponibili, come il “vaffanculo” di Adius (“Sai che bel vaffanculo che ti porti nella tomba”), pezzo uscito postumo nel 1990. E in queste poesie, finalmente ripubblicate, si ritrova tutto, forse ancora più chiaramente. Si possono trovare le gemme, la sua forza e immediata riconoscibilità come in alcune poesie che sono state anche cantate, magari per frammenti. Ma si trovano anche le debolezze, le asperità, versi che potrebbero essere insignificanti se non si sentisse sempre un malessere sottostante, un desiderio d’amore, un desiderio di pace. Oltre ai 53 componimenti della raccolta il libro contiene anche alcuni testi critici. Il primo è una premessa di Enrico De Angelis, giornalista e critico musicale, da decenni specialista della musica d’autore (è il creatore dell’espressione stessa, ormai imprescindibile) su cui ha pubblicato molti volumi biografici e critici e che qui tocca l’argomento difficile del travaso tra poesia e canzone, tra testo scritto e testo cantato nell’opera di Ciampi. Il secondo è una ricca introduzione di Diego Bertelli, poeta, critico e curatore di libri importanti (Tutte le poesie di Bartolo Cattafi) che, esempi alla mano, cerca di approntare una ricostruzione letteraria della poesia di Ciampi. Sono pagine di grande interesse che riescono a far chiarezza sulle caratteristiche aspre del verso ciampiano. Bertelli indaga inoltre sulle possibili influenze di poeti e di altri cantautori sul poeta e cantautore livornese permettendoci di ampliare la nostra penetrazione nei suoi versi.
Infine Giovanni Peli, cantautore, poeta ed editore insieme a Federica Cremaschi nell’avventura di Lamantica, tocca la vexata quaestio del rapporto tra poesia e canzone, tra letteratura e musica cantata, già presente sottotraccia nei testi di Bertelli e De Angelis: questione che in Ciampi è leggibile in maniera più chiara che in altri autori.
Bentornate 53 poesie, bentornato Piero Ciampi.