Piera Amendola / Massoneria “invisibile”

Piera Amendola, Padri e padrini delle logge invisibili. Alliata, Gran Maestro di rispetto, Castelvecchi, pp. 229, euro 22,00 stampa

È un universo ancora tutto da esplorare quello riconducibile alla massoneria e al suo ruolo nelle vicende nazionale dal Dopoguerra in avanti. Finora ne sono emersi solo alcuni frammenti, legati perlopiù al lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2 e ad alcune inchieste della magistratura sulla criminalità organizzata, in particolare quella calabrese e siciliana. Della Commissione parlamentare, presieduta da Tina Anselmi, faceva parte anche Piera Amendola, di cui ora si può leggere questo utilissimo benché inevitabilmente complesso tentativo di riepilogare le conoscenze “ufficiali” sull’argomento, fuori da voli cospirazionisti e ridicole minimizzazioni. Un altro titolo importante che conferma il lavoro prezioso svolto in questi anni dall’editore Castelvecchi nel dedicarsi – mentre altri cercano affabulatori più o meno prezzolati – agli aspetti scabrosi e ancora controversi della nostra storia recente.

Come si evince dal titolo, questo viaggio nel mondo delle logge coperte ha per protagonista il principe Giovanni Francesco Alliata di Montreale, detto Gianfranco. Perché? Amendola risponde così: “Alliata resta uno dei personaggi chiave per capire la funzione della rete di logge spurie, associazioni paramassoniche e ordini cavallereschi che sono spuntati in Italia a partire dall’immediato Dopoguerra e che oggi sono diventati centri di un potere criminale radicato nel territorio, specialmente nel Mezzogiorno.”

Attingendo, fra gli altri, al prezioso archivio generato dall’attività della Commissione P2, Amendola cerca di ricostruire i contatti, in taluni casi anche le osmosi fra alcune logge coperte, sistemi criminali e terrorismo neofascista. Un quadro d’insieme che è stato conquista non troppo lontana nel tempo. Fino a pochi anni fa, infatti, si tendeva a leggere questi fenomeni, queste presenze in alcuni fatti eclatanti, staccati uno dall’altro o, al limite, come episodiche connessioni e non, come appunto ora è divenuto assodato, come un fronte d’azione unico, seppur frammentato in tante sigle, programmi, fazioni. Una certa massoneria “invisibile”, è, per usare le parole di un magistrato come Federico Cafiero de Raho, per anni impegnato in indagini sulla ‘ndrangheta, “il ponte per raggiungere quella zona grigia in cui convergono istituzioni, imprenditoria e criminalità organizzata.”

Alliata di Montereale è in questo libro rivelato come personaggio chiave per raccontare questi intrecci. Nato nel 1921, subito dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia (estate del 1943), partecipa alla nascita del movimento indipendentista di Finocchiaro Aprile, da cui esce pochi anni dopo. Nel 1946 entra nella loggia Aurora, appartenente alla Massoneria di piazza del Gesù. Siamo negli anni della ricostituzione degli ordinamenti massonici, banditi durante il fascismo. Monarchico, anticomunista, Alliata fonda alcuni anni dopo l’Accademia del Mediterraneo, a cui partecipano tutti i maggiori esponenti degli ambienti governativi e imprenditoriali dell’epoca. Successivamente, entra nelle indagini sul tentato Golpe Borghese e, nel 1973, nella loggia coperta Propaganda 2, diventandone uno dei membri più autorevoli. E sarà proprio lui, una volta venuti fuori gli elenchi, a dire in modo sibillino che quelle liste sono parziali, gli affiliati molti di più, aprendo scenari ancora più inquietanti di quelli già abbastanza scioccanti emersi fino a quel punto riguardo all’attività del Maestro Venerabile e del suo gruppo, compreso il famigerato Piano di rinascita democratica che oggi appare ben più di una messa in fila di desiderata da parte di un gruppo di eccentrici megalomani, ma un vero e proprio programma politico di cui ancora oggi, al di là dei tentativi di affibbiarlo a questo o quel politico, ancora si conosce poco, nella sua realtà.

Lungo le dense pagine di questo libro, Amendola sciorina nomi su nomi, svelando appartenenze massoniche di personaggi altrimenti già noti. Così come, per esempio, l’esistenza di vere e proprie logge NATO, riservate al personale militare e paramilitare impiegato nelle basi dell’alleanza atlantica, sia in Italia sia in altri paesi europei. Qual è stata la loro attività? Si sono dedicati solo a riti iniziatici e alla conoscenza e al miglioramento di sé, oppure si sono occupate anche d’altro? E che rapporti hanno avuto con la miriade di logge coperte italiane che poco parlavano di argomenti specificamente massonici e molto di politica e d’affari? Interrogativi che mostrano una volta di più quanto lavoro ci sia ancora da fare e l’importanza di volumi come questo.