Poco conosciuto fuori dalla Russia, uomo che secondo Puškin non avrebbe dovuto esistere in natura, emerge dal folto di taccuini redatti lungo il corso di sessant’anni grazie alle cure di Serena Vitale, la nostra più importante studiosa della cultura e letteratura russa. La vita di questo “scrittore” stimato dall’alta società moscovita come essere dedito alla galanteria e al bon ton, viene tratteggiata nell’ampio saggio introduttivo. Seguire le sue peripezie fra San Pietroburgo, Venezia e Parigi non è semplice, intorno a lui si affollano incontri, amicizie, incroci umani parentali o meno che tendenzialmente lo rendono leggendario ma anche inviso alle “corti” dei primi decenni del Milleottocento. Demonio, o poeta, nei suoi scritti abbondano arguzie e cinismi, tutto dentro la perfetta consapevolezza d’essere possessore di un qualche genio.
Spirito libero, certamente, nei vagabondaggi fra Oriente e Occidente, la sua produzione letteraria memorialista fuoriesce brillante nelle storie scelte da Vitale per questo libretto che non deve passare inosservato. Voce di un passato, riuscì a star fuori dal coro dell’epoca: Vjazemskij si destreggia fra tormenti esistenziali e una politica dai vasti vincoli. Il consistente materiale che emerge dai taccuini contiene centinaia di personaggi e situazioni che trasformano il disordine degli anni in qualcosa d’intelligente a uso d’osservatori dotati di critica sulle quote di realtà. Correzioni, aggiunte e tagli certamente traevano origine dalle infinite conversazioni tenute nei vari salotti, dove non pochi cultori accorrevano durante gli spostamenti.
Viaggiatore senza permessi, a cercare cure fuori dai confini, e belle donne che probabilmente trovavano affascinanti le sue divagazioni nonché il desiderio d’avventura e le frequentazioni a cui non mancavano nomi come Stendhal e Sainte-Beuve. Vjazemskij ha saputo far vivere la letteratura di rituali collettivi presi di peso dal mondo mai pago di realtà e bisognoso di memorie degne di questo nome. Avendo la necessità di perpetuare un passato recente (ora divenuto lontano) lo scrittore moscovita non si risparmiò, e ora traccia dei trentasei taccuini di varia fattura e dimensione trova posto in questo Briciole della vita che ne costituisce – al pari di altre pubblicazioni in russo – solo una scelta”. Ma è una scelta – sostanziale –, di Serena Vitale.