Wolinski e Pichard / Il ritorno di Paulette

Georges Wolinski e Georges Pichard, Paulette, pp. 144, Oblomov Edizioni, euro 23,00 stampa

Paulette, oh Paulette! L’amore per la protagonista di questa serie di culto del fumetto francese non si può mascherare né trattenere, bisogna dichiararlo apertamente. Dite che non è una buona premessa per una recensione obiettiva? Mi sforzerò il più possibile per trovare lati negativi o difetti, ma quello che è certo è che il ritorno di Paulette è una gioia che rende questi mesi (o anni?) più belli e gustosi.

Vedere ripubblicato questo fumetto è un evento perché il fumetto francese degli anni Settanta è, con poche eccezioni, sparito dall’orizzonte troppo stretto dei lettori italiani.

Oblomov, la casa editirice che riporta questa serie in libreria, si è dedicata al fumetto d’autore italiano e straniero e in pochissimi anni si è posizionata sicuramente tra le due o tre da seguire costantemente. È diretta da Igort, fumettista di grande valore (e anche regista con il recente 5 è il numero perfetto, interpretato da Toni Servillo), già fondatore insieme al compianto Carlo Barbieri di Coconino Press, la casa editrice che ha cambiato la percezione del fumetto d’autore e che, per prima, ha lavorato con successo sul formato, oggi popolare, della graphic novel.

Tra i grandi recuperi del passato operati da Oblomov, insieme ai due volumi con tutto Alack Sinner, il capolavoro di Muñoz e Sampayo, oggi teniamo in mano il primo libro (di tre?) dedicato a Paulette, opera in sette episodi originali, scritta da George Wolinski e Georges Pichard. I due Georges si uniscono qui per quella che è stata definita da alcuni come la risposta francese a Valentina di Guido Crepax. Ma io eviterei paragoni, non perché un Pichard valga meno di un Crepax, anzi, ma perché questo personaggio e le sue avventure estreme hanno una loro originalità che non può essere ridotta a semplice reazione a un altro celebre personaggio. Dal 1971 al 1975, con un ultimo volume nel 1984, i due si sono sbizzarriti scatenandosi in folli avventure, trascinando Paulette da uno scenario assurdo all’altro. Se Pichard è stato uno dei grandi maestri dell’erotico e dell’estremo a fumetti (ma in Paulette Pichard è pudico al confronto con le esplorazioni sadiane delle sue opere successive), Wolinski è stato un autore importantissimo purtroppo poco conosciuto in Italia. Il suo nome è diventato celebre per la sua morte tragica (insieme ad altri dieci colleghi tra cui Charb, Cabu, Honoré e Tignous) durante l’attentato terroristico islamico alla sede del settimanale Charlie Hebdo, a cui lavorava da anni e che ha visto avvicendarsi negli anni autori come Topor, Fred, Reiser e Gébé. Il suo cinismo, la sua capacità caustica di attaccare il politically correct e le contraddizioni della contemporaneità sono stati fondamentali per il fumetto satirico e politico di stampo libertario. Paulette, però, non è solo satira politica. È invece anche un racconto dei molti inferni della nostra società, portato avanti con uno spiccato senso del grottesco e del paradosso.

Ma chi è Paulette? È una ragazza, molto bella e molto disinibita, questo è evidente. Ma è anche imprevedibile. È figlia di genitori molto ricchi e si può permettere tutto. Ma è anche ribelle e il richiamo dell’avventura è più forte di qualunque cosa. Ama il superfluo, ma ad un certo punto decide di lavorare in fabbrica; è ricchissima, ma all’improvviso sente di essere diventata comunista, come se questa fosse una mutazione anche fisica…

È così che verrà a contatto con gli orrori della società contemporanea, incontrerà un laido vecchio che diventerà donna e s’innamorerà di se stess*, incrocerà imbroglioni, assassini, mafiosi, imprenditori senza scrupoli, borghesi viscidi, miliardari e straccioni.

Un’imprevedibile turbinare di situazioni, rese da Wolinski e Pichard con il gusto dello scrivere e del disegnare senza freni ma con una straordinaria capacità di dominare il mezzo fumetto. E il segno nero di Pichard, sporco e allo stesso tempo preciso, pieno di punti, di graffi e di distorsioni visive in questo formato gigante (cm 21,5 x 30) è davvero sbalorditivo.

Sì, a rileggere o a leggere Paulette per la prima volta, forse si prova un po’ di dolore, di nostalgia, di senso di qualcosa che si è perso. Quelle atmosfere, quella libertà, forse non torneranno più. Ma Wolinski e Pichard non accetterebbero questa nostra debolezza. Vorrebbero che noi andassimo avanti, senza paura, come fa Paulette, incontro al mondo, anche quando questo mondo è un inferno. Dobbiamo provarci.