Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di Anna Magnani, Vallecchi ci ripropone la sua biografia scritta da Patrizia Carrano. Originariamente pubblicata nel 1982 da Bompiani, il testo mantiene una sua attualità e una sua freschezza per la scrittura agile ed essenziale, con uno stile da scrittrice di una giornalista che ha una carriera notevole. Nata nel 1946, la Carrano comincia da giovanissima a lavorare per diversi settimanali, è stata inviata RAI durante venti edizioni del Festival del cinema di Venezia, è autrice di una ventina di romanzi con uno sguardo puntato soprattutto sul mondo femminile e ha sceneggiato alcune fiction per Rai 1.
Figura iconica del cinema italiano, Anna Magnani nasce come attrice di teatro. A diciannove anni frequenta la Scuola di arte drammatica “Eleonora Duse” dove Silvio D’Amico, il direttore, si rende immediatamente conto delle straordinarie potenzialità di questa ragazzina esile e bruttina che sul palco si trasfigura. Venuta da un’infanzia difficile, senza un padre e con una madre assente, la Magnani mette in scena il lato peggiore del suo carattere trasformandolo in una presenza scenica e in una recitazione sbalorditive. La Magnani era una donna prepotente, rancorosa, aggressiva e vendicativa, sentimenti con cui voleva riappropriarsi di tutte le mancanze che aveva subito nella vita. E nel racconto di Carrano, in cui la carriera artistica è indissolubile dalla vita privata, la ricerca dell’affetto che non ha avuto da bambina e il volersi affermare per rivendicare la sua ragione di essere, niente o quasi viene taciuto. Parolacce, prese di posizione assunte solo per spirito di contraddizione o di vendetta, reazione inconsulte quando si sentiva attaccata, violente scenate di gelosia verso gli uomini che ha amato e che l’hanno quasi sempre lasciata sono il corollario di una vita che è sempre stata inquieta e complicata.
Nel 1935 sposa il regista Goffredo Alessandrini, da cui si separa nel 1940 a causa dei suoi ripetuti tradimenti. Nel 1942, da una relazione con il giovane attore Massimo Serato, nasce il figlio Luca. È ancora ufficialmente sposata con Alessandrini, e le leggi dell’epoca non consentivano al padre biologico di riconoscerne la paternità: per evitare che Luca risultasse senza un genitore all’anagrafe, onta che aveva vissuto in prima persona, convince Alessandrini con estrema determinazione, anche con metodi poco ortodossi, a dichiararsi padre. Il giovane Serato scompare presto dalla scena ma adesso Anna ha Luca, un figlio che coccola e ama senza confini. Ma la tragedia è dietro l’angolo e il bambino a due anni contrae la poliomielite. Lei è disperata e se la prende con un destino beffardo che sembra non volerla abbandonare. Neppure il successo attenua il suo dolore e per un certo periodo pensa addirittura di lasciare la recitazione. Ma arrivano altri successi e altri amori, questi ultimi tempestosi e passionali, che lei rende anche più complicati per la paura di essere tradita: succede anche con Roberto Rossellini che la lascerà per Ingrid Bergman.
La sua carriera, come dicevamo, comincia a teatro e solo successivamente, dopo molte pressioni avute da registi famosi, sceglie il cinema. Il grande successo arriva con Roma città aperta, diretta da Rossellini, dove girerà una delle più famose scene della storia del cinema, la corsa dietro il camion dei soldati tedeschi che stanno portando via il marito, fino all’apoteosi dell’Oscar (1956) quale migliore attrice protagonista per La rosa tatuata di Daniel Mann, prima donna assoluta non di madrelingua inglese a essere insignita del prestigioso premio. Attrice eccelsa, portava nei personaggi che recitava la sua personalità, il suo istinto di ribellione, il suo comportamento indisciplinato (non raggiungeva mai il set prima delle due del pomeriggio), la sua straripante esuberanza, il suo essere sempre esagerata e sopra le righe, sia a parole che a gesti. E forse è proprio questo il segreto del successo universale, un’avidità di vita che la portava ad avere paura di invecchiare, che le faceva vivere ogni istante pienamente, senza risparmio. Per sé come per gli altri. Gli attestati di stima non mancano nel libro di Carrano: Fellini firma l’introduzione al volume, e colleghi, colleghe, registi, sceneggiatori e giornalisti, nonostante abbiano avuto tutti (o quasi) rapporti personali, celebrano Anna Magnani come una delle maggiori attrici italiane. Probabilmente la migliore.