Narcotopia. Sono più di 500 pagine quelle che Adelphi nella collana “L’oceano delle storie” dedica al lavoro di Patrick Winn e alla sua ricerca sulla popolazione Wa, nel momento attuale la più potente nazione basata sul narcotraffico. Comprensiva di inserto iconografico in bianco e nero e di una ponderosa introduzione di Roberto Saviano il volume è l’unica narrazione esistente di tale realtà. A sottolinearne tale importanza lo è anche il fatto che sia la versione originale che quella tradotta in italiano sono del 2024 e c’è da pensare che anche la traduzione in altre lingue avverrà a breve.
L’autore divide il volume in quattro libri: proseguendo nella lettura, da estranei che guardano la realtà come turisti curiosi (molto curiosi), si passa a essere tessuto di quel modo di pensare, di quel popolo che si è costruito da solo. Fanno da guida al lettore le indicazioni poste a inizio volume: una piccola nota dell’autore, una sorta di presentazione dei personaggi nella quale ci vengono illustrate le nazioni e gli attori principali, nonché le mappe. Queste ultime sono essenziali per capire realmente il potere della nazione Wa e la sua costituzione fatta di guerre più o meno intestine e rapidi avvicendamenti al vertice. Apprezzabili anche le dettagliatissime note a fondo libro utili per ulteriori approfondimenti e che rendono l’idea della fatica di recupero dati ma anche l’immensa mole di informazioni e interconnessioni che il racconto ha dovuto tenere in considerazione. Lo stile è quasi cinematografico, fatto di descrizioni precise ma scarne e tratteggiate più dai particolari che dal quadro d’insieme, frasi asciutte e perfettamente calibrate per rendere bene l’idea che pur essendo una narrazione essa riguarda la vita di migliaia di persone, di esistenze esattamente riportate sulla pagina, nude e crude nei racconti degli indigeni e nei report di DEA e CIA.
Un libro di divulgazione senza dubbio, un libro che apre un faro su una realtà che crediamo lontana ma che come spiega Saviano nella prefazione si alimenta di archetipi e simboli comuni a tutti gli stati di potere basati sulla violenza e sull’illegalità, nei quali tutto funziona – all’apparenza talvolta anche meglio che nel sistema Stato regolarmente riconosciuto. Nello scorrere delle pagine accade anche che si ci ritrovi in uno straniamento poiché leggere Narcotopia ribalta nel lettore i parametri tra ciò che è giusto e ciò che è legale. Non si tratta banalmente del “fascino del male” o della capacità di creare simboli talmente universali, pur intrisi di sangue e violenza, da richiamare archetipi e schemi familiari agli occidentali, Si tratta di sapere narrare sbobinando e leggendo (studiando) fascicoli su fascicoli delle Forze dell’Ordine la storia di un popolo.
Da occidentali siamo abituati a considerare il traffico di droga come una delle tante attività malavitose, degradanti e portatrici di robusti affari oltre che di sballi sregolati, ma quello che in Occidente è “un di più”, per un luogo come la Birmania significa sopravvivenza. Winn narra come nella realtà dei fatti più che di Birmania si dovrebbe parlare della nazione (“narco-Stato”) Wa, i cui appartenenti originari qualcuno ricorderà riuniti in una tribù cannibale. Suggestione riportata dai vari viaggiatori che si imbattevano nei totem di teste, bottino di guerrieri vincitori. Questo non ha impedito che la popolazione si organizzasse, promulgasse leggi proprie, gestisse il territorio. Il tutto però grazie al commercio dell’oppio (per lo più metanfetamine ed eroina) con un giro globale di compravendita.
Nella prefazione/introduzione un Saviano ultra-attento e minuzioso riflette sul ruolo di America e Cia in varie situazioni in giro per il mondo: tentando di arginare un problema (la ribellione, la minaccia comunista, ecc.) queste Agenzie hanno armato e dato potere a uomini e attività di dubbia natura se non criminali. Ecco quindi che un popolo – le cui vicende raccontano di eroi che tentano un “risveglio” collettivo o al contrario di geniali farabutti come Wei Xuegang – diventa esempio di come relative siano tutte le realtà. Senza il commercio dell’oppio intere popolazioni sarebbero già estinte, interi villaggi, città e regioni completamente deserte e disabitate e quelle sopravvissute non avrebbero un governo, né leggi. Winn riesce anche nell’impresa di inserire nel suo racconto l’ironia che rivela la sconcertante comicità di alcune (surreali) situazioni alle quali CIA e DEA hanno preso parte.
Il libro quindi è un vero e proprio reportage, nudo crudo e plurale, che rimette in prospettiva e accende i riflettori non solo sulla situazione specifica (“narcotopia” col suo suffisso ci indica esattamente il luogo dei narcos), ma anche su come ogni questione in un sistema complesso come la società globale sia sostenuto in tutto e per tutto dalle dinamiche economiche e di interdipendenza. Anche quando questa interdipendenza porta morte a migliaia di persone. Perché altrettante possano essere indipendenti e un po’ più libere.