Paolo Scardanelli / La cognizione del mondo

Paolo Scardanelli, Belletti e il Lupo, Carbonio Editore, pp. 201, euro 17,50 stampa, euro 8,99 epub

Il nuovo romanzo di Paolo Scardanelli, in uscita per Carbonio Editore, segna il ritorno dell’autore alla serie noir del commissario Belletti, e mantiene tutte le promesse suggerite dai suoi precedenti lavori attraverso una minuziosa – e al contempo grandiosa – sfida alle convenzioni del genere, che si realizza nell’unione dell’immancabilmente acuta e profonda riflessione filosofica con l’intensità della suspense.

Ambientato nella Milano degli anni ’80, il romanzo segue le vicende del commissario Alvise Belletti, un uomo che incarna l’ideale dell’“uomo etico” kierkegaardiano, ossessionato dalla ricerca della verità e dalla giustizia, ma costretto a confrontarsi con il lato oscuro della città e della sua stessa anima; le indagini lo portano a scoprire non solo la verità dietro a due crimini misteriosi, ma anche le pieghe più nascoste della sua stessa moralità.

Al centro della trama ci sono due omicidi misteriosi: Andrea Costa, carpentiere con una doppia vita, e Loredana Talarico, una modella calabrese assassinata in circostanze inspiegabili. Belletti si trova a dover affrontare due mondi apparentemente separati, ma che si rivelano inestricabilmente legati dalle dinamiche di potere, bellezza e corruzione che dominano la Milano del periodo. La metropoli, descritta con tinte fosche e atmosfere metropolitane intrise di nebbia e cinismo, è il palcoscenico ideale per un’indagine che esplora la distanza tra ciò che appare e ciò che è veramente, facendosi il simbolo di un mondo che cerca di mascherare la propria decadenza dietro il fascino della modernità.

Scardanelli costruisce il conflitto tra Belletti, l’“uomo etico”, e il suo antagonista, il “Lupo”, rappresentante dell’“uomo estetico”, come un duello tra due visioni opposte della vita. Da un lato, Belletti è un uomo incrollabile nel suo senso del dovere, un paladino della giustizia che si oppone a un mondo dove l’apparenza e il potere sembrano trionfare su ogni valore. Dall’altro, il “Lupo” incarna la corruzione nascosta dietro la bellezza, un simbolo di una società in cui l’etica è sacrificata sull’altare dell’estetica e della convenienza.

Belletti, la cui lotta per la giustizia si trasforma presto in una battaglia contro la superficialità e l’ipocrisia del mondo che lo circonda, non è tuttavia solo un uomo dai principi granitici, ma è soprattutto una figura complessa, tormentata dalle sue contraddizioni e dalle sue ferite interiori. «Quando c’è un morto ammazzato, cerco sempre di mettermi dal punto di vista della vittima, per capire: perché io? Già, la prima questione è: perché lui?» Belletti entra nella psiche della vittima, cerca di comprendere le ragioni che spingono qualcuno a compiere un crimine, ma anche di riflettere sul senso della propria esistenza.

Ecco che ancora una volta Scardanelli travalica la semplice trama poliziesca, costruendo una narrazione che solleva domande esistenziali più ampie. Intrecciando Gadda e Kierkegaard, Nietzsche e tanta, tanta musica, l’autore costruisce un personaggio che è prima di tutto un uomo che affronta il dolore della solitudine e dell’isolamento, temi che d’altra parte si intrecciano profondamente con la sua indagine. Afferma Belletti: «Vede, la cognizione del dolore corrisponde alla cognizione del mondo; un grande scrittore ce l’ha insegnato e nulla ne farà recedere il senso». La sofferenza diventa allora una lente attraverso cui si può comprendere la realtà, e la verità tanto ricercata risulta inevitabilmente legata alla dolorosa consapevolezza di ciò che l’essere umano è realmente.