Joseph Incardona, Lonely Betty, tr. Lisa Ginzburg, NNE Editore, pp. 101, € 15,00 stampa, € 5,99 eBook
recensisce VALENTINA MARCOLI
Joseph Incardona, di madre svizzera e padre siciliano, ha da poco pubblicato un nuovo romanzo con NNE Editore con cui aveva già collaborato in passato per La metà del diavolo, un noir ambientato nel non-luogo che sono le autostrade. Per questa nuova storia, che più che un romanzo può considerarsi un racconto lungo distribuito nelle sue scarse cento pagine, Incardona ha deciso di omaggiare il Re, e cioè nientemeno che Stephen King, coinvolgendolo come personaggio.
La vicenda è ambientata a Durham, una piccola cittadina del Maine: siamo alla vigilia di Natale e la neve ricopre tutto. La vice sindaco Sarah Marcupanni è costretta ad occuparsi della cerimonia in onore dell’insegnante storica del posto, ricoverata in una casa di riposo. Betty Holmes si appresta a diventare centenaria e al culmine della festa, nel momento dello spegnimento delle candeline, oltre a dare di stomaco sulla torta, l’anziana signora dopo una pausa durata cinquant’anni, apre bocca e la frase che pronuncia lascia di stucco gli astanti.
Nella sua carriera d’insegnante vi è infatti un evento tragico che riguarda la sparizione dei tre fratelli Harrys, affidati alla sua custodia e mai ritrovati. Delle indagini si era occupato il tenente John Markham, ora in pensione, ed è proprio con lui che Betty chiede di parlare per avvisarlo di essere in possesso della chiave del caso e di sapere dove sono sepolti i ragazzi. L’informazione le giunge da un tema di un suo ex alunno, compagno di classe degli Harrys all’epoca dei fatti, e attualmente residente a Bangor.
L’informatore è Stephen King ,che secondo Betty è il tramite del diavolo; quest’ultimo lo informa di crimini efferati e brutali che vengono commessi nel circondario, attraverso lo shining di cui King è dotato, e da cui trarrà ispirazione per il romanzo omonimo e quelli successivi. L’epilogo è tiepido e un po’ deludente, con l’ex tenente che bussa alla porta dello scrittore che a questo punto narra in prima persona, raccontandogli dell’insegnante e delle sue teorie strampalate.
La storia sulla carta era abbastanza buona, lo svolgimento non le ha però reso merito, con troppi personaggi che aggrovigliano inutilmente il racconto, confondendo il lettore. Dialoghi suonano poco verosimili e volgari. L’omaggio al Re sembra troppo macchinoso e anche la parte della sparizione dei fratelli Harrys non viene per nulla approfondita. Arrivati al termine del libro si ha la sensazione che tutto sia stato creato ad hoc per infilarci il nome illustre, cosa che avrebbe avuto senso solo sviluppando il resto del racconto.