A quattro anni dalla pubblicazione dell’acclamato Città sola (il Saggiatore, 2018), Olivia Laing ritorna nelle librerie con un nuovo testo sempre al confine fra saggistica e memoir. Se nel precedente testo si prendeva come palcoscenico la città di New York per mostrare la dilagante solitudine della nostra società, in Everybody l’autrice cerca di coniugare il proprio interesse allo studio del corpo e delle sue funzionalità con il desiderio di svelare come la nostra società inscatoli i corpi all’interno di determinati costrutti sociali. Per sviluppare questo nuovo lavoro Laing si affida alla figura e agli studi di Wilhelm Reich (1897-1957), lo psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense. Reich aveva iniziato i suoi studi seguendo giurisprudenza per poi passare a medicina, facoltà che gli consentirà di frequentare corsi di sessuologia, ma che permetterà soprattutto l’incontro più importante della sua vita: quello con Sigmund Freud, che divenne per lui un maestro, cambiandogli totalmente le prospettive di vita.
Reich studia e pratica la psicoanalisi in anni durissimi, nei quali assiste al crollo della Repubblica di Weimar e all’avvento del nazifascismo, e in cui metterà in crisi il modello proposto dal maestro per inoltrarsi in studi più personali e alternativi. Lo studioso riesce a comprendere quanto la sessualità sia repressa dal potere autoritario e, distaccandosi dalla posizione di Freud che vedeva la società caratterizzata da una nevrosi implacabile, proveniente dalla contrapposizione fra istinto di conservazione e istinto sessuale. Reich invece sosteneva che fosse impossibile una vita serena all’interno della società nel momento in cui la libido veniva repressa da istituzioni costrittive.
Laing affronta gli studi di Reich in modo programmatico riuscendo sia a indagare come la società controlli libertà individuale e libera espressione, sia stigmatizzando come alcuni si accorgano di questo e utilizzino l’intero loro corpo per far sì che l’autorità ceda. Lo spunto proviene dalle sue esperienze personali, mostrando come gli studi in ambito erboristico e i conseguenti anni di lavoro, siano stati fondamentali per la comprensione del corpo, offrendo dinamismo alla materia e permettendo di vedere quanto le istituzioni (mediche e non) concepiscano il corpo umano come funzionale a uno scopo. Altro evento fondamentale per l’elaborazione della libertà risulta l’esser stat* cresciut* in una famiglia queer, che da sempre si è battuta in modo attivo per i propri diritti, in un percorso di comprensione della non totale appartenenza a uno dei due generi di una concezione binaria della sessualità.
Laing si accorge di quanto gli studi di Reich siano un fil rouge che attraversa le battaglie: di varie minoranze politiche, di genere ed etniche, “tutte erano accomunate dal desiderio di trasformare il corpo, da oggetto di vergogna e stigma, in una fonte di forza e solidarietà capace di esigere e attuare un cambiamento”. Parafrasando il pensiero di Deleuze e Spinoza, nel momento in cui un individuo riesce a comprendere ciò che desidera e attua un percorso di perfezionamento, la sua potenza e le sue capacità saranno espresse al massimo, acquisendo così indirettamente anche libertà. Laing esprime tutto questo nei suoi capitoli trattando due figure per volta e facendo notare come entrambe si volessero avvicinare a una propria condizione di libertà seppur in modalità diverse: è questo il caso di due scrittrici e studiose, Kathy Acker e Susan Sontag, o delle risposte alla violenza domestica di Angela Carter e Andrea Dworkin, o infine in situazioni carcerarie come quelle di Malcom X e Edith Jacobson.
Tra le altre figure che fanno capolino in Everybody, vi sono pagine dedicate all’ultima creazione sia materiale, sia teorica di Reich: l’orgone, una forma di energia che permea lo spazio, bloccata dall’imposizione sociale ma anche da alcune malattie. Questa energia, secondo Reich, potrebbe essere condensata in uno speciale marchingegno, l’“accumulatore orgonico”, un dispositivo che sarebbe in grado di liberare ogni corpo da qualsiasi male che lo affligge, sia di natura organica, sia spirituale. A seguito dell’elaborazione di teorie da molti considerate pseudoscientifiche, Reich venne condannato a due anni di reclusione (prima in Connecticut e successivamente in Pennsylvania), ma la sua influenza culturale non fu irrilevante: per esempio, lo scrittore William S. Burroughs ne fu fortemente influenzato, al punto di costruire un personale accumulatore orgonico oltre a inserire l’orgone nei suoi testi. Un anno prima di morire, il musicista Kurt Cobain riuscì poi a realizzare due sogni: incontrare lo scrittore e entrare in un dispositivo orgonico.
Ciò che rimane alla fine del libro è un senso di incredibilità: per quanto parallele e diverse siano le vite narrate da Laing, sono tutte accomunate dal denominatore di uno slancio verso la libertà, dimostrando così quanto il desiderio sia pervasivo per chi costruisce su di esso la propria esistenza.