Olga Campofreda / La vita delle ragazze ai piani alti

Olga Campofreda, Ragazze perbene, NNE, pp. 224, euro 18,00 stampa, euro 9,99 epub

L’editore NNE prosegue Le fuggitive – collana inaugurata nel 2021 e dedicata a storie dalle tematiche forti di protagoniste femminili che non rispettano i canoni della società – pubblicando l’opera prima di un’autrice italiana. Il testo ad aver inaugurato la collana è stato Atti di sottomissione di Megan Nolan, seguito da Il corpo ricorda. Un memoir di Lacy M. Johnson. Ragazze perbene di Olga Campofreda è stato recentemente candidato al premio Strega da Gaia Manzini, che così definisce il libro: “Con una lingua agile e una voce originale, […] mette in scena un ritorno nella città natia che ha l’intonazione della farsa e dell’impostura: non c’è niente della sua protagonista che corrisponda in alcun modo al femminile che ritrova a Caserta – quel femminile censurato nel profondo”. Residente a Londra e ricercatrice in Italian and cultural studies, Campofreda in ambito editoriale ha pubblicato un saggio su Pier Vittorio Tondelli, Dalla generazione all’individuo (Mimesis 2020) ed è coautrice di un podcast diretto da Effequ.

Clara è una ragazza di periferia trasferitasi a Londra, la sua  città d’origine è Caserta, ma se ne vergogna e quando le vengono richieste notizie sulla provenienza la risposta immancabilmente è: Napoli. Si trova costretta a rimpatriare perché a breve si sposerà Rossella, sua cugina. Le due sono nate esattamente a un mese di distanza, sono cresciute in simbiosi, cosa che le ha portate a considerarsi come sorelle per un lungo tempo. Questo rapporto viene interrotto quando entrano al liceo: l’ambiente sembra imporre etichette che inscatolano a vita i ruoli delle persone: o sei dentro o sei fuori. E mentre Rossella è felice di abbracciare quella che sarà la sua esistenza da ragazza perbene, Clara invece rifugge quell’ideale femminile indossando tshirt enormi di band metal semisconosciute e jeans che nascondono le sue forme. L’uomo che la cugina sta per sposare è Luigi: i due, conosciutisi al liceo, stanno insieme da più di dieci anni, fatto che ricalca ancora di più l’immagine di una donna salda nei valori tradizionali; invece Clara non riesce ad avere una relazione stabile e viene tartassata dai suoi familiari per sapere quando “deciderà di sistemarsi”.

Nel momento in cui Clara, il giorno dell’addio al nubilato della cugina, incontra le sue ex compagne di scuola, la distanza fra lei e loro sembra incolmabile: “Guardo Rossella che sorride e annuisce ed è una piccola madonna che non sa bene come andrà a finire. Nei pomeriggi distese sul pavimento con la televisione accesa, erano quelle donne che avevano scelto di essere? Una linea retta, dal cortile della scuola cattolica alla chiesa, le brave ragazze, le ragazze perbene che hanno sempre detto di sì”.

La narrazione si divide in un presente di Clara caotico, caratterizzato da incontri fugaci su Tinder, incertezze universitarie, legami di famiglia poco sinceri e segreti inconfessabili provenienti da un passato che continua a tormentare la protagonista. Ogni luogo che Clara ripercorre nella sua città natale le riporta in mente un ricordo che non si sposa mai con le persone che la circondano; queste al contrario appaiono grottesche e infelici, in un ruolo che non gli appartiene davvero, ma è imposto dagli usi e dai costumi. È importante notare come l’autrice attribuisca grande importanza agli abiti, come se solo indossandoli si potesse ricoprire un determinato ruolo. Questo aspetto risulta particolarmente marcato nel personaggio di Rossella, costretta dalla madre a intraprendere all’età di tredici anni una carriera come indossatrice di abiti da sposa. Se da una parte ciò eleva il suo status e la fa diventare un modello di ispirazione per le sue coetanee, dall’altra parte la costringe a una vita molto solitaria, in cui si abbandonano le proprie passioni per inseguire un ruolo predefinito e stringente.

Nelle pagine di Ragazze perbene risuonano i motivi dei primi anni duemila: Britney Spears è ancora una stella indiscussa e compaiono le prime chat su cui scambiarsi musica e le versioni dal greco. Considerando il panorama italiano, Campofreda sembra seguire l’onda di scrittrici come Marta Zura-Puntaroni, edita da minimum fax con Grande era onirica (2017) e Noi non abbiamo colpa (2020), e di Giulia Caminito, vincitrice del premio Campiello 2022. Tutte e tre ad ampie riprese scavano nel proprio vissuto personale, avvicinandosi al genere dell’autofiction. Ma anche se l’autrice riesce a trasportare il lettore in un contesto provinciale ben esponendo le sue dinamiche, sembra comunque adagiarsi su uno stile confezionato senza aggiungere molto nella sua esecuzione.

Leggi anche:  Megan Nolan / Le ferite dell’anima e altre ferite