Las Vegas è una casa editrice torinese di cui abbiamo già parlato in precedenza su Pulp, che punta a costruire un catalogo di competenti nuove voci nel panorama italiano facendo dello scouting, cosa che molte altre concorrenti di maggiore fama non si arrischiano per evidenti controindicazioni economiche e dispendi energetici.
Ciò che traspare dalla lettura de La vita sociale delle sagome di cartone è l’immensa e diversificata cultura dell’autore che si srotola nel mondo musicale tra autori noti e meno conosciuti.
La struttura è bizzarra, una lettura fresca, nuova, insolita. Il personaggio chiave, il famoso scrittore ed editore Paul Pavese è scomparso all’apertura del Salone del Libro di Torino gettando nel panico l’intero staff di Fabula Nuova, ivi compresa la marketing manager Samantha, che si butta a capofitto in una caccia all’uomo seguendo gli indizi che Pavese ha seminato (se li ha seminati) lungo il percorso.
Tra file secretati da password e viaggi nei paesini dell’infanzia piemontese, la donna si troverà faccia a faccia con i primi lavori di un Pavese ancora acerbo, vivendo una sorta di backup storico dell’editore. Ed ecco il tocco di classe, il plus. I racconti che legge Samantha li leggiamo anche noi lettori, e questo valore aggiunto rende più accattivante il romanzo, incuriosisce e crea delle intercapedini nell’architettura narrativa.
Le misure di sostegno al comparto librario applicate dal ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo arrivano in contemporanea alla scomparsa di Pavese, e prevedono un bonus per l’acquisto mensile da parte dei cittadini di un quantitativo di libri cartacei. Questa proposta approvata dal Consiglio dei Ministri allo scopo di contrastare il dilagante problema dell’analfabetismo funzionale, sebbene lo scopo possa sembrare di primo acchito nobile, in realtà ha le sue pecche. Le modalità di ottenimento del bonus sconcertano alquanto i presenti in sala. La cosiddetta “quota duecento” riferita alle duecento pagine esatte che avrebbero costituito le edizioni nella versione essenziale, descrive infatti come punti di distribuzione dei libri anche le farmacie, che già in quei giorni stavano approntando gli appositi scaffali.
Ma il ruolo del libraio può essere ricoperto da chiunque? Oltre alla descrizione di ciò che accade per sommi capi nei retroscena dell’editoria, e tralasciando l’enorme sforzo e il duro lavoro che compiono nei propri settori tutti gli elementi della catena che porta al risultato finale dell’oggetto libro, sorge una piccola polemica spontanea. Il codice ISBN di ogni libro lo rende indiscutibilmente un oggetto commerciabile, ma abbiamo visto in questi giorni di quarantena forzata quanto non sia un bene di prima necessità. Nel romanzo viene sottolineato come un lettore forte non possa rinunciare al libro cartaceo in primis, ma anche alla varietà di titoli tra cui poter scegliere. Copertine, autori, generi differenti, ma soprattutto il valore di un consiglio fatto di persona con cuore e passione valgono mille Amazon. Chi invece un libro non l’ha mai aperto non inizierà certamente ora né tantomeno in una libreria.
Tornando alla trama del libro di Gatti, nonostante si giunga a un finale inaspettato dal risvolto tragicomico, l’unico punto debole nella storia è un fattore di voci. I personaggi parlano tutti pressoché nella stessa maniera dando così la sensazione che a condurre la conversazione sia una persona di un’età e un sesso ben precisi sì, ma sempre uguali. L’ironia e la battuta pronta di Samantha non si discostano dal carattere irascibile dell’anziano Alcibiade (nome desueto ma trés chic) della biblioteca o da Marinella, la proprietaria del B&B L’Approdo.
Puntualizzato questo non si può certo evitare di ritenere questo romanzo come un’ottima opportunità per conoscere un autore che merita attenzione, che dimostra di avere talento e che ha saputo trattare con intelligenza un tema ostico e delicato come quello della sovrapproduzione libraria in territorio nazionale.